Il pool si schiera con il procuratore

Il pool si schiera con il procuratore Il pool si schiera con il procuratore «Frasi estrapolate ad arte per attaccarlo» NEL «FORTINO» DI MANI PULITE MILANO I NCROC1A i giornalisti e H mormora: «Ancora qui?... Come la peste...». Ma non è arrabbiato davvero, anzi. Il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli, nel giorno in cui dovrebbe mostrare la faccia più cupa, sorride. 48 ore di critiche serrate e la minaccia di un'azione disciplinare sembrano non averlo nemmeno scalfito. Di più: gli permettono d'incassare qualche importante solidarietà. E non solo dai colleghi della procura, che si schierano compatti a suo favore. L'idea che Borrelli possa finire sotto inchiesta por le dichiarazioni rilasciate alla stampa sabato scorso, assume per molti il sapore di una reazione esagerata, abnorme, che spinge anche alcuni esponenti del mondo politico a dissociarsi dal coro delle critiche. Signor procuratore, permette una parola? «No». Mezza? «Nemmeno». Sulla soglia dell'ufficio Borrelli si volta e saluta da lontano: fine di quello che per oggi ò un impossibile dialogo con i giornalisti. Ma chi a palazzo ha potuto parlargli, racconta che Borrelli non sembra preoccupato nemmeno di un'eventuale azione disciplinare: a 67 anni, dieci passati al vertice della procura più strategica d'Italia, non sono le «eventualità» a preoccupare. Ad ogni modo il procuratore decide di prepararsi alla difesa, chiedendo a Rai e Fininvest copia delle registrazioni integrali di quanto ha dichiarato sabato pomeriggio ai inargini dell'assemblea dell'associazione nazionale magistrati. Frasi che sarebbero ben più lunghe e articolate di quelle succinte e dunque esplosivo sui «diktat di Berlusconi», mandate in onda ai tg della sera e riprese nei titoli dei quotidiani. Battute che il procuratore capo, in quel momento in viaggio aereo da Roma, non ha potuto nemmeno riascoltare. Le registrazioni integrali di queste dichiarazioni, richieste ieri pomeriggio anche dal ministro Flick, verranno poi inviate al Csm, nella convinzione che, dice Borrelli, «l'estrapolazione di alcune battute dal contesto possa averne tradito il reale significato». Il «capo» non parla e tacciono di conseguenza anche i pm della procura più esposti, ovvero i magistrati di Mani pulite che già in questi giorni, a differenza di Borrelli e D'Ambrosio, avevano evitato accuratamente di esporsi. Questa la loro parola d'ordine: «Stare zitti e lavorare». Così Davigo e Colombo rimangono fuori sede per indagini, Francesco Greco disdice un intervento a un convegno di Bologna, e Ilda Boccassini si chiude nel suo uf- fi ciò. Spetta così a due magistrati solitamente parchi di dichiarazioni esporsi in difesa di Borrelli. Il primo è Armando Spataro, che avverte di parlare a nome dei colleglli della divisione Antimafia: «Mai come in questo caso le parole di Borrelli, al quale tutto l'ufficio è vicino, riflettono un'opinione legittima espressa in tono discorsivo e nel massimo rispetto dell'interlocutore». I politici però chiedono a gran voce che Borrelli venga messo sotto procedimento disciplinare dal ministro. «Credo - risponde Spataro - che le reazioni alle dichiarazioni di Borrelli siano francamente esagerate e fuori luogo. Bene fa il ministro a riservarsi ogni valutazione una volta acquisiti gli atti di questa vicenda. Non solo rispettiamo le sue competenze, ma siamo assolutamente convinti che prevarranno la ragio¬ nevolezza e la tutela della libertà di espressione del pensiero che è assicurata ad ogni cittadino». E a proposito del contesto in cui è stata rilasciata l'intervista, aggiunge: «Sono ampiamente convinto che risultino rispettati, formalmente e nella sostanza, i limiti derivanti da circo¬ lari rninisteriali e dalla giurisprudenza della sezione disciplinare del Csm in tema di rapporti tra magistrati e organi d'informazione». Più spontaneo, e anche arrabbiato, è invece il procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici, che incrociando alcuni cronisti in corridoio, sbotta: «Sono davvero furibondo per questa storia. Ma insomma, cos'ha mai detto Borrelli? Ha detto che alla Bicamerale l'opinione di Berlusconi conta uno e poi che lui non polemizzava con un imputato. Come dire: fuori c'è il sole oppure piove. Solo che se un'ovvietà del genere la dice un magistrato, lo si accusa di uscire dai suoi compiti istituzionali. La polemica di questi giorni è frutto di disinformazione giornalistica». Al solito, tutta colpa dei mass-media? E' in particolare alla frase del presidente dell'Anni Elena Paciotti, a proposito del primato del Parlamento sulle leggi, riportata ieri dai quotidiani che Pomarici si riferisce: «L'aveva detta nel '96». Non resta che chiedere al presidente Paciotti: «Era una battuta che ho fatto all'assemblea e ho ripetuto ai giornali, ma è vecchia, la dissi la prima volta al convegno di Taormina nel 1996. E l'ho ripetuta ancora perché quanto ha detto Borrelli è stato male interpretato: tutto si può dire di quanto ha dichiarato, fuorché che volesse contestare il Parlamento». Paolo Colonnello eno onila. anagirno a, e E tanollerano che esta alla per esaprocuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrell esitazioni nel giudicare «anomali» i comportamenti di giudici che hanno finito per fare dei propri meriti «un piedistallo». All'interno deella magistratura, invece, dopoIl p«FraA destril ministrdellGiustiziFlic A destra il ministro della Giustizia Flick procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrell

Luoghi citati: Bologna, Italia, Milano, Roma, Taormina