L'«energia invisibile»

L/«energia invisibile» L/«energia invisibile» La sopravvivenza alle alte quote LA «porta dell'infinito» sarà anche quella di una scoperta scientifica? La «porta» è a 8000 metri, ed è il nome che gli alpinisti hanno dato al Colle Sud, il più alto e magico della Terra, sulla «spaDona» dell'Everest, ima sella di ghiaccio tra due giganti himalayani, l'Everest (8846 metri) e il Lhotse (8505). Su quel ghiaccio il 3 maggio saranno piantate le tende laboratorio di «E.A.S.T. 1997», spedizione scientifico-alpinistica del Cnr. E i fisiologi, con l'aiuto di alpinisti-cavie, daranno la caccia all'«energia invisibile». L'interrogativo è: come può l'uomo trovare la forza di affrontare una scalata oltre gli 8000 metri, oltre cioè l'altitudine che consentirebbe soltanto di sopravvivere e anche per poco tempo? I test alla «porta deU'infinito» saranno semplici, ma basilari. E verranno poi confrontati con quelli fatti prima della partenza dall'Italia, durante la spedizione e al ritorno. Al Colle Sud scienziati e alpinisti staranno due giorni, quindi gli scalatori tenteranno la salita al Lhotse senza ossigeno. Lo faranno per una via nuova, dal Colle appunto, lungo una cresta di ghiaccio e roccia che mai nessuno ha finora affrontato, sia per la pericolosità (enormi calotte pensili sul versante cinese), sia per la lunghezza. Il capo spedizione è Agostino Da Polenza, ma ci saranno anche due guide valdostane, Abele Blanc, un veterano dei progetti Cnr in Himalaya, Clavel Arnaud, e un gruppo dei Ragni di Lecco. Al Colle Sud per due giorni si sottoporranno ai test dei fisiologi: continui mini-prelievi del sangue dal lobo dell'orecchio sia in condizione di riposo sia di sforzo. I fisiologi cercano risposte dal funzionamento del cuore, dalle capacità respiratorie e dal metabolismo. Il mistero dell'energia nascosta riguarda la mancanza di ossigeno, l'ipossia cronica, dovuta appunto a una lunga permanenza a quote molto elevate. Ipossia cronica che origina anche un paradosso scientifico, conosciuto come «lactate paradox»: in quella situazione si registra una diminuzione di glicolisi anaerobica, quindi di latta¬ to nel sangue che non dovrebbe invece verificarsi. Il lattato, cioè l'energia di cui potrebbe disporre l'alpinista, diminuisce proprio in assenza di ossigeno, tanto che in cima all'Everest il consumo di ossigeno è ridotto del 75 per cento rispetto al livello del mare. In queste condizioni come può l'uomo vivere e soprattutto faticare? L'interrogativo qualche anno fa non si poneva neppure: sopravvivenza e fatica erano considerate impossibili sull'Everest. L'impresa di Messner che nel 1975 arrivò in vetta senza ossigeno non venne creduta in un primo tempo, poi, dopo le prove inequivocabili, cominciò la ricerca. Molti test sono già stati fatti, ma a partire dal 1990 gli esperimenti sono cominciati ad alta quota. Proprio nella vallata del kumbu, quella chiusa dai massicci di Everest e Lhotse. A 5050 metri il Cnr ha costruito la piramide-laboratorio, un gioiello di tecnica medica e autosufficienza energetica. Anche in questa spedizione sarà la piramide il centro scientifico di coordinamento. Le

Persone citate: Abele Blanc, Agostino Da Polenza, Clavel Arnaud, Messner

Luoghi citati: Italia, Lecco