LA «DANAE» DEL CORREGGIO

LA «DANAE» DEL CORREGGIO LA «DANAE» DEL CORREGGIO Un capolavoro tra i cimeli del principe Camillo Borghese Correggio, dipinse una serie di tele. Secondo le testimonianze del Vasari, le opere vennero commissionate al pittore dal duca di Mantova per fame doni all'imperatore Carlo V. Quadri che rappresentavono: «Leda», «Il ratto di Ganimede», «Io» e, La «Danne», ilei 1530, l'arem parie tirila serie ■ (ili amori di ( ,'iore» appunto, la «Danae». La prima destinazione della tela, esposta ora alla Palazzina di Stupinigi, fu appunto la corte di Carlo V. Ma già nel 1584 la «Danae», «Il ratto di Ganimede» e «Io» sono a Milano, un dono forse o un compenso, comunque proprietà del¬ lo scultore Leone Leoni. Nel 1603 i documenti ritrovano la «Danae» a Praga, acquistata da Rodolfo II e, nel 1648, come bottino della Guerra dei Trent'anni, arriva a Stoccolma. Solo nel 1654 la regina Cristina di Savoia la riporta in Italia, a Roma, come dono al cardinale Azzolini. Successivamente venne rivenduta dal nipote del cardinale al duca di Bracciano, Livio Odescalchi. Nel 1721 l'intera collezione del duca venne venduta a Pierre Crozat, collezionista che trattò l'acquisto per Filippo d'Orleans. Ma la vera curiosità è che la «Danae» venne ceduta nel 1792, insieme a tutte le opere del Palais Royal a Filippo Egalité per finanziare parte delle azioni politiche della rivoluzione francese. Tutta la collezione arriva poi in Inghilterra, proprietà di un nobile francese che verni giustiziato. Le opere ricompaiono poi a Parigi dove, nel 1827, Camillo Borghese acquista la «Danae» in asta per la cifra di 30.000 franchi. Il dipinto entra a far parte della collezione di palazzo e nel 1891 viene trasferito nella villa. Nel 1902 lo Stato italiano acquista la galleria e il Museo Borghese e la «Danae» viene valutata un milione di lire. Il dipinto, recentemente restaurato, rimarrà a Stupinigi fino all'8 giugno per poi rientrare nella galleria di Roma in tempo per l'inaugurazione del museo da anni chiuso per restauri. Lisa Parola Le delizie di Stupinigi e della Danae del Correggio. Camillo Borghese tra Impero e Restaurazione. Palazzina di Caccia di Stupinigi - Citroniere Dal 24 aprile all'8 giugno ! Orario: 10-19, chiuso il lunedì I Ingresso 5000 lire ! Catalogo Umberto Allemandi ERW1N WURM E IL GIOCO DEI GEMELLI Due gemelli torinesi, Luigi e Silvano, si aggiravano insieme, silenziosi e un po' spaesati per la galleria The Box il giorno della inaugurazione della mostra di Erwin Wurm. Vestiti in modo assolutamente identico, camicia a righe, blu jeans blu e un cappellino rosso da baseball in testa, forse neppure si rendevano conto di essere una scultura vivente, l'opera più importante realizzata dal quarantaduenne artista austriaco in occasione di questa sua prima personale in Italia. Erwin Wurm è uno dei più importanti artisti concettuali austriaci contemporanei. Il suo lavoro dagli esordi nel 1988 ad oggi ha utilizzato svariati mezzi espressivi. Dopo le prime installazioni costruite utilizzando golf di lana o abiti dismessi, come una vecchia giacca di lana grigia o con un paio di jeans rossi avvolti a ricoprire due cubi di legno (due opere esposte in galleria), Wurm si è cimentato anche in numerose performance, fotografate o registrate in brevi video che diventano a loro volta opere d'arte. Anche i due gemelli torinesi sono gli attori, in parte inconsapevoli, di un'azione teatrale che diventa arte visiva nel momento in cui l'artista viennese dopo aver fotografato i due ragazzi, appende i loro ritratti alle pareti della galleria (dipinta per l'occasione di un giallo accecante) e poi li ri-fo¬ tografa con la loro immagine alle spalle (vedi qui sopra). Si produce così un gioco di rimandi speculari, dove la loro doppia identità genetica sembra ancora sdoppiarsi, all'infinito, in un continuo rispecchiamento che evoca riferimenti letterari come il Pirandello di «Uno nessuno e centomila», ma anche pittorici: «Las Menihas» di Velasquez. Wurm, tuttavia, si limita a dichiarare che il suo lavoro anche quando è un video, è «scultura correlata alla vita quotidiana». Guido Curio .Erwin Wurm The Box, via Tasso 13/c, fino al 3/5 Martedì-sabato 15,30-19,30 RIMPIANTI A TORINO Che cos'è la memoria del vivere? E' una domanda alla quale Jane Mulfinger, artista di Santa Barbara ha pensato a lungo e alla quale tenta di dare una risposta con una mostra interessante e da vedere. Una stanza oscurata, un ambiente silenzioso, quasi rituale. A terra steli in ferro, sulla parte superiore oscillano specchietti retrovisori di automobili sui quali sono riportati i rimpianti dei visitatori. Sulle pareti vengono proiettate diapositive di luoghi: Santa Barbara, Torino, un prato. E ancora la mano deformata dell'artista. Quello di Jane Mulfinger è un progetto a più tappe prima realizzato a Bruxelles, poi in un'isola dell'Estonia, Londra e adesso Torino. E' come muoversi attraverso luoghi differenti per raccogliere memorie, pensieri, nostalgie, immagini. «Le mie poche vendemmie di felicità. Le mie ultime ingannevoli certezze. Quando la mia vita era un libro ancora da scrivere. Non l'ho mai più rivista. Non aver sposato Marilyn Monroe». Sono queste le frasi che si leggono muovendosi con cautela, tra questi fiori di uno strano paesaggio. Ma per l'artista americana le memorie di vita non si risolvono solo nella parte scritta. Nel 1991, al Royal College di Londra, la Mulfinger ha oscurato tutti i lucernai usando vestiti usati, trovati e rifacendosi agli effetti di colore delle vetrate nelle cattedrali. E ripropone, anche a Torino, cinque paia di scarpe recuperate dagli homeless e poi realizzate in cristallo. Lì, attraverso la suola usata, la fibbia corrosa, i lacci rotti, si leggono storie di uomini, donne e bambini che invadono la nostra banale quiete quotidiana. [1. p.] Jane Mulfinger: Regrets / Rimpianti. Galleria Carbone, via Vanchiglia 36 Orario 16/19,30, chiuso domenica e lunedi Telefono 8178786. Fino all'8 maggio.