TELEVISIONE Se il controllato diventa controllore

TELEVISIONE Se il controllato diventa controllore TELEVISIONE Se il controllato diventa controllore Antonio MaccanAI dire mai, quando c'è I di mezzo la tv. Mai dire che l'accordo è fatto, come pareva martedì: il giorno dopo, puntuale, è arrivata la rottura in commissione al Senato sulla legge Maccanico, che istituisce l'Autorità per il settore delle comunicazioni, essenziale fra l'altro per poter procedere alla privatizzazione della Stet, e introduce una disciplina antitrust nel settore televisivo. Mai dire però che la rottura è definitiva, che il 13 maggio nell'aula di Palazzo Madama la maggioranza farà valere i suoi numeri, ricorrendo anche al voto di fiducia per far decadere migliaia di emendamenti dell'opposizione. Già ieri il Polo, e in particolare An che lo voleva fortemente, hanno ottenuto alla Camera l'avvio sollecito in commissione dell'esame di proposte di legge per cambiare i criteri di nomina del consiglio di amministrazione della Rai, ed è bastato questo per far parlare di schiarita. Fra i due provvedimenti non c'è alcuna relazione logica, ma ciascuno cerca di portare a casa quello che più gli sta a cuore. E poi quella data di maggio è ancora lontana, di mezzo ci sono le elezioiù amministrative, di mezzo ci sono anche altre cose (la Bicamerale, la giustizia alla Bicamerale, le altre riforme costituzionali con le possibili ricadute sulla stabilità del governo Prodi, le tensioni e le rivalità anche personali dentro l'Ulivo...) che in teoria con una nuova disciplina del settore televisivo non dovrebbero entrarci minimamente, ma invece sappiamo tutti che non è così. Infatti la rottura, formalmente, è avvenuta su un emendamento che riguarda le tre reti di Telepiù, in particolare sulla data per l'abbandono dell'etere terrestre della terza, al momento fissata entro l'agosto prossimo, che ha implicazioni per il numero complessivo delle reti nazionali su cui si misura il livello di concentrazione del sistema. Ma poi, sentendo protagonisti e comprimali di questa trattativa senza fine, c'è sempre il sospetto che ci sia di più, che ci sia anche altro. C'è chi parla di «clima politico cambiato», di «irrigidimenti su altre cose», di «legge tenuta in ostaggio». I Peraltro con la stessa plausibilità, I secondo le circostanze, si può pu¬ co re dire che è invece la normativa sulla tv a tenere in ostaggio le altre «cose», per un intreccio tra business n politica, tra aziende e partiti che è davvero unico al mondo, e non ha eguali in nessun comparto industriale italiano. Perciò è del tutto possibile che prima di quella data si riprenda a trattare, visto che - se come pare si vogliono escludere ulteriori proroghe - almeno al Senato la legge deve essere licenziata entro il 31 maggio. E dunque non è il caso di drammatizzare sull'ultima puntata della trattativa infinita, anche se è disperante l'ottica angusta con cui si affronta una materia che investe anche settori chiave come le telecomunicazioni e le nuove tecnologie, che toccano il futuro stesso del Paese. Una soluzione, tra un rinvio di date e una delega alla futura Autorità, si finirà per trovarla. I problemi sono altri, e per quelli non si vede soluzione. Il primo è l'intreccio strettissimo tra affari e politica, per cui interi partiti sono o trovano conveniente divenire bracci parlamentari delle aziende de! settore. Il caso più ovvio è quello di Forza Italia, il cui leader è anche il maggiore azionista di Mediaset, e che può contare sulla operosa solidarietà del Polo, come si vede al Senato. E certo è la situazione che più avvelena di sospetti la politica, anche se non è sempre chiaro «chi tiene in ostaggio chi». Ma la Tmc di Cocchi Cori, senatore dei popolari, può contare sul Partito popolare e su altri settori dell'Ulivo. E la Rai dispone di un partito trasversale. In teoria dovrebbe costituire un correttivo a questa malsana situazione la nuova Autorità di governo del settore, che disporrà di molti poteri. Sempre in teoria, dovrebbe essere espressione di neutralità rispetto agli enormi interessi in gioco. Ma, mentre il presidente sarà designato dal governo con parere vincolante delle commissioni parlamentari competenti, i suoi otto membri saranno eletti dal Parlamento. Saranno, fra Camera e Senato, quattro del Polo e quattro dell'Ulivo. E questo equivale a dire che sta per nascere una Autorità di regolamentazione del settore pienamente controllata dalle aziende che dovrebbero essere regolate. Rodolfo Brancoli oli j Antonio Maccanico

Persone citate: Antonio Maccanico, Cocchi Cori, Maccanico, Rodolfo Brancoli