Le incisioni e i pastelli di Gianfranco Ferroni
DAV1CO DAV1CO DENTRO LA SOLITUDINE Le incisioni e ipastelli di Gianfranco Ferroni LIVORNESE, settant'anni, una sorprendente somiglianza con il grande scrittore Robert Louis Stevenson, Gianfranco Ferroni appartiene a una generazione di pittori italiani, operanti a Milano e a Torino, che ha preso le mosse nel dopoguerra sotto l'influsso di un espressionismo picassiano o baconiano. Urgeva in quei giovani la denuncia e la protesta, dopo aver assistito ai disastri della guerra. Urgeva l'impegno, che fu naturalmente nella cultura di sinistra, e che per molti diventò fede perfino ingenua. Per questi pittori la parabola fu identica: dalla fede nella pittura-messaggio, nella pittura salvifica e rigenerante l'uomo, ai deludenti e poco spirituali anni del consumismo, all'isolamento tra le quattro pareti dello studio, di nuovo a tu per tu con l'oggetto-natura e con i soli problemi della pittura. Guerreschi a Milano, il cui modo di incidere è così vicino alle prime lastre di Ferroni; Saroni e Mauro Chessa a Torino e tanti altri. Impegnato nella resa della luce, Ferroni costruisce in studio nature morte essenziali, come quella straordinaria del lenzuolo drappeggiato sulla sedia. Incisioni, acqueforti e litografie, e disegni a tenui pastelli co¬ lorati (nella foto «Tavolino con cuscino»), ripetono ossessivamente il tema della solitudine. Nelle acqueforti Ferroni, attraverso morsure ripetute per mesi, arriva ad un reticolo di segni (le cui ascendenze sono in Rembrandt e Morandi) in cui il bisogno di denuncia si è trasformato in rassegnato scoramento, in accettazione della solitudine. Queste stanze vuote, visitate dalla luce, rivelano oggetti che sembrano stare tra l'essere e il non essere, ormai incapaci di dare un senso e una conferma alla realtà. Arte volutamente tragica, di una tragedia ormai consumata e in attesa di un evento impensabile che ne costituisca la improbabile catarsi. E a Ferroni va dato atto di aver raggiunto nella fase matura una perfetta identificazione tra il voler dire e i mezzi per dirlo, cosicché la sua arte, giunta all'estremo nulla, pone la base di una rinascita proprio nella sua riuscita come arte. Operazione, questa, che riesce solo agli artisti autentici. Beppi Zancan Gianfranco Ferroni Galleria Davico. gali. Subalpina 30 Orario 10-12,30 e 16-19,30 Chiuso lunedi e festivi Inaugurazione venerdì 18 aprile alle ore 18; fino al 17 maggio
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