«C'è una maledizione per la Marina»
«C'è una maledizione per la Marina» «C'è una maledizione per la Marina» VALONA DAL NOSTRO INVIATO La nave è lì, imponente, messa un po' sbilenca sulla linea piatta del mare. Fa brutto per l'incrociatore Vittorio Veneto, prigioniero di una secca e di un destino. «E' la maledizione del venerdì santo per la Marina», diceva un fante con il mitra imbracciato e l'elmetto calato sugli occhi. Lo scafista che ieri guardava male la gente in festa davanti ai soldati, adesso se la ride. Ora, alle 19 della sera sono cinque i rimorchiatori che cercano di liberarla, ma con i primi colori vespertini del tramonto la marea si alzava e i pescatori dicevano che poteva aumentare il rischio di stare alla fonda ancora a lungo. Infatti. Sono ore che si andava avanti così. «Cose che possono succedere», si lamentava il capitano di vascello Sarto. Quando le operazioni sono state sospese e rinviate a stamattina, e a quelli che non sapevano sembrava fatta, è stato come se avesse riacquistato imponenza e dignità d'un colpo. Era dalla mattina presto, e poi nel primo pomeriggio, che arrivavi al porto stringendoti nella bufera e gli scafisti ti chiamavano subito e puntavano il dito nel mare ridendo, «guarda là, giornalista, la tua nave italiana». Invece il vento qui, al campo dei pionieri, è addolcito dalla muraglia di pini, ma non basta a rendere più certo il giorno che ci aspetta. Era andato tutto così bene. Forse adesso ci ha tradito il mare, magari ci ha fregato la bufera. E' un giorno grigio di pioggia e di rumori, nella città melmosa, fra le stradine di fango che si sperdono in mezzo alle case diroccate e alle discariche ammucchiate a cielo aperto. Dalla jeep, il generale Giglio e il colonnello Abisso chiamano via radio il Vittorio Veneto incagliato nella secca al largo di questa spiaggia vecchia, circondato dai
Persone citate: Abisso, Giglio, Sarto
Luoghi citati: Vittorio Veneto
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