«Giudici, state al vostro posto» di Antonella Rampino

«Giudici, state al vostro posto» «Giudici, state al vostro posto» Fini: ma i veri «colpevoli» sono pochi IL PRESIDENTE DIAN OROMA NOREVOLE Fini, come giudica l'offensiva dei giudici contro gli orientamenti che la Bicamerale va prendendo per riformare l'ordinamento giudiziario? «Come tutte le persone di buonsenso, e come chiunque sappia che cosa è la democrazia, trovo inaccettabili e gravissime le dichiarazioni che i giudici hanno fatto ieri. I magistrati hanno il dovere di far rispettare scrupolosamente le leggi. Ma le leggi, in democrazia, vengono approvate dal Parlamento». E' un problema di rispetto delle prerogative del Parlamento, lei dice. Ma i magistrati, in democrazia, non devono esprimere opinioni su quanto si va legiferando, e li riguarda direttamente, oppure lei trova che si sia semplicemente ecceduto nei toni? «E'gravissimo che non si rispetti il Parlamento, dal mio punto di vista. Le dichiarazioni che hanno fatto ieri alcuni magistrati, che per fortuna sono una minoranza, ma una minoranza che oggi è colta da un delirio di onnipotenza, sono inaccettabili. Se le avesse fatte qualsiasi altro rappresentante, di qualsivoglia altra istituzione, ci sarebbe stata una levata di scudi maggiore a quella che si è verificata. Immagini cosa sarebbe successo se posizioni simili l'avessero prese gli alti gradi delle forze armate. Si rende conto? Tutti hanno diritto di esprimere opinioni. Ma quello di ieri era un ultimatum, una sorta di ukase. Per i toni usati, e perché, di fatto, è stato detto: "Non potete fare le leggi così"». Si riferisce alla posizione del procuratore Saverio Borrelli? «Borrelli è il pm che ha dato il via a tutte queste polemiche. E per fortuna che le sue dichiarazioni sono state corrette da magistrati altrettanto importanti, come Tinebra e la Paciotti, consapevoli del fatto che si era superata la soglia del consentito. La Paciotti ha detto, finalmente, di preferire magari una cattiva legge votata da un libero Parlamento ad una buona legge imposta da troppo autorevoli magistrati. Ecco, questa non può che essere la posizione di un magistrato. Perché anche il magistrato è un cittadino, e deve sapere cos'è la democrazia». Eppure Giancarlo Caselli, per esempio, si è limitato a dire che toccare l'obbligatorietà dell'azione pe¬ nale è un affronto alla magistratura. «Non sono dell'avviso che vada cancellata l'obbligatorietà dell'azione penale. Però alcuni magistrati dovrebbero rendersi conto che con certe posizioni così estremistiche ed inaccettabili finiscono per danneggiare la magistratura». Mi scusi la malizia, ma quanto lei dice, proprio in -riferimento a Caselli, fa venire il dubbio. Alleanza nazionale ha sempre difeso il cosiddetto «partito dei giudici». Non sarà che lei prende le distanze proprio ora che avete un indagato, Lo Porto, e un imputato, l'ex parlamentare Scalone, proprio nel mirino di Caselli? «Quando ci sano state le vicende a cui lei fa riferimento noi abbiamo detto in maniera inequivocabile che la magi¬ stratura doveva fare tutti gli accertamenti del caso, perché è giusto che sia così, e ci siamo detti certi dell'estraneità agli addebiti di coloro che sono oggi sotto indagine. L'abbiamo dotto subito, sei mesi fa, è di tutta evidenza che se oggi diciamo ai magistrati che non dovrebbero superare il ruolo che la Costituzione assegna loro, non lo diciamo perché c'è un'indagine in corso a Palermo. Ma perché è giusto dirlo». Bene, ma perché allora proprio voi, e proprio adesso, avete abbandonato il «partito dei giudici»? «Perché il partito dei giudici, o quello dei magistrati, non è mai esistito. E' che in un certo momento c'è stato il partito trasversale degli imputati, un partito che tentava di delegittimare l'attività di moralizzazione che la magistratura andava compiendo. In quel momento lì era sacrosanto sostenere l'azione della magistratura, così come lo è ancora adesso. Oggi però, qualcuno all'interno della magistratura deve comprendere che non si può andare oltre il ruolo che la Costituzione assegna ai magistrati». Autonomia della magistratura, e separazione delle carriere, infiammano il rapporto tra giudici e politici. Qual è la posizione di Alleanza nazionale, a questo punto del dibattito? «L'autonomia della magistratura, che certamente va garantita, viene scossa proprio da sortite completamente fuor di luogo. Come quelle di Davigo che dice "In questa Italia sgangherata noi siamo i migliori". E' una posizione da casta sacerdotale. Per il resto, noi siamo tendenzialmente più per una netta separazione delle funzioni che non delle carriere. Poi è altrettanto vero che quando si entra nel merito si possono trovare soluzioni che garantiscono il raggiungimento dell'obiettivo a prescindere dalla definizione lessicale. L'importante, dal nostro punto di vista, è la sostanza». Antonella Rampino

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