«Ho un tumore al cervello, sono morente»

«Ho un tumore al cervello, sono morente» Atteso da una folla di cineoperatori e curiosi, Mariano Aprile non si è presentato in tribunale «Ho un tumore al cervello, sono morente» Cuneo, in un memoriale l'ultima trovata delfalso naufrago CUNEO DAL NOSTRO INVIATO Come i grandi artisti, quelli veri, come Lucio Battisti o J. D. Salinger, quelli che creano, scompaiono e affidano a un'opera la loro traccia nel mondo. Così, Mariano Aprile, inventore di vite e naufragi, viaggiatore per scelta, truffatore per disperazione e, da ieri, anche autore di una breve commedia ad uso di un folto pubblico di magistrati, avvocati, giornalisti, assicuratori, concittadini, accorsi nell'aula di tribunale di Cuneo per vederlo «resuscitare» dopo 43 mesi e chiedere di persona il patteggiamento al giudice. Invece, l'artista si mantiene distante e inarrivabile e manda, al suo posto, l'opera. Un messaggio in bottiglia affidato alla corrente di un fax che, da una località non lontana, fruscia nello studio dell'avvocato Attilio Martino, vecchio compagno di scuola e oggi legale di fiducia. Un «memoriale», lo definirà questi, consegnandolo alla corte. Sì, le memorie di un simpatico imbroglione che, nella sua prima vita, ha provato a prendere in giro il mondo intero e, nella seconda, ci riprova. Non potendosi più fingere morto, ora si finge morente. Non potendo più puntare al colpo grosso, cerca di salvare gli spiccioli che gli sono rimasti, limitare la pena e il numero dei complici coinvolti. Per farlo, scrive di suo pugno, in stampatello, una farsa di sei pagine, dove la sua vena umoristica trova pieno sfogo, la sua fuga diventa «il difficile e doloroso cammino dell'esilio», e il tentativo di truffa che l'ha motivato viene sostituito dal «desiderio di dedicare la vita all'approfondimento delle conoscenze scientifiche e soprattutto allo studio dei fenomeni naturali che tanto mi affascinano». Bastava iscriversi a un corso di oceanografia in Francia, invece guarda un po' che strada compii cata è andato a scegliere mister Aprile per studiare la flora degli abissi e quanta gente incredula e irata si è lasciato alle spalle, co minciando dai parenti. E' quindi naturale che l'epigrafe dell'ulti ma opera sia dedicata a loro. Prima riga: «Esordisco con un saluto rivolto ai miei familiari» Dopo 43 mesi, un funerale, due anni passati a portar fiori su una tomba, altri due a vedersi sui giornali per causa sua, sono sod disfazioni che ripagano delle amarezze trascorse, specie se il caro non estinto aggiunge: «Vor rei inoltre approfittare dell'op portunità che mi viene concessa per scusarmi con tutti coloro a cui ho arrecato pregiudizio... che hanno dovuto sopportare ogni genere di vessazione soprattutto da parte degli organi di informazione». Poi, comincia il testo letterario vero e proprio, dove l'autore di mostra sensibilità d'animo non comune, fantasia notevole e an che un uso spericolato del linguaggio (indimenticabile la «sin drome amotivazionale» che lo colpì dopo un po' che trafficava in elettrodomestici). La «prima felice e poi dolentissima cronistoria del doloroso esilio di Mariano Aprile, raccontata da lui medesimo» si può riassumere così: nell'«ormai lontano 1993», svegliandosi di soprassalto, il protagonista capisce «che la sua esistenza è giunta a una svolta decisiva». Da amii sta sprecando la sua anima nel «mondo feroce e inumano degli affari», gesten- do, in sostanza, un negozio di apparecchiature elettroniche a Caraglio. Il suo spirito naufraga «nella routine quotidiana e nella meschinità del mondo del commercio». Questo gli provoca «stress, malessere persistente, incubi notturni, desiderio di fuggire lontano». Poiché a tutto si resiste, fuorché a un desiderio, Aprile decide di fuggire «per appagare l'ansia di sapere che si impadroniva del suo essere». Per non addolorare i familiari, li tiene all'oscuro. Alla moglie Nellie (quella che due anni dopo gli scriverà «vediamoci nel '97, prima sarebbe imprudente») afferma di non aver svelato il piano «perché avrebbe potuto nuocergli, a causa della sua ingenuità e della sua propensione al dialogo con il prossimo». Unico complice dichiarato: l'amico Paolo Gior- setti che avrebbe dovuto raccoglierlo dopo il finto naufragio, progettato dapprima in Mauritania, poi nella più conosciuta Corsica. Descrizione tragicomica della messinscena: «La notte del naufragio fu veramente terribile, fui costretto a raggiungere la costa lottando con il mare; avevo abbandonato la barca in mezzo alla tempesta e per poco non annegai davvero». Scampato al più ridicolo dei suicidi, Mariano Aprile scopre quanto è duro rinascere: «Avevo riacquistato la liberta a caro prezzo (quello pagato dalle assicurazioni, probabilmente; ndr) tutte le comodità che avevano accompagnato la mia esistenza si erano dissolte forse per sempre». Ma reagisce: «In questi 43 mesi di esilio ho vissuto con semplicità, dando ai valori veri della vita e dell'essere umano l'importanza che meritavano». Forte di questa esperienza è pronto a tornare (ma quando deciderà lui), a pagare (purché con lo sconto: propone 18 mesi di carcere e due milioni di multa, ma il giudice non sembra disposto ad abbassare il prezzo), a inventarsi una terza vita. Il suo amico Paolo Giorsetti aggiunge un tocco di tragedia dicendo che questa terza vita potrebbe essere breve: Mariano Aprile è malato, un tumore al cervello, voleva i soldi per operarsi all'estero. Il capitano della Finanza, Pietro Mandia, scuote la testa. 11 giudice non si commuove e dice no alla richiesta di patteggiamento. Perfino l'avvocato di Aprile se lo ricorda «in buona forma, l'ultima volta che l'ho visto». E' la penultima trovata del naufrago che non affondava mai. L'ultima, la sta pensando adesso. Gabriele Romagnoli «Esordisco con un saluto ai miei familiari e chiedo scusa a quanti ho arrecato pregiudizio» «Avevo abbandonato la barca nella tempesta e per poco non annegai davvero: fu terribile» «Convinto a fuggire per salvare l'anima dal mondo feroce e inumano degli affari» fit,n t* y. <.••*•»» «te»*»**** r>»t* it iti t,4 Itti» il'- > r. -> fi •,>)>♦;>•'.''•'.*« f.ltfG1*''1* .... v»Jta« »«»• J« •«*»••• " '•-",' r;\';.X'; ~ , , t« «ti i*" „. » « l;V »*- >•*•*• • "' ' "**. - (III < tv * j? culi. :t'. ì4f" ,« All* i-i/*1' (-' Un passo del memoriale che Mariano Aprile ha inviato al magistrato di Cuneo che indaga sulla truffa miliardaria del falso naufrago

Luoghi citati: Caraglio, Corsica, Cuneo, Francia, Mauritania