Vigna: colleghi, basta con le urla

Vigna: colleghi, basta con le urla Vigna: colleghi, basta con le urla Ma non abbiamo usurpato il potere ai politici» «. IL PROCURATORE ANTIMAFIA IROMA L clima ò di nuovo parecchio surriscaldato: ormai si ò allo scontro aperto fra magistrati e politici. Procuratore Vigna, non è anche un po' colpa del convegno di venerdì? «Beh, l'incontro ò stato un momento di riflessione e, quindi, opportuno. In generale penso si debba tenere presente che, fermo restando il primato della politica nell'indicare le scelte da fare sulla legislazione - anche costituzionale - il magistrato debba non intromettersi in queste scelte, ma segnalare fatti e realtà che derivano dalla sua esperienza». Però, oltre ai dati conoscitivi e all'esperienza, sono arrivati anche dei giudizi... «Giudizi personalizzati. Io sono per sostituire alle parole urlate le parole consapevoli. Da tutte le parti». Sta dicendo che il procuratore Borrelli ha esagerato? «Questa è una valutazione che lascio a voi. Per quel che mi riguarda posso confermare che sarebbe utile che il confronto sui temi della giustizia fosse meno surriscaldato. Ripeto i magistrati portano il peso dell'esperienza, il potere politico poi assame le sue decisioni e le conseguenti responsabilità». E' d'accordo con quanti denunciano una certa rivincita da parte dei politici, che vi accusano di usurpazione di potere? «Non parlerei di usurpazione. In Italia si è verificato che la magistratura, prima col terrorismo, poi con la mafia e la corruzione, si è doverosamente interessata di sistemi criminali. Ora, quando il magistrato si trova ad interessarsi di fenomeni, di sistemi, in realtà provvede a fare ciò che avrebbero dovuto fare altri. Cioè: un sistema così complesso come quello dei crimine organizzato e della corruzione avrebbe dovuto essere affrontato e risolto da decisioni politiche. Questo non ò avvenuto ed ecco il ruolo di supplenza della magistratura. E' naturale che, affrontando un fenomeno e non un caso singolo, il magistrato possa essere più attento alla tutela della collettività che non a quella delle garanzie dell'individuo». Certo, e infatti siete stati accusati di abusare: le manette facili, l'arresto come invito alla collaborazione... «Teniamo presente che dopo l'89, col nuovo codice, il pm non ha un potere di decisione sulla libertà del cittadino. Ma bisogna pure tener presente che la custodia cautelare non può essere mezzo di ricerca della prova». Però qualche volta lo è stato. «Qualche volta può essere avvenuto». Dottor Vigna, la maggior parte delle persone ragionevoli riesce ad essere d'accordo su analisi come la sua. Il dibattito sembra scivolare ora sui rimedi. Per esempio: l'atteggiamento eccessivamente protettivo del Csm e il conse- guente tentativo di cambiarne la composizione. Cosa pensa di tale proposta? «No, non sono d'accordo. Intanto perché non mi sembra che il Consiglio superiore - come dimostrano le statistiche - sia stato eccessivamente perdonista coi magistrati. Si potrebbe semmai studiare un sistema per rendere obbligatoria l'a¬ zione disciplinare da parte del ministro. L'aumento del numero dei consiglieri di estrazione politica, quello no. Insorge il problema serio dell'indipendenza». E' quindi contrario anche alla separazione delle carriere? «Se non afferma un mantenimento forte del pubblico ministero nell'ordine giudiziario, senza separazione delle carriere, il pm va a finire nell'ordùie amministrativo. E questo perché la nostra legislazione ha favorito una sempre più accentuata omologazione delle funzioni del pm con quelle della poli¬ zia giudiziaria. Ecco: sono contrario alla separazione delle carriere, mentre sono favorevole ad una netta distinzione delle funzioni tra pm e giudice». Ma non c'è una esorbitanza di potere del pm? «Non mi pare. E comunque non è la separazione delle carriere la garanzia per il cittadino. Come cittadini dovete auspicarvi un magistrato professionale». Ma è questo il problema. Non sempre la magistratura è apparsa del tutto difendibile. Se non ci sono efficaci azioni de¬ terrenti... «Sono già previste da un disegno di legge del ministro che prevede una rivalutazione della professionalità dei magistrati». Dottor Vigna, non c'è stata una tendenza a rincorrere il processo più «gettonato», anche ai fini della carriera? «Visibilità e carriera non si accoppiano. E' avvenuto, anche con la complicità dei mezzi d'informazione, che si è dato un grosso valore all'indagùie preliminare e, dunque, a chi la conduceva. Si può spiegare così questo protagonismo dei magistrati, cercato e a volte imposto dai fatti». Un'ultima domanda: c'è una discussione sul reato di falso in bilancio. Lei come la pensa? «Dico che non si può depenalizzare il falso in bilancio. Io vedo il problema soprattutto dall'ottica della lotta alla criminalità organizzata. So che la mafia reinveste i soldi illegali nell'economia legale e ne adotta gli strumenti. Se rendo trasparente il sistema finanziario, lotto anche contro il crimine. Questa è la mia visione». [d. c. d.]

Persone citate: Borrelli, Vigna

Luoghi citati: Italia