Milano, assedio al Signor Indifferente

Milano, assedio al Signor Indifferente Ultimi giorni di una stanca campagna elettorale per i 1400 candidati a Palazzo Marino Milano, assedio al Signor Indifferente L'alterigia di Fumagalli, le perplessità di Albertini OMELANO NORE (e rare lacrime) per i millequattrocento peripatetici che in queste ore pre-elettorali stanno molestando il milione di maggiorenni milanesi, scovandoli ovunque: ai semafori, tra le bancarelle dei mercati, in casa, in piazzetta, al telefono, davanti ai cinema, a ogni buca stradale, a ogni piramide di spazzatura. «Permette? Lei conosce il mio programma?». Perché loro - i candidati del prossimo 27 aprile - ci mettono i sorrisi, la cravatta, e le consuete balle spaziali (mai più traffico, mai più prostituzione, mai più droga, mai più indigenza) e in cambio ricevono uno sbadiglio, un'alzata di spalle, una grattatina scocciata: «Oè bamba, dileguati: g'u d'anda' a laura'». Mai vista una campagna elettorale così loffia e sgangherata. Mai vista una città così distratta. Mai visto un disordine così completo di proposte, invenzioni, stravaganze: da quelle inoffensive tipo «un sistema di autoannaffiamento dei giardini pubblici», a quelle velenose come «i campi di raccolta dove concentrare gli extracomunitari» auspicato dal candidato della Fiamma tricolore. A scavare nella trepida sequenza di faccioni incollati su qualunque muro - 15 candidati sindaco e 26 liste per i 60 posti di Palazzo Marino - sono poi tre i concorrenti che si giocano davvero la partita. Aldo Fumagalli, 39 anni, ex presidente dei giovani industriali, candidato ulivista, un primo della classe coccolato da Prodi («L'avrei voluto ministro, ma lui mi ha detto: o sindaco o niente»). Gabriele Albertini, 46 anni, ex presidente di Federmeccanica, la pedina del Polo, che Berlusconi ha designato in modo non del tutto onorevole: «In effetti non doveva essere lui, l'ho scelto in corso d'opera». E Marco Formentini, 66 anni, borgomastro uscente, bossista di ampia furbizia che dalle voragini dei quattro anni di sgoverno è risalito a colpi di: «Un voto in più alla Lega un albanese in meno». Fuori dal mazzo lampeggia il candidato di Rifondazione comunista, l'Umberto Gay, 39 anni, uno che ha l'aria di vendere cara la pelle, l'unico che - nel bel mezzo di tanti elogi ai danè padani e terziarizzati - ha il coraggio di parlare «degli ultimi, dei diseredati» e persino «degli operai». Che non se la passano troppo bene. Sul curvone sgomitano tutti gli altri. Eccentrici e trombati di varia estrazione (ex de, ex psi, ex leghisti) che si sono fatti le liste nel tinello sbrinato. I neocraxiani di Giorgio Santerini e Ugo Intini. L'ex leghista Marco Tordelli approdato all'orsacchiotto della Pivetti. L'ex de Giovanni Fabbrini che ha fondato «Fuori dalla Menzogna». Il re dei panettieri Antonio Marinoni che vorrebbe «coniugare la microcriminalità con i carabinieri». Il re dell'«Italia Unita», Ugo Frisoli, che abita e sorride sotto un parrucchino color carota. Il re di Taranto, Giancarlo Cito, che ha fatto un migliaio di chilometri per «prendere a calci nel culo Bossi». Fino al re di nulla, tale Ugo Sarao, fondatore di «Pensioni e lavoro», uno che ti dice: «Sono vent'anni che mi candido. Mai stato eletto». Ai margini della pochade, Milano galleggia, anzi sprofonda, visti gli allarmi degli uffici tecnici che segnalano un improvviso (ma prevedibilissimo) innalzamento della falda acquifera, ora che le grandi industrie hanno delocalizzato produzione (e posti di lavoro). In vent'anni Milano ha perso 400 mila residenti. E' invecchiata. Ha una natalità prossima allo zero. Continua a essere una delle città più ricche d'Italia, ma Caritas e Istat stimano in 400 mila le persone vicine alla soglia di povertà. Contando i parchi di periferia allagati dallo spaccio, dalla prostituzione, nonché dalle 50 discariche abusive, ogni milanese ha poco più di 5 metri qua- drati di verde. In quanto al cemento, va segnalato il paradosso dei 16 mila sfratti esecutivi e dei 37 mila appartamenti vuoti. Ecco perché non c'è poi da stupirsi a leggere i risultati di una recente ricerca sulla «qualità-vita a Milano». Se dieci anni fa il 60 per cento dei milanesi si dichiarava soddisfatto della città, oggi 51 residenti su cento traslocherebbero volentieri al¬ trove. Invece stanno qui. A guardare i furgoni dei candidati che intasano il traffico e gli incroci, tra corso Buenos Aires e San Babila - in un tripudio di bandiere, fanfare e altoparlanti isterici. Massima è invece l'indifferenza per i programmi. Non è cattiva volontà. Negli accorati plichi di Fumagalli, Albertini, Formentini, si disegna una speciale Città del Sole dove il futuro milanese troverà, così alla rinfusa: il Museo del Bambino, il Museo della Moda, la Casa del Futurismo, le competizioni tra i quartieri «sullo stile del Palio», le telecamere a infrarosso per controllare il traffico notturno, i minibus ecologici, l'animatore di quartiere, le guardie del verde, le biblioteche informatizzate, i mutui agevolati, i bonus edilizi, i prestiti di onere comunale per gli studenti meritevoli. E persino: «l'incubatore per le piccole imprese». E' chiaro che la battaglia elettorale - nonostante gli appetibili 5 milioni di metri quadrati edificabili, le privatizzazioni, la riconversione di una città ancora distante dal Duemila - riguarda solo incidental¬ mente Milano. La posta (politica) è nazionale. Non solo perché tutti i leader si sono fatti ben più di una passeggiata sotto al Duomo (Prodi, Berlusconi, Fini, Bertinotti, Marini, Manconi), ma anche perché ci sono equilibri di governo da regolare. Grane romane da dirimere. Opposizioni da corroborare. La Lega si gioca la sua so- pravvivenza nella città simbolo del Nord che quattro anni fa conquistò con un tonante 58 per cento di voti. L'Ulivo (specie nel successivo ballottaggio) misurerà la propria coesione perpetuamente terremotata dai «no, non ci sto» di Bertinotti e dagli affilati silenzi di Dini. Infine il Polo che finirà per verificare lo smalto del proprio leader, Silvio Berlusconi. E' lui quello che si sta giocando di più. Indifferente ai cupi borbottìi di Alleanza nazionale, ha scelto e imposto lo sconosciuto Albertini. Lo ha presentato in un Palalido semideserto. Se lo è portato nel villone arcoriano per una festa in smoking. E ha spedito centomila lettere per dire: «Vi prometto che saprò tirargli la giacchetta ogni volta che sarà necessario». Albertini, del resto, si rende perplesso da sé e spesso le sue frasi sono un'autentica sorpresa: «E' indubbio che quote del crimine si attestino nella clandestinità». Oppure: «Mi risulta che il 16 per cento dei cittadini siano pugliesi. Questo vuol dire che Milano è aperta a tutte le etnie». E infine: «Sono un pessimo candidato, lo ammetto...». Fumagalli, nel frattempo, si pavoneggia, snocciolando dati, statistiche, studi, primeggiando in tutto. Anche nella involontaria spocchia di una frase così: «Sono nuovo alla politica e anzi non mi interessa sennò adesso sarei già ministro» che gli ha fatto incassare i «buuh! buuh!» di una intera platea. Ride, soffia e scala la sua guerra, il Formentini. Inaugura una fontana al giorno. Plaude gli sgomberi degli albanesi. Promette di «difendere Milano dagli appetiti romani». Tuona: «Io reclamo il comando delle forze dell'ordine!». Non c'è molto da ascoltare e il bello verrà al ballottaggio. Perché in fondo il dettaglio più notevole di questa campagna è la scheda elettorale: 80 centimetri per 22. Cioè a dire 1760 centimetri quadrati di carta con 26 simboli: la più pazza mappa della nostra prossima classe dirigente. Praticamente una tovaglia. O un sudario. Pino Corrias IL SINDACO USCENTE 61.1 SFIDANTI 27 APRILE' IL VOTO NEI COMUNI wm .JUl IL SINDACO USCENTE \5 15 15 15 MARCO FORMENTINI Lega Nord, Lavoratori padani, Padania pensione sicura, Lista «Non chiudiamo per tasse». Sindaco uscente. 66 anni, sposato con tre figli, laureato in giurisprudenza. Ex deputato per la Lega, parlamentare europeo. 61.1 SFIDANTI "cj—15 15 ir GABRIELE ALBERTINI Forza Italia, An, Federalisti di centro, Pensionati, Ccd. Imprenditore, 46 anni, celibe, laureato in giurisprudenza. Presidente della Federmeccanica, è alla prima candidatura. ~"15 15 IS~ ALDO FUMAGALLI Verdi, pds, Italia democratica, Patto per Milano, ppi Imprenditore, 39 anni, sposato con tre figli, laureato in ingegneria. Ex vicepresidente della Contindustria. E' alla prima candidatura^ «ONfCRMINTINI coMUNKnÀ SINDACO LEGA PDS FIDUCIA IN MILANO MARCO FORMENTINI Lega Nord, Lavoratori padani, Padania pensione sicura, Lista «Non chiudiamo per tasse». Sindaco uscente. 66 anni, sposato con tre figli, laureato in giurisprudenza. Ex deputato per la Lega, parlamentare europeo. GABRIELE ALBERTINI Forza Italia, An, Federalisti di centro, Pensionati, Ccd. Imprenditore, 46 anni, celibe, laureato in giurisprudenza. Presidente della Federmeccanica, è alla prima candidatura. ALDO FUMAGALLI Verdi, pds, Italia democratica, Patto per Milano, ppi Imprenditore, 39 anni, sposato con tre figli, laureato in ingegneria. Ex vicepresidente della Contindustria. E' alla prima candidatura^