Eltsin assediato scopre l'amico cinese

Eltsin assediato scopre l'amico cinese La Nato ai confini, l'Occidente meno fraterno del previsto: così la Russia guarda a Oriente Eltsin assediato scopre l'amico cinese //presidente Jiang Zemin a Mosca bero un miliardo e 300 milioni di cinesi in Russia. L'altra metà è ancora lì a leccarsi le ferite e a sognare che al posto di Gorbaciov fosse venuto un arcangelo salvatore a «fare come Deng», prima la riforma economica, e poi, chissà, quella politica. Ziuganov gioca in questa squadra, sorprendentemente, insieme a non pochi radical-democratici mezzo pentiti. Gli altri, almeno quelh che non hanno perduto il senso del reale, come appunto Evghenij Bazhanov, constatano i pericoli che ne verrebbero se anche, per ipotesi, Mosca e Pechino andassero ad un abbraccio strategico. «Un asse Russia-Cina - dice Bazhanov - è al tempo stesso irreale e, per i nostri interessi vitali, addirittura dannoso». Perché irreale? Semplicemente perché un tale asse non interessa oggi alla Cina. Domani e dopo, probabilmente, ancor meno. Dannoso perché ima Russia che va ad Oriente «trasformerebbe la Nato in un nemico al 100 per cento, mentre ora lo è in modo confuso. Inoltre saremmo tagliati fuori dai grandi centri finanziari e tecnologici del mondo. Insomma dovremmo dire addio ai piani di modernizzazione e a quelli di democratizzazione». Dunque 1'«inesorabile» (per Rybakov) movimento ad Oriente appare «irrealizzabile» e «dannoso» (per Bazhanov). Sono due scuole di pensiero che si damio battaglia, mentre il Presidente Eltsin e i suoi consiglieri non hanno ancora elaborato una dottrina militare organica perché ancora non hanno definito il posto della Russia nel mondo e «chi sono i suoi nemici» (parola di Eltsin). Ma i nazionalisti non stanno meglio. Un orgoglioso isolamento è equipollente ad un'intera epoca di emarginazione e di subordinazione. Per loro, dunque, la Cina è l'unica chanche in funzione antioccidentale. Ma bisognerebbe essere ciechi per non vedere le nubi di tempesta che si addensano sugli oltre 4 mila chilometri di frontiera, adesso pacifici. Da una parte, quella russa, una decina di milioni di persone, poche merci, immense risorse naturali, spazi colossali. Dall'altra, quella chiese, 300 milioni di persone, poco spazio, zero risorse naturali, un dinamismo eccezionale, una valanga di merci. «Se la Cina continuerà il suo boom L'analicon Pechstesso economico e noi non usciamo dalla crisi - commenta Bazhanov - il forte sarà spinto inesorabilmente a premere sul debole». E' ovvio che nessuno, oggi, a Pechino, pensa in questi termini. Ma Deng Xiaoping impostò la sua politica verso Hong Kong sull'arco di mezzo secolo. Si può immaginare che Yiang Zemin sia di molto più miope? Che fare allora? Seguire le invettive dei radical-democratici, i quali pensano che 0 potere di Pechino sia reazionario, comunista, senza speranze e pericoloso? Concludendo che alla Russia non resta che stringere al più presto un'alleanza con il Giappone, prima che sia tardi? «Idea più che assurda, replica Bazhanov - in primo luogo perché quelli della Nato e i giapponesi ci amano di meno e ci temono di più dei chiesi. In secondo luogo perché un asse anti cinese con la Russia ad un capo ò foriero di pericoli persino superiori a quelli di un'eventuale alleanza con Pechino. Se non siamo riusciti ad avere ragione di poche bande cecene, voghamo fare la voce grossa con un popolo che è dieci volte più grande di noi e la cui economia, tra dieci anni, sarà quindici volte più potente della nostra? E ai nostri confini?». Quali saranno le trincee della Russia tra vent'anni lo si decide comunque oggi, anche se a Washington sembra esserci un Presidente che ha una visione prospettica del mondo non superiore ai quattro o cinque anni. A meno che non abbia ragione il professor Vladimir Mironov, direttore dell'Istituto di Politica che, sulle pagine della Nezavisimaja Gazeta, attribuiva generosamente agli Stati Uniti un disegno strategico planetario e addirittura secolare: inglobare la Russia nei propri piani, accerchiarla, inghiottirla, riciclarla sì come «fattore euro-asiatico di importanza primaria», ma in funzione della propria strategia. Perché il dato è crudo - riassumeva Mironov -: «La configurazione globale delle forze mondiali nel XXI secolo dice che all'Occidente, guidato dagli Stati Uniti, potrà contrapporsi solo la Cina». Con l'appendice euro-asiatica rus- sa. Forse, ma per ottenere questo risultato non è sufficiente un'America «euroasiatizzata», occorre una Russia forte. Yiang Zemin e Boris Eltsin firmeranno a Mosca una dichiarazione politica congiunta che caldeggerà un mondo multipolare, fatto di tanti centri-soggetti che armonizzeranno pacificamente i loro interessi. Si spera che abbiano ragione, ma il campo di forze, quelle che si vedono oggi è molto più simile ad una tremenda, nuova calamita. Giuliette Chiesa L'analista Bazhanov: un asse con Pechino sarebbe al tempo stesso irrealistico e dannoso Il presidente cinese Jiang Zemin a Mosca: un'alleanza tra un colosso in crisi e uno emergente?