Da Cuccia solidarietà a Romiti Bisogna cambiare le norme

Lettera al «Sole-24 Ore» di 45 imprenditori. Il piti: applicata la legge Da Cuccia solidarietà a Romiti «Bisogna cambiare le norme» Lettera al «Sole-24 Ore» di 45 imprenditori. Il piti: applicata la legge Da Cuccia solidarietà a Romiti «Bisogna cambiare le norme» TORINO. «De minimis non curat praetor», scrivono gli industriali. «Noi applichiamo la legge», replicano i magistrati. Le grandi aziende hanno onnai dimensioni tali che i vertici non possono essere considerati responsabili di tutto. Con queste considerazioni dopo la condanna in primo grado comminata dal tribunale di Torino, 45 imprenditori e banchieri italiani hanno manifestato solidarietà a Cesare Romiti in una lettera pubblicata ieri dal Sole 24 Ore. Tra i franatali anche Enrico Cuccia, presidente onorario di Mediobanca, in una delle sue rare uscite dal riserbo. E con lui altri uomini cresciuti alla stessa scuola di discrezione: il presidente di Mediobanca Francesco Cingano, l'amministratore delegato Vincenzo Marenghi, il vice presidente Antoine Bernheim, il presidente del Credito Italiano Lucio Rondelli. Un grido d'allarme non tanto contro la sentenza, che non viene mai citata nella lettera, ma per denunciare le difficoltà di gestione nelle grandi aziende italiane. «Noi abbiamo applicato la legge - replica il pm Marcello Maddalena in un'intervista a Radio Popolare -, abbiamo dato una nostra interpretazione e il giudice ci ha dato ragione. Se questi signori trovano che non va bene, che cambino la legge. Noi non possiamo far altro che applicarla». I firmatari della lettera - tra questi Luigi Lucchini, Mario Carraro, Letizia Moratti, Vittorio Merloni, Sergio Pininfarina, Andrea Riffeser, Leonardo Mondadori, Gianfranco Zoppas, Diego Della Valle e Alfio Marchini - ripropongono il problema dei rapporti tra imprenditoria e politica: «Non si possono perdere di vista le mutate dimensioni delle maggiori aziende e la complessità crescente delle strutture gestionali - scrivono per cui in altri Paesi vale il principio di escludere dal perimetro delle responsabilità operative i fatti con una rilevanza marginale rispetto alle di¬ mensioni dei conti delle imprese, quasi a ripetere il vecchio adagio: de minimis non curat praetor». La legge italiana, invece, non fa distinzione. E la magistratura «ritiene opportuno seguire criteri rigoristici, anche se essi possono portare a riflessi negativi, essi sì sproporzionati all'importanza dei fatti sulla vita delle imprese e sulla serenità della loro conduzione». A questo proposito, il pm Maddalena ha replicato: «Abbiamo discusso questo aspetto per giorni. Abbiamo concluso che ci sono certe notizie che, se non date, rappresentano una falsa informazione per il mercato, per i soci e i risparmiatori. E poi nella vicenda Romiti c'è un falso rilevante di natura qualitativa, oltre che di natura quantitativa. Un esempio? Se si ruba una macchina in un'azienda che ha un fatturato come la Fiat, sempre furto è. Non è che se si ruba a un ricco il reato non ci sia». La lettera, dopo la manifestazione dei cinquemila quadri e dirigenti Fiat al Lingotto e dopo la solidarietà espressa subito dopo la sentenza da molti imprenditori, tra i quali Fedele Confalonieri, Marco Tronchetti Provera e Diego Della Valle, ha provocato ieri nuove reazioni nel mondo industriale, politico e sindacale. Da un lato le dure prese di posizione dei Verdi («Ma questo Romiti è un orfa- no albanese?», si chiede ironicamente 0 capogruppo al Senato Maurizio Pieroni) e di Forza Italia (con l'europarlamentare Ernesto Caccavale che parla di ((ridicolo coro di solidarietà»). Anche Nerio Nesi, il ((ban¬ chiere» di Rifondazione che pure aveva manifestato solidarietà subito dopo la condanna, contesta il contenuto della lettera. «E' aberrante ritenere che un reato dovrebbe essere commisurato all'importanza della persona, fisica o giuridica, che lo ha commesso», spiega. Dall'altro le decine di fax di adesione ricevuti ieri dalla redazione del Sole. Nel dibattito è intervenuto anche Sergio D'Antoni: «Bisogna operare una riflessione più attenta - ha detto il segretario generale della Cisl -. Ragionando sul filo delle emozioni non si può essere sereni. Qualcosa però bisogna fare per arrivare quanto prima a trovare soluzioni più equilibrate». [r. i.] II presidente della Fiat Cesare Romiti

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