Europa, giudizio sospeso

Europa, giudizio sospeso Grecia già fuori corsa, promossi tutti gli altri 13 Paesi Europa, giudizio sospeso Bruxelles: sfonduto il tetto del 3% BRUXELLES DALLA REDAZIONE Dopo una settimana di battaglia negoziale, e grazie agli sforzi di Emma Bonino e Mario Monti, la porta dell'Euro non è stata chiusa in faccia all'Italia. La Commissione europea ha approvato le sue «previsioni economiche», affermando che 13 Paesi rispetteranno il criterio chiave dell'Unione monetaria: il tetto di deficit al 3%. Mentre la Grecia è fuori corsa, l'Italia ce la potrà fare solo «se le misure (di bilancio) già prese avranno piena efficacia e se le necessarie misure aggiuntive verranno introdotte». I testi sono stati modificati per eliminare le più stridenti discriminazioni nei nostri confronti. Ma l'amaro in bocca resta: all'Italia viene assegnata una previsione di deficit del 3,2% nel '97 e, ciò che è peggio, del 3,9% nel 1998. Con Francia e Germania invece la Commissione ha mostrato soiprendente indulgenza, dando per scontato che riusciranno a rispettare il 3%, cosa che viene negata dal Fondo monetario internazionale e dai più autorevoli istituti scientifici degli stessi Paesi interessati. La giornata è stata difficile. La Commissione si è riunita alle nove e secondo Yves-Thibault de Silguy, responsabile di economia e finanze, avrebbe dovuto approvare tutto entro le 10,30. La discussione si è invece protratta fino a mezzogiorno, e de Silguy ha chiesto al direttore dei servizi economici, Giovanni Ravasio, di illustrare le cifre riguardanti Italia, Francia e Germania. La Bonino ha chiesto che non venissero pubblicate perché non credibili. Non se ne è fatto nulla perché, come ha detto de Sil¬ guy, le cifre sono elaborate dai servizi tecnici, e «la Commissione ne prende semplicemente atto». Così la Bonino le ha definite «sorprendenti», soprattutto se confrontate «con altre autorevoli previsioni economiche di questi giorni, riguardanti altri Stati membri, che non fanno mistero di difficoltà analoghe a quelle italiane». Monti ha svolto un ruolo più discreto e, lo ha detto de Silguy, «intelligente, positivo e utile per l'Italia». Il risultato è che nei testi c'è ora un riconoscimento dei grandi progressi italiani, e che alla tabella del deficit è stata aggiunta una nota, secondo cui il nostro Paese potrà raggiungere il 3%, purché sostituisca le una tantum con riforme strutturali. Resta il fatto che il deficit «potrebbe aumentare di nuovo nel '98», che «una riduzione supplementare dovrà essere prevista nel bilancio '98», e che le una tantum di manovra e manovrina «dovranno essere sostituite da misure strutturali». Infine l'Italia viene invitata «a presentare il più presto possibile» un nuovo piano di convergenza. Facendosi scudo di Ravasio, che lo ha difeso fieramente, de Silguy ha avuto difficoltà a spiegare ai giornalisti non tanto l'intransigenza verso l'Italia, quanto i regali a Francia e Germania. Dopo aver sottolineato che la ripresa è in atto (non per l'Italia, la cui crescita sarà nel '97 dell'1,2%), de Silguy ha detto che la disoccupazione resterà «ad un livello troppo elevato» (10,7% nel '97) ed ha auspicato una «differenziazione salariale, in linea con le differenze di produttività a livello regionale». Fatti i conti, tutti tranne la Grecia dovrebbero rispettare i criteri di Maastricht relativi a tassi d'interesse ed inflazione (ai minimi storici). I dolori sono arrivati con le domande. Perché per l'Italia viene previsto 3,2% di deficit nel '97 e 3,9% nel '98? Ravasio si è detto scettico su alcune misure della manovrina, come l'anticipo dei diritti di successione e il condono per i contributi di sicurezza sociale. Inoltre, gli effetti di eurotassa, riclassificazione del debito e, in parte, anticipo sulle liquidazioni, si esauriranno col '97. Discriminazioni? «Tutti sono stati trattati su base di assoluta imparzialità», ha detto de Silguy. Ha subito pressioni da Roma? «I governi possono gemere, supplicare, inginocchiarsi, mettersi a testa in giù, implorare, ma i commissari hanno il dovere di preservare la credibilità dell'istituzione». De Silguy ha però ammesso di avere «accettato di modificare i testi per tener conto delle sensibilità italiane», ed ha riconosciuto che la riduzione del nostro deficit, dal 6,8 al 3,2% in un anno, rappresenta «un primato in Europa». Quali altre sensibilità ha dovuto soddisfare? Già, perché le previsioni su Francia e Germania non hanno alcuna credibilità, e l'impressione è che stavolta la Commissione abbia abdicato al suo ruolo di «guardiana dei Trattati». Un'ultima cosa. Ormai è chiaro che l'Italia deve combattere da sola per aprirsi la strada verso l'Euro. La Germania ci è ostile, Francia, Spagna e Commissione non ci aiuteranno. La lira per ora regge, ma come ha detto Piero Fassino (pds), «Bertinotti va messo di fronte alle sue responsabilità». Lo Stato sociale va riformato, e subito. Altrimenti salterà «la priorità delle priorità» del governo: l'ingresso nell'Unione monetaria. [r. b.] '-'*'** ★ * * ; * * -¥-

Persone citate: Bertinotti, Bonino, Emma Bonino, Giovanni Ravasio, Mario Monti, Piero Fassino, Ravasio, Thibault