Clinton non spara ai pellegrini di Andrea Di Robilant

Clinton non spara ai pellegrini Elicotteri sfidano il divieto Onu con a bordo i fedeli di ritorno dalla Mecca Clinton non spara ai pellegrini Baghdad viola senza danno la «no-fly-zone» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Appoggiamo la libertà di culto in tutto il mondo, e certamente nel mondo islamico, ma non vogliamo che la fede religiosa venga sfruttata per tentare di evitare le sanzioni internazionali che sono state imposte». Ai giornalisti che gli chiedevano come intendesse reagire all'ultima violazione della no-flyzone da parte di Saddam Hussein, il presidente Clinton ha dato la sensazione di volersi muovere con estrema prudenza. Anche perché si rende conto che diventa ogni giorno più difficile mantenere un fronte compatto con gli alleati (Francia e Gran Bretagna, che assiema agli Stati Uniti assicurano l'embargo aereo) e con gli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Orni. Al dipartimento di Stato il portavoce Nicholas Burns ha usato toni più sprezzanti del Presidente nei confronti di Baghdad: «Che l'Iraq si vergogni di usare pellegrini innocen¬ ti come pedine!». Ma la sostanza non cambia: per ora, e nonostante le vibrate messe in guardia dei giorni scorsi, la risposta all'ultima provocazione di Saddam rimane incerta. Ieri, quando a Washington non era ancora l'alba, gli elicotteri iracheni sono andati a prelevare un migliaio di pellegrini anziani e malati che tornavano dalla Mecca alla frontiera saudita, violando l'embargo aereo imposto all'Iraq nel 1991 dalle Nazioni Unite. Gli elicotteri hanno poi fatto rotta su varie città irachene senza incidenti. «Non agiremo certo contro i peUegrini», ha spiegato Burns più tardi. E' stato l'ultimo episodio di una crisi innescata due settimane fa da Saddam Hussein con la sua decisione di trasportare in aereo 104 pellegrini iracheni alla Mecca per lo Haj, una delle più importanti ricorrenze musulmane. L'amministrazione Clinton protestò ma non fece rappresaglie. Poi, lunedì, l'agenzia di stampa irachena Ina annunciò che una squadra di elicotteri sarebbe andata a prelevare i pellegrini che tornavano, alla frontiera saudita. Washington rispose esortando Saddam Hussein a non farlo. D portavoce McCurry aggiunse che ci sarebbe stata una risposta «opportuna, anche se è chiaro che non abbatteremo elicotteri pieni di peUegrini». E nel tentativo di disinnescare la miccia sul nascere, il segretario alla Difesa William Cohen aggiunse che forse si poteva trovare il modo di esentare dall'embargo i voli per i peUegrini purché l'Iraq lo chiedesse specificamente aUe Nazioni Unite. Martedì il quotidiano ufficiale di Baghdad, Babel, ha fatto sapere che l'operazione-peUegrini sarebbe andata avanti nonostante le ammonizioni di Washington, e senza la richiesta di permessi speciali: «Dare il benvenuto a questi poveri peUegrini malati e portarli daUa frontiera saudita aUe rispettive province per via aerea, tutto questo è un nostro diritto naturale. Né gU Stati Uniti né alcun altro Paese può contestarlo». E in un articolo apparso ieri suUa prima pagina di Babel U governo iracheno ha invitato gh Stati Uniti «a confessare» che la strategia di contenimento deU'Iraq non ha funziona¬ to: «L'America ha ormai perso la partita, e la prova è che non ha condannato l'Iraq dopo il volo aereo alla Mecca di due settimane fa». L'incertezza deU'amministrazione suUa giusta risposta da dare a Saddam Hussein, dicono fonti diplomatiche, riflette anche U fatto che la politica di isolamento condotta dagU Usa verso l'Iraq viene adesso apertamente criticata anche a Washington. Proprio in questi giorni, tra l'altro, due ex consiglieri per la sicurezza nazionale, Zbigniew Brzezinski e Brent Scowcroft, hanno pubbUcato un articolo neUa rivista Foreign Affairs proponendo di ridisegnare la politica americana verso Baghdad. In sostanza, scrivono Brzezinski e Scowcroft, gU Stati Uniti devono mirare al reintegro deU'Iraq (meglio senza Saddam) nel gioco politico dell'area del Golfo. E rassegnarsi aU'idea che quel Paese, assieme aU'Iran, è indispensabUe per la ricerca di un equilibrio stabile neUa regione. Andrea di Robilant La Casa Bianca non vuole offendere il mondo islamico li presidente iracheno Saddam Hussein