«Parla per sé, e fa danni» di Giovanni Bianconi
«Parla per sé, e fa danni» «Parla per sé, e fa danni» Borraccetti: lui non ci rappresenta ROMA A sbagliato, nel metodo e nel merito», dice di Francesco Saverio Borrelli il segretario nazionale di Magistratura democratica, Vittorio Borraccetti. Sabato ha partecipato - intervenendo, a differenza del procuratore di Milano all'assemblea dei magistrati, e il giorno dopo trova i giornali pieni del nuovo duello Borrelli-Berlusconi. «Ma Borrelli è solo un magistrato tra tutti gli altri. Autorevole, certo, ma non rappresenta la magistratura italiana». Perché critica il suo collega, dottor Borraccetti? «Perché mentre era in corso l'assemblea dell'Anni lui ha fatto una specie di conferenza stampa per i fatti suoi». E non ha il diritto di dire quello che pensa, soprattutto se i giornalisti glielo chiedono? «Ha il diritto di fare e dire quello che vuole, ma doveva immaginare che poi i giornali si sarebbero concentrati su di lui. Perché non è intervenuto in assemblea, come hanno fatto Caselli, Maddalena e tanti altri, dimostrando di riconoscersi nella linea dell'Associazione? Insomma, Borrelli ha parlato per sé, e non può essere considerato rappresentativo della magistratura associata. Tutto questo non toglie nulla ai meriti e alla gratitudine che gli dobbiamo per il suo lavoro». E' preoccupato che salti la tregua tra voi e i politici? «Certo che la polemica e la personalizzazione del conflitto non giovano alla nostra causa, che poi è la causa della giustizia. Tanto più che secondo me il conflitto non &'è attenuato, c'è ancora tutto. Però negli ultimi giorni eravamo riusciti a instaurare un clima più fruttuoso, per ragiona- re sul contenuto delle proposte e ascoltare tutti. Questo clima, ora, può essere pregiudicato». Sul merito di ciò che ha dichiarato Borrelli, cosa ha da ridire? «Che Berlusconi è comunque il leader dell'opposizione: liquidarlo come un semplice imputato non è giusto, perché questa sua condizione non può interferire nel confronto sulle proposte, che deve avvenire sul piano politico. Il fatto che sia imputato può essere un elemento per valutare quello che propone, ma noi dobbiamo confrontarci con le istanze che vengono dal mondo politico, compreso Berlusconi». Sta dicendo che, per il leader di Forza Italia, ci potrebbe essere un conflitto di interessi sulla giustizia come sulle tv? «Qualcosa di simile, ma non è questo il punto. Perché anche Prodi è un imputato e D'Alema un indagato, e allora con chi dovremmo discutere?». Anche lei, come la presidente dell'Anm Paciotti, preferisce una «cattiva legge votata da un libero Parlamento a una buona legge imposta da troppo autorevoli magistrati»? «Sì, e aggiungo Parlamento informato, che è esattamente il significato del nostro apporto: far conoscere ai legislatori le conseguenze delle loro scelte. Poi è chiaro che interviene il primato della politica. Quanto ai grandi protagonisti della vita giudiziaria italiana, dovrebbero sapere che è anche grazie alla crescita della qualità dell'associazionismo dei magistrati che hanno potuto svolgere il loro lavoro con successo. Ecco perché non vale la pena parlare per conto proprio». C'è chi dice che è in azione il «partito delle Procure». «Non è così, perché nell'Associazione magistrati ci sono non solo pm, ma tantissimi giudici. E tanti giudici hanno parlato all'assemblea di sabato. Poi è normale che la stampa si rivolga ad alcuni pubblici ministeri che hanno maggiore visibilità, così come va considerato che uno dei punti dell'attacco all'indipendenza e all'autonomia della magistratura riguarda proprio i pm. Ma in questa occasione s'è mossa la magistratura nel suo insieme». A parte i rischi del «duello Borrelli-Berlusconi», non è anche lei rassicurato dagli sviluppi del confronto sulla giustizia? «Penso che ci sia ancora molto da temere e da lavorare, perché i tentativi di condizionare i pm e l'obbligatorietà dell'azione penale non sono finiti. Di buono c'è il recupero di un terreno utile di confronto, soprattutto con quella parte politica, il centro-sinistra, che è tradizionalmente più attenta alla difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura». Giovanni Bianconi Il procuratore di Milano «sbaglia a personalizzare il confronto» Vittorio Borraccetti segretario nazionale di Magistratura Democratica
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