Una tonnellata di marijuana

Una tonnellata di marijuana Una tonnellata di marijuana Diciotto arresti sulle coste pugliesi LECCE. Poco più che puntini sull'Adriatico piatto, i gommoni sono tornati carichi di clandestini e di droga sulle stesse rotte che, prima della crisi albanese e del tragico naufragio di marzo, scafi veloci percorrevano gonfi di armi e marijuana, eroina e armi, disperati e donne da mettere sul marciapiede. In pochi giorni la bonaccia ha portato sulle coste pugliesi una piccola flotta d'imbarcazioni e quasi una tonnellata di marijuana. Diciotto gli arresti: scafisti e clandestini che portavano in grossi borsoni droga destinata a mercati italiani ed esteri. Due i gommoni sequestrati. Ma non è tutto qui. C'è il pericolo che riprenda in grande anche il traffico di armi. Segnalati sbarchi di kalashnikov non solo nel Salento, la costa più vicina a Valona, ma anche a Taranto, lungo un percorso che impone ai trafficanti di doppiare Capo Santa Maria di Leuca prima d'infilare il Golfo. Quanto sta accadendo dimostra che è possibile intercettare i grossi pescherecci, difficilissimo star dietro ai gommoni che sfrecciano nella notte. Dopo i 270 chili recuperati dalla polizia qualche giorno fa, la GdF ha sequestrato, tra venerdì e sabato notte, 726 chili di marijuana sbarcata in borsoni da cittadini albanesi. Qualcuno dei clandestini ha tentato invano di sbarazzarsene gettandola in mare. Bollettino fitto. Venerdì notte, tra San Cataldo e Otranto, 263 chili di marijuana e due scafisti arrestati. Sabato notte, a Casalabate, ancora costa leccese, 77 chili; a Torre Chianca, 6 chili. Tra Roca e Leuca, in collaborazione con i carabinieri, la Finanza ha sequestrato altri 200 chili di droga e arrestato 13 albanesi. Ad Apani (Brindisi) fermati dalla polizia 35 clandestini. Ma sono soltanto alcuni episodi di un traffico che è tornato massiccio e pericoloso, come il col. Salvatore Mistretta sottolinea in cifre: «Nel '95 sequestrammo solo 8 chili di marijuana. Lo scorso anno 1962. Da gennaio a oggi siamo già a quota 1686 chili. Segno che in Albania si sono accumulate in questo periodo consistenti scorte. E con il mare calmo, sono ripresi i viaggi». I clandestini arrivati potrebbero essere disperati che non hanno pagato il biglietto ai traghettatori offrendosi come corrieri della droga. Ma non si può escludere che siano invece malavitosi tornati in Italia sotto falso nome. Nessuno ha con sé documenti. La direzione distrettuale antimafia aggiunge le segnalazioni di una ripresa del traffico d'armi. Armi messe sul mercato dopo il saccheggio degli arsenali durante la rivolta albanese. «Abbiamo segnalazioni, ma non ancora riscontri oggettivi, di centinaia di kalashnikov arrivati nel Salento e anche a Taranto», dice il magistrato antimafia Cataldo Motta. «Il problema è serissimo». Si parte da un dato di fatto: il Canale d'Otranto è attraversato da imbarcazioni su cui può viaggiare di tutto. Le donne da mettere sul marciapiede sotto il controllo del feroce clan albanese finiscono nel Centro e nel Nord Italia. Le armi «che fanno comodo a tutti», come sottolinea Motta, hanno un mercato vastissimo. La marijuana e l'eroina vengono smistate soprattutto in Toscana, Piemonte, Lazio, Sicilia, ma anche all'estero. «A gennaio è stato fermato a Susa un Tir carico di eroina. Abbiamo notizie che dall'Olanda, un Paese in cui pure si produce una marijuana di ottima qualità, se ne acquisti dal mercato albanese. Ed è pensabile che questo avvenga con un baratto: marijuana contro cocaina». Gli albanesi, fa intendere Motta, che già hanno «soppiantato in alcune regioni del Nord Italia i calabresi nel racket della prostituzione», potrebbero diventare potentissimi. Ionio Atti no Attraverso il canale d'Otranto riprende anche il traffico clandestino di armi e donne La perquisizione di un albanese appena sbarcato nel porto di Brindisi

Persone citate: Cataldo Motta, Motta, Roca, Salvatore Mistretta, Torre Chianca