Invano cinque rimorchiatori hanno lavorato per tutta la giornata

Invano cinque rimorchiatori hanno lavorato per tutta la giornata Invano cinque rimorchiatori hanno lavorato per tutta la giornata uno stress continuo l'ancora del Vittorio Veneto. Ed è successo che l'incrociatore si è piegato, ha cominciato a trascinarsi dietro l'ancora, ad arare tutto il golfo. In certi punti, i fondali qui sono appena dieci metri, uno in meno della nave. Dall'incrociatore hanno provato a dare macchina avanti, per contrastare il vento. E poi hanno bruciato tutto il carburante che potevano per renderla più legge ■ra. Ma alla fine ha scarrocciato, è diventata ingovernabile prendendo il mare dritto sulle mura e andando alla deriva. Era quasi mattina quando il Vittorio Veneto è arrivato qui, sulla spiaggia vecchia, appoggiandosi di poppa. Ecco, che cosa è successo. Però, Kristaq Gerveni, addetto ufficiale della Marina a Valona, dice che è capitato tutto questo «perché non conoscevano bene i fondali: cambiano in contmuazione per i detriti portati dal fiume». E Gregorio Seferi, pilota ormeggiatore, va giù duro: «Con forza 9 un ammiraglio non si mette alla fonda. Ebbene lui l'ha fatto. Hanno risparmiato i mille dollari che gli avevamo chiesto per metterla bene in parcheggio. Ne serviranno seimila per tirarla fuori da lì». Il generale Giglio corre da una parte all'altra del campo, dalla radio al colonnello Borgia dei Tuscania che gli porta notizie agitate di Valona. La città di fango, questa sgangherata tana di lupi, che ieri aveva lanciato i fiori ai soldati italiani, sembra già essere tornata quella di sempre, un posto di frontiera triste e cupo. E alle 13,45 mentre lo scafista continua a ridere, e il generale Giglio e il colonnello Abisso saltano la razione K per stare al telefono con il capitano di vascello, il Vittorio Veneto ha due rimorchiatori che si sono agganciati di prua, e due cacciamine intorno. Però, i due rimorchiatori sono troppo leggeri e quindi non riescono a tirarla. La nave è appoggiata di poppa, può spaccarsi davvero l'elica. Chiamano altri tre rimorchiatori. Arrivano due da Durazzo e uno da Brindisi. E alle 5 del pomeriggio il capitano di vascello Sarto, capo di Stato Maggiore della 3a Divisione navale, raggiunto via radio spiega che «ora con l'aiuto di alcuni rimorchiatori stanno recuperando l'ancora. Entro due ore contiamo di essere liberi e in tranquilla navigazione». Ma le ore passavano e il problema non sembrava risolversi. Ancora Sarto: «Tutti hanno visto che t-ipo di vento c'era stanotte. Ci sono posti dove l'ancora può non lavorare come dovrebbe e può succedere che perda la sua tenuta e la nave si trovi di traverso rispetto al mare». Uno restava li alla finestra di fronte al mare increspato a guardare i piccoli rimorchiatori tirare la grande nave da tutte le parti come in un disegno di fumetti. Sarà la maledizione del venerdì santo, il giorno della sciagura di Otranto. Una leggenda di Valona dice che proprio qui dietro al promontorio di Karaburun c'è la grotta dove ha vissuto Saxhi Ali, il più grande pirata dell'Adriatico. Molti colpi li faceva così, aspettando che i fondali tradissero le navi che passavano. Sarà stato lui, anche stavolta.

Persone citate: Abisso, Giglio, Gregorio Seferi, Sarto

Luoghi citati: Brindisi, Durazzo, Otranto, Tuscania, Vittorio Veneto