LA POLITICA CONTA PIÙ' DEI NUMERI di Alfredo Recanatesi
LA POLITICA CONTA PIÙ' DEI NUMERI PRIMA PAGINA LA POLITICA CONTA PIÙ' DEI NUMERI la questione è dunque eminentemente politica: politica nel senso che l'Italia nella moneta unica è un coinquilino sgradito a molti futuri condomini; politica, inoltre, nel senso che la stessa Italia ha fatto loro il piacere di svilire i pur rilevantissimi risultati che ha raggiunto; politica, infine, perché destinata ad avere ripercussioni interne non irrilevanti. Che l'Italia susciti diffidenza qua e là per il mondo, e più in particolare nei Paesi europei che le sono più vicini, è cosa ben nota. Suscita diffidenza per un passato di disordine finanziario e di indeterminazione politica che le pur recenti virtù non sono ancora valse a far dimenticare. In parte questa situazione si spiega col fatto che scrollarsi di dosso una non buona reputazione richiede un tempo ben maggiore dei quattro o cinque anni trascorsi da quando la testa è stata rimessa a posto. Ma in parte si spiega anche con le continue tensioni polemiche che travagliano la vita interna del Paese. Dovunque vi sono interessi in conflitto e, quindi, contrasti sulle politiche seguite e da seguire. Ma da noi questi contrasti assumono pressoché quotidianamente forme pubblicistiche grossolane ed eclatanti che trasformano ogni confronto in rissa travolgendo tutto, anche quei valori e quegli obiettivi che pure tutti affermano di condividere. La partecipazione alla moneta unica è uno di questi; un conto è una critica pacata e ragionata sulla congruità delle politiche realizzate per raggiungere l'obiettivo; ben altro conto è sostenere - per altro contro l'evidenza di molti fatti - che tutto quanto è stato fatto è finto, contingente, comunque sbagliato. Anche il governo, però, non è esente da responsabilità. Né in casa, né fuori ha mai dato una logica alla sua azione spiegando che l'aggiustamento strutturale della finanza pubblica verrà dall'abbattimento della spesa per interessi, che a questo abbattimento sarà affidata la sostenibilità di un disavanzo non speriore al 3% del Pil, che conseguentemente, a meno di non perseguire un doppio aggiustamento strutturale che rinvierebbe a chissà quando una ripresa della crescita economica, si trattava per due anni o tre di realizzare un aggiustamento-ponte, esattamente com'è stato per quel che riguarda manovre di cassa, una tantum, imposta rimborsabile. La spesa per interessi ha natura, economica e finanziaria, affatto diversa da tutte le altre spese, ma questa differenza il governo non ha mai fatto valere né sul piano tattico - il bilancio primario italiano è il più solido d'Europa - né su quello strategico - il disavanzo è prodotto più da condizioni del mercato, modificabili proprio con la partecipazione alla moneta unica, che non dalle politiche di bilancio seguite negli ultimi anni o che possono esserlo nei prossimi. Infine Bertinotti, perché questo è il nome degli effetti politici che il documento della Commissione determinerà all'interno. Quali che siano le loro intime motivazioni, infatti, i giudizi espressi sull'Italia, e le incertezze che questi continueranno ad alimentare, spingono decisamente verso soluzioni che possano affrancare il governo dall'apporto determinante di Rifondazione comunista. Con un unico e scontato obiettivo: la riforma previdenziale da realizzare dal prossimo anno, ma da definire quanto prima. Alfredo Recanatesi
Persone citate: Bertinotti
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