Vincono i pm, cambierà la bozza Boato

Nel giorno della protesta rottura Polo-Ulivo. Grosso (Csm): deputati, siate indipendenti Nel giorno della protesta rottura Polo-Ulivo. Grosso (Csm): deputati, siate indipendenti Vincono i ptn, (ambierà la bona Boato I magistrati non abbassano la guardia ROMA. Nicolò Lipari, giurista ed ex senatore della de di De Mita, sta parlando da qualche minuto. Ha già strappato un paio di applausi, il tono di voce sale di parola in parola, e in conclusione quasi grida: «Come cittadino sono rimasto allibito al rifiuto di D'Alema di ricevere il parere del Csm sulle riforme. Quando stavamo cambiando il codice di procedura civile, di pareri ne abbiamo avuti eccome!». E' l'apoteosi. La sala affollata soprattutto di magistrati, attenti e partecipi ma finora compassati - si spella le mani a lungo, qualcuno grida «Bravo!». E meno male che non c'era stato nessuno «schiaffo» di D'Alema al Csm, se questa è la reazione. Dal pubblico Marco Boato si alza e va dalla presidente dell'Anni, Elena Paciotti, per chiederle di precisare che anche secondo lei il presidente della Bicamerale ha fatto bene. La signora non lo fa, e Marcello Pera, senatore di Forza Italia, abbandona la sala, non prima di aver detto alla Paciotti: «Sono rammaricato della sua mancata precisazione». Risposta del presidente dell'Anni: «Non posso replicare sempre, e poi la questione è un po' complicata». E' un momento di rinnovata tensione tra politici e magistrati, ma solo un momento. Perché l'aria che si respira dentro e fuori la sala Bernini del residence Ripetta non è di «scontro» né di «guerra». «Armistizio» e «pace», allora? Sono categorie che non piacciono ai magistrati né ai politici, ma l'impressione è che dopo le ultime prese di posizione di Massimo D'Alema e Pietro Folena - qualcuno dice marcia indietro - i magistrati siano più tranquilli. Anche se i problemi non sono tutti risolti. Elena Paciotti legge l'ultima proposta presentata dal pds ni Bicamerale e dice che va bene tranne nel punto in cui vuole cambiare la sezione disciplinare del Csm, rendendola più autonoma dal Consiglio e parificando il numero di «laici» e «togati»: «E' preoccupante, perché la storia insegna che proprio attraverso l'azione disciplinare si cerca di condizionare i magistrati. Aumentare la componente di derivazione politica mette a rischio l'indipendenza della magistratura». Folena ribatte che la sua è solo una proposta in discussione, non c'è «nessun prendere o lasciare, l'importante è che il «giudice del giudice» non sia «nemmeno lontanamente sospettato di perdonismo, come ha detto il procuratore generale della Cassazione». 11 fatto è che la riforma della Disciplinare è l'unico punto della proposta pds che piace a quelli del Polo perché per il resto, dicono, non cambia quasi nulla del sistema attuale: proporzioni immutate nel Csm, distinzione delle funzioni rinviate alla legge ordinaria, nessuna «modalità» per regolare l'azione penale. Dunque, se anche si supera lo scontro fra i giudici e il centro-sinistra, si ripropone quello più antico tra Ulivo e Polo. Ma per questo c'è tempo, oggi è il «giorno della protesta delle toghe» che si trasforma in un appuntamento per celebrare una mezza vittoria. Il professor Conso invita tutti ad evitare drammatizzazioni, «perché non siamo all'ultima spiaggia», e che i magistrati siano più tranquilli lo dimostrano gli applausi che salutano l'intervento di Folena, che comunque non rinuncia ai suoi ammonimenti: «I controlli di legalità sono aumentati per i politici, devono aumentare anche per i magistrati». 1 relatori (Cicala, Bruti Liberati, Almerighi e Criscuolo, uno per corrente) ribadiscono che nella Costituzione c'è da toccare poco o niente, soprattutto sulle carriere e l'indipendenza dei pm, sul Csm e sull'obbligatorietà dell'azione penale. E gli altri che si succedono alla tribuna sono quasi tutti sulla stessa linea. L'ex vicepresidente del Csm Galloni contesta la visione di una Disciplinare «perdonista»; quello attuale, Grosso, fa un applauditissimo appello ai parlamentari: «Cambiate il meno possibile il Csm»: c'è perfino un avvocato che si dice contrario alla separazione delle carniere tra giudici e pm. Il «sindacato dei giudici», insomma, riafferma compatto le sue posizioni, tanto che il senatore Pera, uno dei pochi «polisti» che hanno raccolto l'invito a par- tecipare, ribattezza questa giornata «il convegno dei no». Ma in serata raccoglie applausi nientemeno che Giuliano Urbani, il forzata vice-presidente della Bicamerale, che annuncia una sua proposta per superare la diatriba sulle funzioni (o carriere) separate tra giudici e pm, disegnando un «percorso il più possibile comune» tra le due categorie. Le posizioni concilianti di Urbani, però, non piacciono ai «duri» di Forza Italia. Sui giudizi favorevoli a D'Alema, Tiziana Parenti lo sconfessa pubblicamente: «Ha una posizione incomprensibile e diversa da quella di Berlusconi». Ma a fronteggiarsi col centro-destra, la magistratura associata è abituata, e oggi la discussione continua in un'assemblea a porte chiuse. Giovanni Bianconi Abbate: la partita non è ancora chiusa Liberati: nella bozza c'erano cose ridicole In sala anche Caselli Maddalena e Vigna COME CAMBIA LA «PROPOSTA» BOATO DOPO LA PROTESTA DI IERI ICade la parità fra laici e togati all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura (salvo che nella commissione disciplinare). 2Cadono alcune barriere tra le funzioni di giudice e quelle di pubblico ministero. 3Cade la disciplina legislativa dell'azione penale obbligatoria. A sinistra il presidente dell'Anm Elena Paciotti Qui sopra Pietro Folena

Luoghi citati: Roma