«Perché ancorarsi vicino alla secca?» di Francesco Grignetti

«Perché ancorarsi vicino alla secca?» L'EX COMANDANTE DELL'INCROCIATORE «Perché ancorarsi vicino alla secca?» ROMA I marinai, si sa, amano le loI ro navi di un amore viscerale. Chi ha comandato la «Vittorio Veneto», ammiraglia della flotta italiana, non fa eccezione. Anzi. L'ammiraglio Mario Porta, ex capo di Stato Maggiore della Marina e poi della Difesa, oggi a riposo, ha diretto le operazioni a bordo dell'incrociatore nel lontano 1974. Ammiraglio, che cosa ha provato nel vedere la «sua» nave incagliata? «Guardi, sento un dolore... Un dolore così enorme che non riesco ad esprimerlo. Non riesco a capire come sia potuto accadere. Che peccato. Una cosa incredibile». Eppure la nave era lì con la poppa appoggiata su un fondale sabbioso, impietosamente esposta alle telecamere. Quelle stesse telecamere che ieri avevano registrato lo spettacolare sbarco anfibio dei marò. «Giudizi non ne voglio dare. Magari c'è stato qualche cosa di imprevisto che non sappiamo. Macchine che non rispondono... Non lo so. Un conto è stare qui a giudicare, un altro è stare lì in mare». Lei che ha comandato il «Vittorio Veneto» come pensa che sia andata? «Certo che è ben strano ancorarsi a così poca distanza da una secca. Ma non sappiamo quali ordini ha ricevuto il comandante. Magari gli è stato ordinato di stare vicini. Io penso che se c'era qualche cosa doveva scappare subito. E probabilmente questo cercava di fare. Ma siccome c'era in rada il "San Giusto", che ha meno potenza, l'hanno fatto uscire prima. Perché non si può fare uscire di rada due navi contenti poraneamente, quando c'è vento. Il "San Giusto" ce l'ha fatta, il "Vittorio Veneto" no». Naturalmente ci saranno dei sistemi di emergenza, per navi così importanti, in questi casi. «Sì, il "Vittorio Veneto" ha una piccola caldaia di riserva che deve stare sempre accesa. Perché il rischio è di non avere la pressione al momento giusto. E quindi la calderina in porto o alla rada non si spegne mai. Per ogni uso d'emergenza». E sistemi di rilevamento satellitari, che avvertano se la nave si sta spostando? «Quei sistemi naturalmente ci sono. Ma non si usano per questi scopi. Bastano gli uomini. Ci sono turni di guardia, in sala macchina e in plancia. L'ufficiale di turno sta lì apposta per controllare. Sono cose che si sanno, il "Vittorio Veneto" è una nave difficile, molto sensibile al vento. Se l'ufficiale vede che si alza il vento, deve fare rilevamenti ogni due-tre minuti. Sono le norme di sicurezza marinara. Se si accorge che c'è rischio, può e anzi deve dare l'ordine di muoversi senza chiedere il permesso al comandante». Beh, si sapeva che il porto di Valona era a rischio. Non per nulla, due giorni fa, i marò li hanno sbarcati con i mezzi anfibi e le navi non si sono avvicinate alla banchina. «Sì, si sapeva. E' un porto bruttissimo, poco protetto, che non viene dragato da molto tempo. In più, come tutti i porti dell'Adriatico, è soggetto ad insabbiarsi. Ma la Marina lo sapeva bene, tanto è vero che hanno mandato una nave a scandagliare i fondali nei giorni scorsi». La versione ufficiale dice che la nave è andata all'indietro di un paio di miglia nautiche, più di tre chilometri, sotto l'azione di un forte vento di scirocco. Secondo la sua esperienza, come è andata? «Guardi che è un episodio che capita comunemente. E' successo anche a me un paio di volte. L'importante è accorgersene in tempo e scappare via subito. Evidentemente se ne sono accorti in ritardo. L'ancora avrà "arato" il fondo. Forse addirittura è saltata. E' la cosa peggiore che possa accadere. La nave si sarà subito messa di traverso. E una nave così grossa, per raddrizzarla, ce ne vuole! Quando poi hanno raddrizzato la nave, sarà filata all'indietro. E a quel punto avranno deciso di spegnere i motori per non rischiare le eliche». In definitiva, ammiraglio Porta, che bisogna concludere? «La faccenda è strana... Certo, c'è la calderina di emergenza. Ma se c'è vento forte serve a poco. Mi sembra ancora incredibile. Dicono che era scirocco, ma se era scirocco non doveva essere così pericoloso. Fosse stato libeccio, sarebbe stato peggio. E se il vento non cala, affonda ancora di più». Francesco Grignetti «Le norme di sicurezza dicono che in questi casi bisogna fare rilevamenti ogni 2-3 minuti: l'importante è accorgersene in tempo e scappare via subito. Evidentemente se ne sono accorti in ritardo. E' strano»

Persone citate: Mario Porta

Luoghi citati: Roma, Vittorio Veneto