«Suggerivo le risposte da un telefono a gettoni»

LA VERITÀ' DI BALDINI «Suggerivo le risposte da un telefono a gettoni» «Suggerivo le risposte da un telefono a gettoni» LA VERITÀ' DI BALDINI ROMA DAL NOSTRO INVIATO Ha un'aria da cane bastonato che accentua con un atteggiamento curvo, gli occhi pesti di chi ha dormito poco, ogni tanto si prende la faccia tra le mani, insiste sulla sua biografia di «travet» ministeriale con uno stipendio che senza gli straordinari, «dopo 32 anni e mezzo di lavoro», ammonta a due milioni al mese. Eppure Umberto Baldini è un uomo che nella disgrazia non dimentica l'eleganza: ha un bel completo blu, scarpe lucidissime e quando usciamo a passeggiare nel sole inforca un paio di Ray Ban come quelli di Arrigo Sacchi. Ecco,l'uomo della truffa di «Domenica In». Ci racconta la sua storia e sembra più seccato per essere stato scoperto che pentito. Anzi accenna persino una smorfia di dispetto quando ci spiega che dai quattro quiz truccati con la Venier non ha raccattato una lira: «Dicono che i premi vengono pagati entro 30 giorni, ma non è vero». Ci tiene a dire di aver raccontato ai magistrati tutto quello che sa, giura che non esiste un «quarto uomo» e cioè la talpa dentro la Rai. Dice di non essere il «mostro» e che tutto è nato di «comune accordo con gli intermediari, l'idea e il modo di realizzarla», come gli suggerisce il figlio Stefano che va all'università («dipartimento spettacolo») e lo scorta. E perché lo ha fatto? Che domanda: «Per soldi». Baldini è dal suo avvocato, Mariano Buratti, che gli ha consigliato la confessione per evitare le manette e che ora dice: «Ha ammesso il suo errore e non è il mostro del secolo. Anzi, un vero delinquente si sarebbe fatto dare i soldi prima. Lui no». Chiaro che Baldini non è un «vero delinquente». Cinquantaquattro anni, una moglie funzionarla come lui negli uffici di via Benaglia a Trastevere. Contabile, addetto agli «emolumenti accessori» al personale dell'Intendenza. Alloggio modesto vicino all'Eur, mutuo da pagare. Oltre a Stefano, una figlia di 14 anni che va all'istituto per il turismo. E' uno che maldestramente ha tentato di fare il furbo come probabilmente fanno molti altri per «arrotondare» e che ora tenta di confinare la sua trasgressione a quelle quattro puntate di «Domenica In». Sarà vero? Vedremo. Signor Baldini, com'è cominciata? «Ho ricevuto l'incarico a "Domenica In" senza averlo chiesto». Perché ha accettato? «Per racimolare un po' di straordinario e anche per una questione di vanità». Quanto prendeva di straordinario? «Tremila lire all'ora». Per ogni puntata di «Domenica In»? «Il tutto durava circa sette ore e dunque 21 mila lire». E com'è andata? «Sono andato a viale Mazzini e pensavo di trovare un bussolotto o qualcosa del genere per estrarre i telefoni dei concorrenti». Invece? «Invece mi hanno messo in una stanza dove c'erano gli elenchi telefonici di tutt'Italia e dovevo scegliere i concorrenti». Questo significa che non sono mai stati estratti? «No, si faceva così». E non le è parsa una cosa irre- golare? «Avrei dovuto dirlo, non l'ho detto». E così ha preso anche lei dei numeri a caso? «Sì, ho fatto un pacco di fotocopie e le ho portate a casa». E poi? «Sono andato negli studi della trasmissione, mi hanno presentato Mara...». E com'è stata? «Una presentazione di sfuggita. Ma lì ho conosciuto gli autori che preparavano lo domande». E a lei quando le davano? «Alle 18 e 10, quando cominciava 90° minuto. E così ho capito che avevo quasi un'ora di tempo, fino alle 19». Un'ora per far cosa? «Un'ora in cui conoscevo domande, risposte e i telefoni delle persone che sarebbero state chiamate». E così ha realizzato che si poteva fare l'inghippo. Ma cos'è che l'ha fatta decidere? «I soldi. Alla prima puntata cui ho partecipato c'era un montepremi di 180 milioni». E cos'è accaduto nella settimana tra la prima e la seconda puntata? «Ho ricevuto un mare di telefonate. Amici, parenti, ma anche persone con cui ero in contatto per gli altri concorsi a cui avevo partecipato». Gli intermediari? «Sì, titolari di agenzie che organiz- I zano i concorsi. E abbiamo deciso; i loro mi avrebbero procurato il no- l me di un concorrente e io l'inserivo nella lista che veniva data a Mara». Ma le domande e le risposte quando le dava ai suoi amici? «Durante 90" minuto. Mara andava in camerino e io al telefono a gettoni». Telefonava ai concorrenti. «No, solo agli intermediari». Non aveva paura che la scoprissero? «Sì, ma l'ho fatto. Tenevo le spalle al muro, mi guardavo intorno, fa| cevo attenzione». Fino a domenica? «Per quattro volte, fino a domenica». Quando la Venier ha chiuso la trappola? «Non so se era una trappola. Quando è finita la trasmissione non sapevo nemmeno se tornare a casa. Mia moglie non sapeva niente. Sono tornato e non ho chiuso occhio». Fino a quando? «Alle 6 del mattino, quand'ò arrivata la Digos e mio figlio mi ha guardato in faccia». Cosa le ha chiesto? «Sei stato tu, papà?». Elei? «Ho detto sì, ho pianto e m'è sembrato che la vita finisse li». Cesare Martinetti a Quando cominciava Novantesimo minuto importavano le domande. Avevo un'ora di tempo per chiamare gli intermediari gpp tifi Avevo sempre paura Tenevo le spalle al muro, mi guardavo intorno e facevo molta attenzione Perché l'ho fatto? Peri soldi■■ £fi Io, per ogni puntata di Domenica in prendevo 21 mila lire L'equivalente di 7 ore di straordinario Ho confessato la truffa a mio figlio jip

Persone citate: Arrigo Sacchi, Baldini, Cesare Martinetti, Mariano Buratti, Ray Ban, Umberto Baldini, Venier

Luoghi citati: Italia, Mara, Roma