«Politici, le riforme si scrivono tra la gente»

Dalla Germania il capo dello Stato lancia un grido d'allarme ai neo-costituenti e ai magistrati Dalla Germania il capo dello Stato lancia un grido d'allarme ai neo-costituenti e ai magistrati «Politici, le riforme si scrivono tra la gente» Scalfaro: guai a isolarsi, si rischia una nuova Weimar WEIMAR DAL NOSTRO INVIATO «Le riforme si scrivono non solo per la gente, ma tra la gente: vivendone le necessità e le ansie, comprendendole le tensioni e le "agitazioni sociali": allontanarsene, anche con le migliori intenzioni, vuol dire perdere di vista un termometro umano e popolare». Lo sappiano i neocostituenti che lavorano alla commissione Bicamerale. E lo sappiano anche i magistrati. Isolarsi in tuia torre d'avorio, elaborando norme senza «avere la forza di stare in mezzo a questi fenomeni», è un esercizio sterile e inconcludente che può, addirittura, avvitarsi in un dramma: c'è un rischio Weimar dietro questa sorta di neo giacobinismo, il pericolo che, come accadde nella città tedesca dopo la Prima Guerra Mondiale, i politici non siano più in grado di cogliere i problemi del popolo e aprano, cosi, la strada a soluzioni di ogni tipo. Anche le più violente. Proprio da Weimar, nella sua prima giornata di visita in Germania, Oscar Luigi Scalfaro evoca per l'Italia la possibilità di un domani in cui la forbice tra politica e problemi reali delle persone si allarghi sempre più. E, così, alla domanda se non esista un rischio Weimar per l'Italia sballottata dalle polemiche sulla giustizia, risponde parlando della necessità di stringere questo patto tra chi si occupa di politica ed opinione pubblica perché «le leggi che si scrivono diventalo vita». Ma senza perdere di vista che, «se non si sta molto attenti, si arriva ad un punto da cui non e più possibile tornare indietro». E non a caso ricorda che proprio Weimar, città emblema del crollo della democrazia tedesca, innescò «quella violenza che travolge i principi e i valori. Anche ciò che viene scritto con tanta saggezza». Si conclude, così, con un allarme, la prima giornata della visita di Scalfaro in terra tedesca che in mattinata l'aveva portato ad Erfurt, capitale della Turingia e, nei prossuni giorni, lo condurrà a Berlino, Amburgo e Bonn. In mattinata, il suo primo approccio con la Germania dei ((professori» che, come lui stesso aveva lamentato settimane fa, spesso danno voti e pagelle e mettono l'Italia «un giorno dentro e un giorno fuori dall'Europa». Ma il Capo dello Stato lascia da parte le polemiche e le frecciate con cui aveva colpito la Bundesbank. Ed anzi: è accomodante, il Presidente, almeno quanto allora era risentito. Addirittura ecumenico nel suo invito che ripercorre il titolo di una famosa pastorale del cardinale Pellegrino: «I nostri popoli sono nello stesso viaggio verso l'Europa. Ed è sempre un grande conforto camminare insieme per lo stesso obiettivo». Quasi ambasciatore in aiuto di un governo in difficoltà, Scalfaro, dovrà muoversi in questi quattro giorni tedeschi su un terreno difficile, reso ancora più viscido dal vaticinio d'una delle più prestigiose banche private di Germania, la Commerzbank, secondo cui l'Italia ha due terzi di possibilità di essere esclusa dalla moneta unica. Una sorta di verdetto che, secondo im- portanti istituti di ricerca, potrebbe coinvolgere addirittura la Germania, assediata da una disoccupazione gravissima. Anche se più di un osservatore spiega che il vero scoglio dell'ingresso di Bonn in Europa sta più nella resistenza della banca centrale che nel deficit superiore al 3% del Pil: «Quelle sono percentuali che si potrebbero ridurre attraverso misure finanziarie di estrema semplicità. Basterebbe deciderlo». Ecco lo scenario in cui si dipanerà questa visita di Stato tra economia e politica. Uno scenario difficile, appunto, ma sono considerazioni che, in questa mattinata sotto la neve, bisogna sforzarsi di esorcizzare: «Italia e Germania hanno rapporti attivi, molto forti e molto intensi» dice Scalfaro al cancelliere del Land di Turingia, Bernardh Vogel. E Piero Fassino, sottosegretario agli Esteri che accompagnerà il Presidente nei primi due giorni di questo viaggio in attesa di passare il testimone al ministro Dini, dà il suo doveroso contributo per annacquare le voci incendiarie che, da Bruxelles, vorrebbero l'Italia relegata nella serie B dell'Europa economica: «Da qui a maggio '98, momento in cui si giungerà alla verifica del rispetto dei parametri di Maastricht, certo sentiremo molte altre voci del genere. L'importante è avere freddezza e con. / seguire lungo la /f strada che ci J siamo prefissati. IEP** E questa visita del Presidente serve a rafforzare i rapporti tra Italia e Germania in mia fase calda nella quale si compiono scelte decisive per l'Europa». Renato Rizzo «quella violenza che travolge i principi e i valori. Anche ciò che viene scritto con tanta saggezza». Si conclude, così, con un allarme, a prima giornata della visita di Scalfaro in terra tedesca che in mattinata l'aveva portato ad Erfurt, capitale della Turingia e, nei prossuni giorni, lo condurrà a Berino, Amburgo e Bonn. un governo in difficoltà, Scalfaro, dovrà muoversi in questi quattro giorni tedeschi su un terreno difficile, reso ancora più viscido dal vaticinio d'una delle più prestigiose banche private di Germania, la Commerzbank, secondo cui l'Italia ha due terzi di possibilità di essere esclusa dalla moneta unica. Una sorta di verdetto che, secondo im- II presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro II presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro