Chirac: entro nell'Euro e taglio le tasse di Enrico BenedettoEnrico Benedetto

Olirne; entro nell'Euro e taglio le tasse Deciso il voto anticipato nonostante i sondaggi diano al centro-destra solo 1' 1,5% di vantaggio Olirne; entro nell'Euro e taglio le tasse Sciolte le Camere, Francia alle urne il 25 maggio PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Jacques Chirac ha deciso: la Francia andrà alle urne il 25 maggio per «ritrovare slancio» e «vincere la sfida» europea. Le politiche erano attese fra 12 mesi. L'Eliseo brucia i tempi: 4 settimane. E scioglie un'Assemblée Nationale ove il premier Alain Juppé vanta una maggioranza del 75% che manderebbe in estasi Prodi. Masochismo, amore del rischio? Increduli, i commentatori anglo-americani sottolineano come la manovra sia azzardata. E i sondaggi paiono confermarlo. Pur conservando il vantaggio sulla gauche, la coalizione governativa rpr-udf potrebbe perdere - indicava ieri «Le Figaro» - 150 parlamentari. E l'ultima rilevazione demoscopica dà il centrodestra vincitore per un misero 1,5% al primo turno. Coraggio o sconsideratezza, deciderà la storia. Ma il calcolo di Chirac è chiaro. Rinvigorire le sue truppe attraverso uno spettacolare «appello al popolo» (in cui eccellono, da sempre, i gollisti), mettere in crisi sinistra e Front National con un blitz che penalizzerà al massimo i ritardi altrui, e lucrare sullo slancio una vittoria cui potrebbero seguire austerity or mai indolori sul piano elettora le. In caso di exploit, Jacques Chirac ha la ragionevole certezza che sino alle presidenziali nel duemiladue - il ps rimarrà all'opposizione. Dunque, mani libere. E tuttavia, se perdesse finirebbe per ritrovarsi ostaggio d'uno Jospin trionfante sino al termine dei fatidici 7 anni. Qualche dubbio che nella manovra l'Eliseo possa giocarsi il suo futuro politico, la Borsa deve nutrirlo: la flessione, ieri, era sensibile. Ma si mormora non ci fossero alternative. Due ministri chiave - Arthuis (Economia) e Barrot (Questioni sociali) - ri¬ schiavano l'incriminazione per fondi neri: il voto disinnesca l'affaire. L'apparizione televisiva di Chirac, ieri sera, voleva scongiurare letture ostili o partigiane. Ha dunque invocato «l'interesse francese» e nuli'altro per convincere i suoi «cari connazionali». Ambizioso («bisogna andare più lontano nelle riforme»), liberal («riduzione progressiva delle tasse»), solidaristico («riaffermiamo i nostri valori essenziali contro gli appelli all'odio», ovvero come citare Jean-Marie Le Pen senza farlo), filoeuropeo («l'Unione fa la forza, e la prosperità») ma accorto nel presentare il 1° gennaio '99 quale una straordinaria chance per la Francia anziché un diktat esterno. Evoca la «morale politica» preconizzandone la piena restaurazione. Il Paese, lo vuole «modernizzare». Le donne avranno maggior peso. La laicità non si tocca. E l'ingresso nel Duemila ha da essere «fiducioso». Sospeso fra terapia- choc e il classico ricorso agli emollienti, il dottor Chirac vorrebbe vaccinare la Francia (prima che sia tardi) contro le nostalgie gauchiste. Le prime reazioni tra gli avversari dovrebbero confortarlo. Lionel Jospin deplora la scadenza anticipata per le legislative testimoniando che il «putsch costituzionale» - come lo designano ormai i suoi avversari fa imballare il già torpido motore della rue Solferino. «Ma siamo pronti a governare la Francia», esclama. E irride «il capitalismo duro», dai tagli dolorosi, che Chirac vorrebbe occultare dietro una decisione irreprensibile. Per farcela, i socialisti hanno comunque bisogno del pcf. Un vero guaio, giacché gli eredi Marchais - anti-Maastricht fin nelle viscere, e tuttora con un debole per Marx - sono quasi impresentabili. 0 meglio, Juppé (promesso a un terzo incarico) sfrutterà l'oggettiva alleanza Jospin-Hue come la prova dell'arcaismo antidemocratico in cui annaspa il do- po-Mitterrand. Le Pen, lui, opta per l'attacco frontale. Definisce la decisione chiracchiana «una vergognosa truffa». «L'Eliseo ha paura», spiega. E per fare buon peso giunge a indignarsi che la votazione turbi la Festa della Mamma. Come sempre, la iattanza verbale maschera problemi seri. Oggi il Fn non dispone di risorse bastevoli per capitalizzare la sua forza. Gli manca tempo, denaro, strategia. Le capacità istrioniche del suo «chef» (ungeranno da palliativo. Da oggi, è battaglia. Il conto alla rovescia non perdona. Chirac lia un mese per vincere o morire. Il Presidente chiede agli elettori il consenso per affrontare i tagli di Maastricht I socialisti parlano di «putsch istituzionale» ma si preparano alla sfida contro il «capitalismo duro» sensibile. Ma si mormora non ci fossero alternative. Due ministri chiave - Arthuis (Economia) e Barrot (Questioni sociali) - ri¬ gressiva delle tasse»), solidaristico («riaffermiamo i nostri valori essenziali contro gli appelli all'odio», ovvero come citare nel Duemila ha da essere «fiducioso». Sospeso fra terapia- Il Presidente chiede agli elettori il consenso per affrontare i tagli di Maastricht fa imballare il già torpido motore della rue Solferino. «Ma siamo pronti a governare la terzo incarico) sfrutterà loggettiva alleanza Jospin-Hue come la prova dell'arcaismo antidemocratico in cui annaspa il do- I socialisti parlano di «putsch istituzionale» ma si preparano alla sfida contro il «capitalismo duro» bastevoli per capitalizzare la sua forza. Gli manca tempo, denaro, strategia. Le capacità istrioniche del suo «chef» (ungeranno da palliativo. Da oggi, è battaglia. Il conto alla rovescia non perdona. Chirac lia un mese per vincere o morire. Enrico Benedetto Enrico Benedetto

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