Di Pietro: «Borrelli ha esagerato»

Pi Pietro: «Borrelli ha esagerato» Ha tenuto una lezione a Torino e ha debuttato in procura nel nuovo ruolo di avvocato. Poi è andato a tifare per la Juventus Pi Pietro: «Borrelli ha esagerato» L'expm esterna: Mani pulite? E'finita dopo di me L'EX MINISTRO IH TRASFERTA TORINO ORRELLI ha esagerato, ma anche la reazione alle sue dichiarazioni è stata spropositata», f, Antonio Di Pietro riappare ai cronisti a Torino. Non vuol parlare, ma finisce per dirne tante, di cose. Altre gliene attribuiscono. Riferiscono alcuni politici, dopo la colazione con lui, che l'ex magistrato avrebbe detto loro: «Mani pulite è finita nel 1994». L'anno in cui Di Pietro lasciò la toga. Dopo mesi di silenzio, qualche battuta con i politici venuti a rendergli omaggio e una lunga conferenza sulla lotta alla criminalità economica consegnano alle cronache un anticipo delle memorie che l'uomo simbolo di Mani pulite sta scrivendo fra Curno e Montenero di Bisaccia. «Mi sono molto arrabbiato per aver dovuto smettere di fare il ministro. E' stata un'ingiustizia». Si ricorda come un «ministro strong». «Per la burocrazia ci voleva una cura da cavallo». E al presidente della giunta regionale, Ghigo che lo elogia («Dopo di te, non si è fatto più niente»), risponde: «La verità è che questo governo non ha soldi». Più tardi, nel corso della sua lezione al Centro europeo preparazione universitaria, di fronte a un pubblico in gran parte femminile, torna sulle sue recriminazioni: «Quando ricevetti il primo avviso di garanzia da Brescia, mia sorella mi disse: "Te lo sei voluto per avere fatto il tuo dovere"». La politica? «Chi ci pensa», scherza. E all'assessore regionale Giampiero Leo che insiste («Tornerà ad occuparsene?») Superdipietro regala un semiincoraggiante «Forse sì, forse no». Ma avverte chi parla in suo nome: «Di alcuni, come Mirko Tremaglia, sono amico, ma non sono sempre d'accordo con loro». Chiude l'argomento con uno scoppiettante «per ora sono un nullafacente». C'è tutto il Di Pietro travolgente in questa sua giornata torinese: una visita in procura per debuttare nel nuovo ruolo di avvocato (cerca e non trova la stanza di un magistrato per informarsi di una querela presentata da lui); la serata allo stadio, a tifare Juventus, un po' appartato nella zona vip. «E' un simpatizzante, non un vero appassionato», si preoccupa di spiegare il fido Giampaolo Fortieri. Ma, nel primo pomerig- gio, al quartier generale bianconero di piazza Crimea c'è lo stato maggiore del club a ricevere Di Pietro. E lui si cala nel ruolo del fan: «Sono venuto a portare fortuna alla Juve». Sorrisoni, gran cordialità. Un anticipo del bagno di popolarità che lo attende al Delle Alpi, quando si affaccia in tribuna vip. Nei saloni del Cepu, che ospitarono gli antichi splendori del Torino Calcio, aveva messo in chiaro il suo pensiero. Anche sulla giustizia. «L'unico mezzo per restituire trasparenza al sistema economico, piaccia o non piaccia, è l'azione legale». Un passo indietro: «La mia analisi è quella di un capitalismo senza democrazia». Uno avanti: «Non si può pensare di abbassare la guardia rispetto ai reati come il falso in bilancio. Almeno sino a quando non si sarà affrontato sul piano internazionale il problema dei paradisi fiscali. Oggi la comunità internazionale si adagia su questa soluzione: legislazione trasparente per ogni Paese dal sistema economico e politico avanzato, ma fuori dai confini, sparsi nel mondo, una decina di staterelli in cui si può fare di tutto e che io vedo come valvola di sfogo per la mancan¬ za di trasparenza sostanziale dell'economia». Extra: «Avevo trovato gran collaborazione in un collega svizzero e in uno lussemburghese. Ci scambiavamo rogatorie e informazioni importanti. Guarda caso, nello stesso periodo, siamo stati incriminati tutti. E ora facciamo tutti i professori». Postilla: «L'Italia è diventata sinonimo di Tangentopoli solo perché Mani pulite ha fatto emergere la corruzione che altrove c'è, ma non appare». Ma, fra l'una e l'altra affermazione, Di Pietro risistema la proposta di Cernobbio: «L'imprenditore che, a monte della corruzione politica, si è preoccupato di creare fondi neri mi ricorda il violentato che è andato a cercarsi lo stupratore. Quell'imprenditore deve dimo- strare che era obbligato a pagare. Io dico: si deve andare a vedere azienda per azienda. Nelle mie inchieste mi sono imbattuto in una che aveva rapporti quasi di monopolio con un settore della pubblica amministrazione, ed era una società con appena dodici dipendenti, di cui uno solo specializzato: un geometra». Ci si aspetta il proverbiale «che ci azzecco», ma arriva la considerazione più seria, da politico che sta dietro l'angolo: «Bisogna prendere atto che si era creato un meccanismo automatico, per cui nel '92 coniai la definizione di dazione ambientale. Va trovata una soluzione normativa». Il Di Pietro che tende la mano è anche quello che va giù duro subito dopo: «Non mi si venga a dire che che l'azienda ha il diritto di ottimizzare le risorse. D'accordo, anzi aggiungo: l'azienda ha il dovere. Altro, però, è frodare la collettività, a danno di quei fessi che rispettano le regole». Messaggio più che comprensibile: «Nessuno mi tiri per la giacca. Io vado avanti per la mia strada». Tanto per cambiare, stigmatizza alcuni politici: «Hanno riferito solo la prima parte della mia frase su Borrelli. Quando parliamo di Mani pulite non facciamolo solo per criticare il pool, ma anche per lodarlo». La frecciata più dura è per i «dipietrini». Quelli che lo imitano. «Ma senza lavorare giorno e notte. Il problema della magistratura non è la politicizzazione, ma la professionalità». Alla fine, di un solo argomento Di Pietro non ha voluto parlare: il suicidio dell'imprenditore che non voleva più pagare tangenti. Il silenzio dell'«esternatore per una giornata» è stato consegnato a un telegramma di cordoglio alla famiglia. Alberto Gaino «Devo dire che anche le reazioni alle parole del procuratore capo sono state spropositate Lasciare il ministero é stata un'ingiustizia Me la sono presa molto» A sinistra, un momento della lezione tenuta al Cepu di Torino dall'ex ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro A destra, nella foto, il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli

Luoghi citati: Brescia, Cernobbio, Curno, Italia, Montenero Di Bisaccia, Torino