Marecchiese, strada maledetta In 1600 metri, 37 morti per incidenti di Gabriele Romagnoli
Marecchiese, strada maledetta In 1600 metri, 37 morti per incidenti Marecchiese, strada maledetta In 1600 metri, 37 morti per incidenti ropa non esiste un nastro della morte che regga il confronto. Hanno riepilogato l'accaduto, cercato i nomi delle vittime e li hanno dislocati su una mappa ingrandita appesa alla parete. «Qui Dalla Vittoria, la sera che usciva dal bar e lo tirarono sotto. Qua quell'altro, come si chiamava?». E rispondeva Calisto Piergallini, che teneva tutti i nomi, mentre il ragionier Giardinieri li metteva in ordine alfabetico in un apposito stampato da distribuire a futura memoria. Hanno affisso volantini dovunque. Quello della parrocchia (avviso sacro) intima: «RICORDA, tu sei sulla via Marecchiese, VTA DI MORTE, controlla la tua velocità, NON UCCIDERE, NON UCCIDERTI». Quello del comitato annuncia: «L'asfalto della via Marecchiese è ormai divenuto rosso per il sangue dei tanti innocenti che vi hanno perso la vita» e chiede: «Di chi è la colpa? Chi sono e dove sono i responsabili che hanno permesso questa carneficina non intervenendo in maniera concreta in tutti questi anni?». In attesa di una risposta, Don Pasquale è entrato in canonica. In realtà, sembra una falegnameria, perché il parroco ha l'hobby dei lavori con il legno. Fa sedie e piccoli mobili «con legno povero». L'ulti- mo lavoro erano grandi croci da utilizzare in occasione della Via Crucis. Ne aveva già preparate quattordici. Ha pensato di aggiungerne altre ventitré e arrivare a trentasette, come le vittime di quel chilometro e rotti d'asfalto. I ragazzi dell'oratorio lo stanno aiutando. Dev'essere tutto pronto per la messa del 25 aprile. All'inizio, infatti, don Pasquale aveva pensato di piantare le croci lungo la Marecchiese, poi ha controllato e si è accorto che ne avrebbe dovute sistemare otto nella stessa curva, tre praticamente una sull'altra (con il rischio, molto elevato, che qualcuno ci si andasse a schiantare). Allora ha deciso per la processione. Potrà sembrare macabro, ma trentasi.'tte funerali lo sono di più. Dedicherà la messa ai «caduti della strada», poi li chiamerà per nome, uno a uno. Nome, cognome, età, chilometro del decesso. Un parente camminerà verso l'altare, prenderà la croce e si avvierà sulla strada. Trentasetu? croci in fila indiana, gli altri dietro e il traffico, per un giorno, che aspetti. Dice il prete che, nello stesso arco di tempo, !e stragi di piazza della Loggia, piazza Fontana e dell'Italicus hanno fatto trentasei vittime, una meno della statale 258, e che la morte sulla strada si dimentica: «E' come la goccia che buca lentamente la pietra: scava profondamente, ma lascia indifferenti le coscienze. L'incidente mortale va a una colonna sui giornali, ma se succede trentasette volte, merita trentasette colonne». E allora lavora di pialla, perché «la popolazione lo vuole, e Dio, pure». Vogliono, inoltre, «bande rumorose sull'asfalto in prossimità della scuola, per indurre a rallentare; segnaletica diffusa contro gli eccessi di velocità; lampeggianti prima degli incroci, autovelox per costringere gli automobilisti a rallentare, spaventati dalle multe». L'ultima richiesta, la più remunerativa per le sue casse, il Comune di Rixnini l'ha già esaudita. Per le altre, si vedrà. Sono previsti stanziamenti, purché non finiscano come i seicento milioni degli Anni Sessanta. Don Pasquale dice che non si fermerà, né lui né quelli del comitato. Se non otterranno quello che chiedono fermeranno il traffico non per la sola durata di una processione, ma per quella di un giorno, una settimana, un mese, tutti li con le loro trentasette croci in mano a rivendicare il curioso diritto di uscire di casa senza sentirsi dire da chi resta: «Vai e che Dio te la mandi buona». «Chiediamo troppo?» domanda, indicando la strada, proprio sotto la sua chiesa. La risposta gliela danno i motori che passano, il rumore amplificato di una pallina che sferraglia nella trottola della roulette cercando ostinata il numero su cui posarsi, quel trentotto che non dovrebbe esistere, eppure, rischia di uscire sulla ruota di Spadarolo, a fianco del Marecchia, tra Rimini e Arezzo, tra il mare e l'inferno. Gabriele Romagnoli In Europa non c'è una strada che possa reggere il tragico confronto
Persone citate: Calisto Piergallini, Dalla Vittoria
Luoghi citati: Arezzo, Comune Di Rixnini, Europa, Rimini
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