«Non perdete la fiducia»

«Non perdete la fiducia» Un pomeriggio nella pancia di «Domenica In» ferita dallo scandalo dei quiz truccati «Non perdete la fiducia» Le scuse in diretta della Venier STAVOLTA l'italiano perbene ha la faccia molto italiana e perbene della dottoressa Vincenza Ardito, siciliana di Roma con la camicia gialla a fiori che in video non spara e il capello cotonato di fresco che denota un appetito sano di gloria televisiva. L'hanno seppellita in fondo a un tunnel, accanto al camerino della «più bona della Rai», sostiene la scritta sulla porta: Valentina Paci, la «ballerina di Siviglia» che a Macao «non scopre la caviglia». Non la scopre neanche la dottoressa Ardito, fasciata in un completo da mamma elegante della media borghesia, quale sembra ed in effetti è. I figli la stanno chiamando orgogliosi e sfottenti dalle prime ore del pomeriggio, quando Mara Venier ha pronunciato per la prima volta il suo nome in trasmissione. Lei ha goduto a monosillabi. Aveva altro da fare. L'esagerato Baldini sceglieva i concorrenti del quiz pescando i primi nomi dell'elenco e inserendoci in mezzo il suo protetto. L'esagerata Ardito si è organizzata diversamente. Prima ha sorteggiato venti elenchi telefonici provinciali, scampati a un armadio polveroso. Poi ha sorteggiato le pagine degli elenchi e quindi le colonne, che sono quattro per pagina, e a quel punto ha cominciato il lavoro vero, «perchè su ogni colonna ci sono almeno centocinquanta nomi» e lei ha infilato centocinquanta numeretti in una palla e ha fatto altri venti sorteggi, andando ogni volta con la sua unghia smaltata a pizzicare sull'elenco il nome corrispondente. Non siamo sicuri di aver capito bene, ma forse non l'ha capito nemmeno lei: la miglior garanzia, in fondo, della pulizia dell'operazione. Mentre l'ardita Ardito smazzava e sorteggiava come un frullatore, un delirio d'inflessibile onestà si impossessava dell'intera macchina organizzativa. «Dove va?, si qualifichi», intima il commesso sulla porta alla ragazza del pubblico che si guarda le punte dei mocassini panterati: «Donego Susanna». «Desidera?», strilla il vocione polifemico. «Sono insieme alla qui presente Donelli Miriam...» «Ha detto Miriam?». «Sì, l'ho portata al posto del previsto Torri Adalberto. Può entrare con me?». «Ha detto Miriam, eh? Infatti qui risulta un Adalberto, ma nessuna Miriam, Niente da fare». «Ma se l'altra volta...». «Desidera?», che a Roma è un modo astruso e terribile di minacciare sfracelli. Dentro gli studi l'onestà è persino peggio. Il direttore di Rail Giovanni Tantillo sguscia come un furetto da un angolo all'altro dei camerini, quasi avesse un metal detector al posto del naso. «Che settimana, che settimana!», borbotta fissando la borsetta che Wilma Goich ha dimenticato come al solito su un tavolino. Chi oserà mai rubarla, con un Tantillo del genere nei paraggi? Accompagnato dal suo surreale assistente don Felice («e se fossi un truffatore travestito da prete?»), Don Mazzi appare più rigido di un cavaliere medievale. «Ho letto che Mara intende devolvere alla mia comunità i cento e più milioni dei quiz truffati. Grazie, ma non li voglio. I soldi sporchi non si puliscono con mi'opera di bene. Per me quelli sono come i fondi sequestrati alla mafia. Macchiati per sempre. Se li tengano. Io, d'altronde ero contro i giochi in denaro fin dall'inizio. Sono immorali: una bella bicicletta, una radiolina a transistor, un monopattino, quelli sono premi che approvo». Torniamo fra i contemporanei. Incombe la regina degli onesti, la Giovanna d'Arco dei telequiz. Fulgida nella sua aureola di santità, Mara Venier avanza nel corridoio con un mazzo di rose rosse, regalo di uno sconosciuto. Magari il Baldini: sarebbe un bel gesto. Venier è tesissima e per scaricarsi usa il metodo più vecchio del mondo: prendersela con qualcuno. Per esempio con gli inglesi che in settimana sul «Financial Times» l'hanno paragonata a una pescivendola. «Ma perchè non si fanno i cazzi loro? Scusate la volgarità, ma d'altronde sono una pescivendola, no?». Pochi metri più in là è in corso un affascinante dibattito fra Wilma Goich e Rosanna Fratello sulla beatificazione della Venier. «Credo sia una donna, ma non mia santa», ammette con voce seria l'ancora bellissima Fratello, prima di accorgersi di fare il verso alla sua canzone più famosa. Anzi, forse non se ne accorge neanche dopo. Il verdetto finale spetta alla figlia della santa, Elisabetta: «Povera mamma, capitano tutte a lei. Però da questa ne esce bene: se lo meritava». Assolta dalla prole e rappacificata nell'animo, Mara sorseggia un bicchier d'acqua, stira il sorriso e si tuffa davanti a tuia telecamera per cominciare la trasmissione. Legge sul gobbo parole di scusa per i telespettatori, incassa l'applausone e comincia i soliti giochini, con una Mara: credetemi In Italia c'è anche gente perbene Ma don Mazzi: per me questi giochi restano immorali ALBUM PI DOMENICA IN K LO SCETTRO A PIPPO Corrado lascia nella primavera del '79, in autunno lo scettro di «Domenica In» passa a Pippo Baudo. La condurrà fino al 1935 anno in cui stabilisce il primato delle otto ore in diretta. Conduceva anche lo spettacolo abbinato alla lotteria Italia. LA STAGIONE DI DAMATO E' durata solo una stagione, l'epoca di Mino Damato a «Domenica in». Il giornalista ha legato la sua apparizione net programma più seguito nel giorno di festa ad alcuni numeri come «la passeggiata sui carboni ardenti». ALL'INIZIO FU CORRADO E1 il 3 ottobre 1976. Quel giorno nasce «Domenica In» il primo contenitore della tv italiana. A condurlo è Corrado Montoni. Lo affianca la valletta Dora Moroni. E da subito ottiene un buon gradimento di pubblico. RAFFAELLA, MARISA E EDWIGE Dopo Damato tre donne: la prima stagione Raffaella Carro, con la quaie «Domenica in» doveva ufficialmente chiudersi. Poi la decisione di continuare affidando il programma a Marisa Laurito ('88-'89)epoi a Edwige Fenech C89-'90). IL REGNO DI MARA Mara Venier debutta a «Domenica In» nell'autunno del '93. Condurrà il talk-show per altre tre stagioni, compresa quella in corso, pur tra polemiche e colpi di scena, a cominciare dai numeri di Giucas Casella. , ppe colpi di scena, a cominciare dai numeri di Giucas Casella. ia» er

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