La Somalia macchia la bandiera dei parà belgi

Il ministro della Difesa: sono disgustato, i colpevoli pagheranno. Il battaglione sarà disciolto La Somalia macchia la bandiera dei para belgi Foto<hoa un bambino in bilico su un falò, prigionieri torturati Il ministro della Difesa: sono disgustato, i colpevoli pagheranno. Il battaglione sarà disciolto La Somalia macchia la bandiera dei para belgi Foto<hoa un bambino in bilico su un falò, prigionieri torturati BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A guardare le fotografie pubblicate ieri dalla «Dernière heure» viene da pensare che la missione delle Nazioni Unite in Somalia non fallì per caso. Restore Sape, si chiamava l'operazione, ristabilire la speranza. I metodi dei caschi blu, evidentemente, non hanno aiutato i somali a sperare nel loro aiuto. Sulla prima pagina del quotidiano spicca una grande foto a colori. Vi si vedono due paracadutisti belgi piegati su un somalo. Uno, col berretto blu in capo, lo tiene fermo per i capelli, schiacciandogli la faccia in terra. L'altro, calvo e con una sorta di torcia sulla fronte, armeggia in modo sinistro sulla sua schiena. «L'immagine qui accanto è stata deliberatamente scelta tra le meno scioccanti - si legge nella didascalia - altre, che pubblichiamo all'interno, sono invece insopportabili». E' vero. In una si vede un para che orina sulla testa di un somalo, probabilmente già morto, tenendogli uno scarpone sul collo. In un'altra due militari, il cui volto è stato dissimulato in redazione, tengono per i piedi e per le mani un bambino africano, facendolo oscillare sopra un falò acceso in una pignatta. Non si sa che fine abbia fatto il piccolo, se sia morto arrostito o no, ma è certo che l'onore dell'esercito belga non ne esce indenne. Queste ed altre immagini erano già state pubblicate due giorni fa dal quotidiano fiammingo «Het Laatste Nieuws». C'è un militare che orina su una tomba, un altro che tiene per i capelli un somalo, Un para belga in u via di Mogadiscio che secondo le testimonianze raccolte dal giornale fiammingo verrà ucciso subito dopo. Infine il cadavere di un bambino, o di un adolescente, che sarebbe stato «abbattuto dai nostri para». Si era già saputo di atrocità compiute da militari canadesi in Somalia. Dei belgi non si era parlato, eppure la giustizia militare del regno di Alberto II aveva aperto la bellezza di 200 procedimenti penali sui militari belgi in Somalia. Venti finirono con condanne varie al Consiglio di guerra, e 16 soldati del quarto reggimento di cacciatori a cavallo furono condannati per atrocità nel 1993. Questa volta però la forza delle immagini ha imposto la questione all'attenzione dell'opinione pubblica. La procura militare ha aperto un'inchiesta già da tempo, forse avvertita dal giornale fiammingo, e i due para che hanno arrostito il bambino somalo sono stati trovati. «Ci son voluti dieci giorni per identificarli», spiega il procuratore generale Minne. Il ministro della Difesa Jean-Poi Poncelet ha espresso «tutto il suo orrore e il suo disgusto» per le infami bravate dei para, ha detto che nei loro confronti sarà applicata «tutta la severità della giustizia», e ha minacciato di sciogliere il battaglione cui appartenevano: il «Telen». Ma il colonnello Gilbert Hertoghe invita alla prudenza, dice che «bisogna evitare le generalizzazioni», e sottolinea che alcune foto «possono far pensare a dei militari che applicano procedure normali, come l'arresto di un sospetto durante un pattugliamento notturno», [f. sq.] Un para belga in una via di Mogadiscio

Persone citate: Alberto Ii, Gilbert Hertoghe, Minne, Poncelet

Luoghi citati: Bruxelles, Mogadiscio, Somalia