Manovrino altra bocciatura per il premier

La commissione Bilancio ha respinto le ultime misure per recuperare 15 mila miliardi La commissione Bilancio ha respinto le ultime misure per recuperare 15 mila miliardi Manovrino, ultra bocciatura per il premier Socialisti e pattisti si schierano con Polo e Lega ROMA. Bertinotti ha fatto scuola. Ieri i socialisti italiani e il patto Segni (che avevano duramente criticato il comportamento dei neocomunisti) hanno replicato alla Camera contro la «manovrina» quel che aveva già fatto Rifondazione comunista contro la missione in Albania. Hanno votato «no» in commissione Bilancio, schierandosi con Polo e Lega e mettendo in minoranza il governo. Un provvidenziale voto di fiducia, in aula, (il ventunesimo) arriverà per ricucire lo strappo, far passare la manovra economica e rendere del tutto identico il copione della commedia irresponsabile che stanno recitando le frange estreme. Rifondazione comunista ieri se la rideva. «Ora Prodi può vedere chi sono i suoi veri nemici nella maggioranza» era il commento soddisfatto di Oliviero Diliberto. Il pds era quasi senza parole. «Vedo che nella maggioranza aumenta la gente che si diverte un mondo al gioco del tiro della corda. Confidiamo nella corda. E nella benevolenza del Paese» era l'amaro commento di Fabio Mussi. Insomma, un modo per dire «che Dio ce la mandi buona» alle elezioni del 27 aprile. Sono proprio le imminenti elezioni ammistrative la causa della patologia febbrile che sta investendo la maggioranza di governo. Tutti i marginali sgomitano per differenziarsi e farsi not;.-e dagli elettori. Lo ha fatto il ministro Lamberto Dini, capo di Rinnovamento italiano, presentandosi a Milano (dove ha una sua lista autonoma) ad una manifestazione del Polo contro il governo (ma per la manovra-bis «Rinnovamento» ha votato a favore, come ha puntualizzato il portavoce Stajano). Lo ha fatto Bertinotti con l'Albania. Lo fanno ora Boselli, capo dei Socialisti italiani e Biracchi, del movimento di Segni. Entrambi membri della commissione Bilancio, entrambi usciti a destra dal movimento di Dini pur restando nella maggioranza. Boselli, in particolare, ha interesse a far parlare di sé visto che a Milano e Torino è sceso in campo assieme a Ugo Intini con liste di Socialisti unitari. Per vedere se può resuscitare il partito socialista. «Il nostro è stato uno strattone riformista - ha spiegato Roberto Villetti, dei socialisti italiani -. Se Rifondazione tira la corda da una parte e minaccia tutte le volte di spezzarla, è necessario che la parte riformista la tiri dall'altra parte». E, copiando sino alla fine Bertinotti, anche i socialisti e i pattisti promettono che la fiducia al governo la voteranno. Anche se alla Camera, il governo otterrebbe ugualmente la fiducia senza di loro. «Sono tranquillo» è stato il commento di Prodi alla vicenda. Il presidente del Consiglio proprio ieri mattina, come se presagisse questo ennesimo strappo, in una intervista aH'«Unità» definiva «un tormento- ne» il fatto che «ogni volta si mette in dubbio la sopravvivenza del governo, sopravanzano i contrasti e ogni volta bisogna rimettere in moto il meccanismo». L'opposizione del Polo ha subito esortato Prodi a dimettersi, ma senza troppa convinzione. Fini, per esempio, consiglia al governo di ritirare la manovra ma non gli dice di andarsene. E i capigruppo di Forza Italia parlano di «morte clinica» del governo (La Loggia) e di «ennesima sberla» (Pisanu) ma neanche loro chiedono dimissioni. Attenti tutti al fragile equilibrio in cui si barcamenano governo e commissione per le riforme. Il problema del momento (specie per D'Alema) è come tirare nel gioco della Bicamerale anche Prodi, vincendo i suoi timori e le sue resistenze. Qualche risultato ci deve essere perché ieri il presidente del Consiglio ha detto che anche lui considera «essenziale il successo della Bicamerale. Senza, tutto sa¬ 30 luglio 1996: manovrina rebbe più arduo». Prodi nega di voler barattare il sì di Bertinotti alla revisione dello Stato sociale con l'affossamento del doppio turno elettorale (caro a D'Alema), che terrorizza Rifondazione comunista. Eppure, se non si sta occupando direttamente Prodi del problema, se ne stanno interessando i prodiani. Che hanno deciso di schierarsi, secondo quanto ha annunciato Bressa, per il doppio turno secondo il modello di Barbera (favorisce la nascita di coalizioni sin dal primo turno e lascia il 25 per cento di quota proporzionale) contro quello di D'Alema e Sartori. Ma Cossutta, presidente di Rifondazione comunista, ha già detto che non gli piace neanche questa soluzione. Alberto Rapisarda del tiro della corda. Confidiamo nella corda. E nella benevolenza del gioranza. Boselli, in particolare, ha interesse a far parlare di sé visto che a Milano e Torino è sceso in A sinistra presidente del Consiglio Romano Prodi Consiglio ha detto che anche lui considera «essenziale il successo della Bicamerale. Senza, tutto sa¬ A sinistra presidente del Consiglio Romano Prodi

Luoghi citati: Albania, La Loggia, Milano, Roma, Torino