D'Alema: Gramsci, un liberista di Maurizio Assalto

Illy: un anno tra due fuochi li leader pds «rilegge» il fondatore del pei: si collocò dalla parte della modernità D'Alemo; Gramsci, un liberista «Vide nel sindacato i segni del conservatorismo» Per carità: nei giorni in cui la corsa all'annessione ideologica porta il Secolo d'Italia a reclutare nientemeno che Gobetti, nulla di male se D'Alema si riappropria dei tesori di casa. Ma non era mai capitato che un erede rispolverasse i propri padri per annetterli a qualcun altro. E' accaduto l'altro giorno a Cagliari, dove il leader pds ha partecipato a una tavola rotonda in conclusione di un convegno di quattro giorni sull'attualità di Gramsci e del suo pensiero politico. Attualità che nella rilettura dalemiana si spinge a livelli insospettati. Non si tratta soltanto di ricordare come il pensatore comunista già nel '26 scrivesse «che la forza propulsiva della rivoluzione d'ottobre si era esaurita, idee riprese nell'elaborazione togliattiana del '56 e più tardi da Berlinguer». Troppo facile. Gramsci non era soltanto un «comunista eretico». Era un assertore del modello fordista. Un adepto del liberalismo. Un nemico del conservatorismo sindacale, dello statalismo, dell'assisten- zialismo. Quasi un «Chicago boy». «Nell'analisi della grande trasformazione capitalistica», ha argomentato D'Alema, «Gramsci si colloca dalla parte della modernità. Vede in ima certa resistenza sindacale alla grande trasformazione fordista dell'epoca un segno di spirito conservatore. Con una straordinaria apertura, contrappone l'idea libera dello Stato, che si lega all'innovazione, a una concezione statalista corporativa, propria del capitalismo dominante». Il presidente della Bicamerale ha citato un passo del saggio su Americanismo e fordismo in cui Gramsci parla della pubblica amministrazione come sorgente di «parassitismo assoluto», con «uomini relativamente giovani» che «dopo 25 anni di servizio (...) vivacchiano con pensioni più o meno grandi». «Questa forma di assistenzialismo», ha chiosato D'Alema, «veniva considerata un fatto corruttivo da un comunista che da una parte ricavava dal comunismo il senso del processo storico, e dall'altra parte era legato a ima cultura liberalo e persino liberista, che esaltava l'individuo, la sua funzione». E oplà, il piatto è servito. Qualche citazione opportunamente decontestualizzata, felpato understatement sul fatto che comunismo e liberalismo sono (per Gramsci, per i liberali) visioni della vita opposte e inconciliabili. Che il fondatore del pei, 60 anni fa, sia morto in carcere per ima causa che non era la sua? Maurizio Assalto II leader del pds Massimo D'Alema

Luoghi citati: Cagliari, Italia