«Non svendete la giustizia» Gualtieri: c'è un limite a tutto

«Non svendete la giustizia» Gualtieri: c'è un limite a tutto «Non svendete la giustizia» Gualtieri: c'è un limite a tutto aROMA UELLA bozza è una vergogna: qui vogliono mettere i magistrati sotto il controllo dei politici. Eppoi la distinzione delle funzioni delineata in quel modo è di fatto una separazione delle carriere. Del resto, che ci si poteva aspettare da Beato... non si capisce perché non abbiano messo direttamente Sofri al posto suo...». A parlare così è Libero Gualtieri, senatore della sinistra democratica, uno dei 59 firmatari del documento anti-Boato. Senatore Gualtieri, ma perché ce l'ha così tanto con il povero Boato? «Quello è uno che quindici giorni prima di essere nominato tesseva pubblicamente gli elogi di Tiziana Parenti. Capito il tipo? Del resto pds e Forza Italia non lo hanno messo lì casualmente. Quando hanno preso quella decisione sapevano perfettamente chi era». Il documento, perciò, è anche una critica al pds di Massimo D'Alema. «Innanzitutto vorrei fare questa precisazione: quel documento è stato scritto da persone che conoscono bene la materia. Gente come Carlo Smuraglia. E pure il pidiessino Senese, che è un esperto, la pensa come noi, anche se non ha firmato perché sta in Bicamerale. E ora le rivelo una cosa: lo sa che ci sono moltissimi dalemiani tra i firmatari? Sono arrabbiati con Folena. Quello un giorno dice una cosa, e il giorno dopo dice l'opposto. Infatti qui al Senato circolava questa battuta: noi ritiriamo il documento se voi ritirate Folena dalla Bicamerale». Senatore, nel vostro gruppo ci saranno pure tanti dalemiani, ma quel documento non aiuta di certo il segretario del pds. «Già, i dalemiani non vogliono credere che quello sia anche il pensiero del segretario del pds, preferiscono prendersela con Folena, che comunque è una jattura. Loro non si sono resi conto che questa iniziativa è un segnale anche per D'Alema che vuole fare l'accordo con il Polo». E lei invece l'accordo con il Polo non lo vuole? «Io penso che sia giusto riformare le istituzioni insieme all'opposizione. E non sono tanto ingenuo da credere che per raggiungere questi obiettivi non si debbano pagare dei prezzi. Ma c'è un limite a tutto, c'è prezzo e prezzo». E quale sarebbe il giusto prezzo? «Io capisco che D'Alema ha un problema, che se non fa l'accordo con il Polo in Bicamerale, subisce un duro colpo. Ma a me questo importa fino ad un certo punto. Lui non può svendere la giustizia, che è l'unica cosa che interessa veramente Berlusconi. Non lo può fare». Va bene, ma un compromesso ci vorrà pure... «Ripeto, dipende dal tipo di compromesso. Se fissano un prezzo sbagliato, io mi dimetto e me ne vado a casa. E in fondo è molto meglio così, soprattutto dopo quello che ha detto Gelli». E cioè? «Gelli dice che le proposte di riforma della Bicamerale, non solo quelle sulla giustizia, sono le sue. Quindi...». Ma lei si rende conto che con queste iniziative non aiutate affatto D'Alema, anzi, lo ostacolate? «Senta, io guardo al merito delle cose. Per esempio, vedo che il pds per fare l'accordo con la destra si sta comportando in un certo modo anche in commissione Stragi. Il presidente Giovanni Pellegrino vuole chiudere tutto, sostiene che sui misteri d'Italia noi sappiamo già ogni cosa. E se Folena ha l'assenso di D'Alema, è lecito pensare che pure Pellegrino ce l'abbia. La verità è che ci sono personaggi che per siglare l'accordo con il Polo farebbero di tutto». Non le sembra di peccare di dietrologia? Addirittura mettere in connessione quello che sta avvenendo in commissione Stragi con i rapporti tra pds e Polo... «Io sto ai fatti: persino Giulio Andreotti afferma che non è vero che sulle stragi sappiamo già tutto. Eh sì, Andreotti, che è imputato di mafia, è di gran lunga migliore di questi politici di oggi. E per dirlo io, che l'ho sempre osteggiato, ce ne vuole. Ma la verità è che in Italia non c'è più una classe politica». Maria Teresa Meli

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