Gli avvelenatori di Tirana di Vincenzo Tessandori

Gli avvelenatori di Tirana Gli avvelenatori di Tirana / rapinatori usano dolci al sonnifero TIRANA DAL NOSTRO INVIATO «Mik», gli hanno detto, «mik, amico», e Ardit si è voltato perché erano anni che non si sentiva chiamare «amico». Ardit è un tipo diffidente, un campagnolo che non dà confidenza, ma quello sorrideva e in mano reggeva un vassoio di rame con i dolci. E poi, lì a un passo dal bazar degli animali, in Reshit Petrela, appena oltre la stazione ferroviaria, rischi non potevano essercene. «Mik», insisteva quello. E sorrideva, rassicurante. «Mik, prendi la sfogliatella: è buona, è gratis. Te la dò perché è l'ultima». E allora Ardit l'ha presa ed ha ringraziato. Il dolce era caldo e lui lo ha azzannato. Ma ha avvertito un sapore disgustoso. Incerto, ha dato un secondo morso, perché magari quello era l'unico punto mal cotto, o chissà che cosa: d'altra parte, non capita poi spesso di trovare uno che ti faccia un regalo. Ma anche il secondo boccone era amaro, amarissimo. E Ardit l'ha sputato e gettato per terra la sfogliatella, perché cestini non ce ne sono e se pure ci fossero, lui non saprebbe a che cosa devono servire. Ha fatto qualche passo, un po' imprecando, poi è crollato a terra. Lo hanno portato in ospedale, al reparto di neurologia del Centro Universitario. Ne hanno portati altri 13 con sintomi di intossicazione e tre sono in coma vegetativo, avverte il dottor Petrit Vargu, di turno quando è iniziata la processione. Nelle sfogliatelle sospettano che abbiano impastato del sonnifero ad azione rapida, ma all'ospedale mancano reagenti ed antidoti. 114 avvelenamenti farebbero parte, come dicono nelle questure di mezzo mondo, di «un unico disegno criminoso». In altre parole, se qualcuno vede che al bazar, o altrove, hai concluso un affare proficuo, ti segnala al complice pasticciere che ti abborda, sorriso sulle labbra. Poi, quando poco dopo crolli, c'è pronta una mano leggera che ti libera del fastidio del portafoglio. E se uno rimane mezzo avvelenato o scivola nel coma, pazienza: come dappertutto nel mondo, anche qui a Tirana gli affari sono affari, pure i più sporchi. Forse è per questo che nessuno si preoccupa dei dieci uomini e quattro donne finiti all'ospedale dove vengono curati con soluzioni fisiologiche e vitamine. Di più non è possibile fare, in fin dei conti, un mese fa, quando arrivarono in 18, e tre erano in condizioni decisamente serie, fu quella la cura collettiva. «Ed è andato tutto bene», ricorda il dottor Vargu. Ma il medico ha un'idea sua, molto particolare, sul perché degli avvelenamenti, e sulla ragione per la quale non tutti si sono ritrovati senza portafogli. E allora, siccome questo è il Paese dei sospetti, lui pensa ad un piano sofisticato per destabilizzare una situazione che di tutto ha bisogno tranne che di essere destabilizzata. «Hanno fatto saltare la Croma del vicecapo della polizia, Arben Ujka, all'alba dell'altro giorno, e credo che non volessero uccidere nessuno». Insomma, sarebbero tutti messaggi scritti in un codice ermetico per qualsiasi povero europeo dell'Occidente. E chissà se è stato un messaggio pure la richiesta di decapitazione di Agim Shehu, del partito democratico, vice primo ministro e capo della polizia. La proposta della ghigliottina politica era stata avanzata dal premier Bashkim Fino, socialista, e respinta dal presidente Sali Berisha. C'è stato un rischio serio di crisi, per questa scaramuccia, e non è ancora finita perché Fino ha fatto saperr "he verrà seguita «una procedui a specifica per ottenere dalla presidenza della Repubblica l'allontanamento». Vincenzo Tessandori Quattordici derubati in coma, la dose era troppo forte Ma c'è chi sospetta una strategia per scatenare la paura

Persone citate: Agim Shehu, Arben Ujka, Bashkim Fino, Incerto, Petrit Vargu, Sali Berisha

Luoghi citati: Tirana