Si ubriacano e rubano due Bombe di Anna Zafesova

Autori del furto (il primo al mondo) 2 dipendenti che avevano fatto una scommessa Autori del furto (il primo al mondo) 2 dipendenti che avevano fatto una scommessa Si ubriacano e rubano due Bombe Russia, le armi atomiche ritrovate in un garage MOSCA NOSTRO SERVIZIO Due testate nucleari rubate e tenute nel garage sotto casa, come un motorino o dei pezzi di ricambio. Questi i contorni di una vicenda che avrebbe potuto avere conseguenze apocalittiche e che entrerà nella storia come il primo furto di armamenti nucleari. L'agghiacciante rivelazione è stata fatta da Vladimir Orlov, esperto di armamenti e direttore del Centro per la politica e la sicurezza internazionale di Mosca, durante un convegno a Bonn, ed è riportata dal settimanale tedesco «Frankurter Allgemeine Sonntagszeitung». Il fatto è avvenuto nel 1993 in un impianto nucleare nell'Est degli tirali, conosciuto con il nome in codice di «X zavod», la fabbrica X. Probabilmente si tratta della famosa Snezhinsk, ex Celiabinsk70, la città segreta dove si svolge l'intero ciclo della produzione nucleare, dal plu¬ tonio alla bomba. Gli autori del furto del secolo, i cui nomi vengono taciuti, erano due dipendenti della fabbrica X che una bella sera, dopo aver buttato giù parecchia vodka, decisero di fare una scommessa con gli amici: rubare una bomba. Detto fatto, probabilmente senza troppi problemi. Dopo qualche giorno di frenetiche ricerche e ipotesi terrificanti sulla mafia nucleare e sul terrorismo atomico, i servizi di sicurezza russi ritrovarono le due testate, che se ne stavano tranquille nel garage di uno dei due ladri, nel bel mezzo di un quartiere residenziale. Altro che James Bond, altro che la malefica «Spectra» che rubava le bombe atomiche per conquistare il mondo. Al posto di criminali internazionali c'erano - per fortuna due russi in vena di scherzi che, probabilmente, non si rendevano nemmeno conto della pericolosità del bottino. Come quegli altri due sprovveduti di Pietroburgo, un macellaio e un idraulico, che un paio di anni fa, dopo aver letto sui giornali del contrabbando nucleare, convinsero un amico che lavorava in un impianto militare a rubare un po' di uranio. Lo conservarono in casa, in un barattolo di vetro, accanto al sale e allo zucchero. Quando uscivano di casa per cercare un acquirente - che non trovarono mai - si mettevano in tasca un po' di uranio in una busta di plastica. Finirono tutti e due prima nelle mani della polizia e poi in ospedale. Ma il ridicolo di questi episodi mette in luce il vero problema: gli impianti nucleari russi - in tutto il Paese ce ne sono circa duecento, tra depositi, laboratori, fabbriche e reattori - sono diventati un colabrodo. E i furti di materiali radioattivi in questi ultimi anni si contano a decine. Prima del 1989 se n'erano verificati solo due. Dopo è stata una valanga. Il traffico di nucleare nell'ex blocco sovietico ha già fatto suonare l'allarme rosso in tutti i servizi segreti occidentali. Ma oltre a corrieri della misteriosa mafia nucleare in questi ultimi anni sono stati presi parecchi «dilettanti» che speravano di fare un po' di soldi con la vendita di uranio o cesio. Nelle fabbriche militari come in tutto il resto della Russia i salari vengono pagati con mesi di ritardo (il direttore di Celiabinsk-70, non potendo pagare i dipendenti, si è sparato). E la gente cerca di sopravvivere con quello che trova sotto mano. L'epidemia ha ormai colpito perfino i centri più segreti, come Arzamas-16, la patria della bomba nucleare sovietica. Per il momento, almeno da quel che si sa, dalla Russia non è stato trafugato plutonio da bomba. Ma potrebbe essere solo questione di tempo. Anna Zafesova

Persone citate: James Bond, Vladimir Orlov

Luoghi citati: Bonn, Mosca, Pietroburgo, Russia