«Non credo alla seduta spiritica»

Caso Moro, l'ex premier alla commissione Stragi: fatto tutto il possibile «Non credo alla seduta spiritica» Andreotti: e non ricordavo ci fosse Prodi Caso Moro, l'ex premier alla commissione Stragi: fatto tutto il possibile «Non credo alla seduta spiritica» Andreotti: e non ricordavo ci fosse Prodi ROMA. «Sinceramente non ci credo. Se ci fosse questa possibilità, invece di una commissione noi faremmo un centralino spiritistico...». Riascoltato ieri sera tardi dalla commissione Stragi, Giulio Andreotti insiste. «Ammesso che ci possano essere cose vere, ma non verosimili - ha premesso - non credo alla possibilità di raccogliere notizie con quel mezzo». Cioè attraverso una seduta spiritica, che è appunto il mezzo con il quale a suo tempo Romano Prodi ed altri suoi amici vennero a sapere la «notizia» di (via) Gradoli. Non è che Andreotti non ci abbia creduto «per ragioni confessionali» - essendo lo spiritismo negato da Santa Romana Chiesa. «Di questa storia - ha osservato - non ero al corrente specificamente, giorno per giorno. L'ho saputo più tardi». E tanto poco le diede impor¬ tanza da non ricordare «i nomi dei partecipanti a quella trasmissione coperta» nella quale si ritrova coinvolto l'attuale presidente del Consiglio. L'ipotetica fonte dell'«autonomia bolognese» Andreotti non l'ha nominata, stavolta. Anzi, ha pregato i commissari di «non insistere, sennò viene poi interpretato come un desiderio di disturbare il navigatore». Che è suonato come un altro modo per non nominare il nome di Prodi. Per il resto, sempre rispetto al caso Moro, nella sua audizione Andreotti ha rivendicato tutto, come ormai gli sarà capitato una decina di volte, davanti a tribunali e commissioni d'inchiesta. E quindi: per salvare Moro «è stato fatto quello che al momento si ritenevo possibile». Ad Andreotti «non risulta che ci sia stato chi non si sia impegnato adeguatamente». Anche nei servizi segreti? Certo, «an- che lì nessun atteggiamento passivo, P2 o non P2». Chi fosse rimasto inerte, «sarebbe un folle e un mascalzone». Comunque, «bisogna guardare alla pubblica amministrazione nel suo complesso e nelle sue articolazioni». In ogni caso «le difficoltà erano oggettive, vere». A Roma, «esistono decina di migliaia di appartamenti abitati da coppie in cui lavorano sia la moglie che il marito, e che quindi non erano in casa. Non si potevano sfondare tutte le porte». Conclusione: «Pur- troppo non si riuscì». Trattative dei socialisti con gli autonomi Pace e Piperno: «Allora non seppi», Craxi gli aveva detto solo dei contatti con l'avvocato Guiso, ma è probabile che gli autonomi fossero controllati «in via riservata» (questo ultimo punto non s'è capito bene). La linea della fermezza era obbligata: «Pensiamo a che sarebbe successo se per salvare uno di noi avessimo liberato i 13 brigatisti». Berlinguer era d'accordo. Però «seguimmo tutte le strade», compresa quella, attraverso il Vaticano, che prevedeva di «mettere in mano a quella gente una certa quantità di miliardi». Ma lui non leggeva in anticipo le lettere di Paolo VI. Quali i suoi rapporti con Moro? Mai dissensi, ha risposto, salvo quando non volle difendere il capo del Sid Miceli (accusato dal suo vice Maletti). E qui s'è dipartita una lunga filastrocca di trame, anche labirintiche, dentro cui sono parsi rivivere, per un attimo, molti inquieti fantasmi degli Anni Settanta. Il principe Borghese, perciò, il generale Dalla Chiesa, l'ispettore Santillo, il generale Santovito, il prefetto Pelosi... Sullo sfondo la guerra fredda, Israele, i palestinesi. «Gli alleati uno se li sceglie - se n'è uscito a un certo punto Andreotti in un bagliore di saggezza -, i vicini se li trova». Filippo Ceccarelii «Nessuno restò inerte Sarebbe stato folle e mascalzone» ^^^^ L'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti

Luoghi citati: Gradoli, Israele, Roma