Foresti: voglio rientrare «Troppe polemiche attorno al mio nome» di Francesco Grignetti

L'AMBASCIATORE A TIRANA Foresti: voglio rientrare «Troppepolemiche attorno al mio nome» Foresti: voglio rientrare «Troppepolemiche attorno al mio nome» L'AMBASCIATORE A TIRANA AROMA MBASCIATORE Paolo Foresti, lei è nell'occhio del ciclone. Rifondazione comunista insiste nel chiedere la sua sostituzione. Ma lei che viene da sedi prestigiose, l'ultima era il ministero della Difesa, e che già a dicembre, prima della rivolta, doveva lasciare Tirana, ci tiene così tanto? «Sono sempre stato un appassionato di diplomazia multilaterale. All'epoca non gradii troppo una sede che, per quanto prestigiosa, non rientrava nella sfera delle mie preferenze. Accettai per spirito di servizio». E ora andrebbe via. «Credo che sia giunto davvero il momento di lasciare. Dopo tanto tempo, avendo vissuto sempre in emergenza, avendo svolto un lavoro di soddisfazione, ma anche di grande impegno, sarebbe giusto che io venga avvicendato». Il più presto possibile? «Certo, anche perché non vorrei continuare a essere un ostaggio di polemiche». Le avrà dato molto fastidio trovarsi catapultato in mezzo alla politica. «Beh, si. Quando queste polemiche, poi, appaiono strumentali e vengono usate in maniera da apparire personali, attribuendomi responsabilità che non ho... Non credo che sia utile scendere in polemica». Rifondazione la accusa di avere un rapporto troppo stretto con Berisha. «io credo di avere dimostrato di essere molto intimo con tutta la realtà albanese. Da quella politica, alla realtà economica, culturale, sociale, civile. Viste le accuse che mi vengono rivolte, vorrei ricordare che il leader socialista Fathos Nano, appena uscito dal carcere, è venuto a trovarmi in residenza. Forse c'era qualche motivo. Vorrei ricordare che nella mia residenza si sono svolti gli incontri politici più importanti». A Roma molti immaginano che l'ambasciatore italiano abbia un ruolo eccezionale in Albania. Una specie di proconsole imperiale. «Non vorrei entrare in questo tipo di valutazioni. Ma credo che il lavoro dell'ambasciatore sia valutato in Albania in maniera molto attenta e positiva. Dovunque vada, l'ambasciatore d'Italia è accolto molto bene. Non perché sia simpatico, ma perché rappresenta l'Italia». E arriviamo all'Italia. Che cosa rappresenta, agli occhi degli albanesi, la missione in via di dispiegamento? «Rappresenta un altro momento di grande solidarietà dell'Italia verso l'Albania. Solidarietà che non è mai venuta meno. Oltre ai militari della missione Pellicano, posso ricordare i Lyons, i Rotary, le organizzazioni non governative, religiose, laiche. Persino l'as- sociazione dei dirigenti d'azienda è venuta in Albania. E me ne sfuggono altrettanti. Perché in tantissimi hanno contribuito allo sforzo di creare uno Stato moderno. Che naturalmente non si crea dal nulla. Noi pensavamo che ci sarebbe stata una forma evolutiva. Abbiamo visto, invece, a un certo punto, che questa forma evolutiva s'è interrotta. C'è stato anzi un momento di rottura grave. Un'involuzione». E noi siamo intervenuti di nuovo, questa volta a livello diplomatico e politico. «E' intervenuta la politica italiana. Perché è principalmente la mediazione italiana che ha portato alla formazione del governo Fino». Una così larga esposizione italiana, però, ci fa correre dei pericoli. Risulta anche a lei? «I rischi non sono per gb italiani, che semmai ne corrono meno di altri. I pericoli sono quelli di una missione che per sua natura va definita "a rischio". D'altra parte non avremmo mandato dei soldati bene addestrati se non ci fossero rischi». Va bene, ambasciatore Foresti, ma questi rischi vengono dall'anarchia armata che impera in Albania o è qualcosa di peggio? C'è qualcuno che potrebbe cercare di minare la riconciliazione nazionale? «Fino a quando questo governo consente un minimo dialogo tra le forze politiche, e s'impegna ad andare rapidamente a una normalizzazione della situazione, il che significa elezioni politiche secondo standard europei, rischi del genere non dovrebbero esserci. Mentre è chiaro che su quei territori dove lo Stato albanese ha perso il controllo, i problemi, soprattutto di criminaktà, sono presenti». A proposito di bande armate. Lei è stato chiamato in causa dai giornalisti incappati nella sparatoria di Valona. Dicono che se n'è lavato le mani. «Guardi, da tempo abbiamo dato il consiglio molto caloroso a non andare in zone a rischio, evitare difficoltà inutili, usare tutte le cautele. E' evidente che il giornalista è costretto ad assumere dei rischi. E' successo che vi sia stato un gruppo di giornalisti italiani in un albergo ai bordi del mare, dove si svolgono traffici non del tutto trasparenti, a cena con mio dei capi delle bande locah, su cui loro stessi avevano scritto degb articoli abbastanza raccapriccianti e c'è stata, sembra, una manifestazione di fuoco vigorosa. Dico "sembra'' perché io non c'ero.,Sonaetato avvertito nella notte dal direttore de "La Stampa". Mi sono mosso immediatamente su tutto quello che era possibile muovere: le forze di pobzia, gruppi di persone che ci hanno aiutato nello sgombero, alcuni rappresentanti del comitato locale. Tutti mi hanno assicurato che non c'era alcun rischio e che le sparatorie non coinvolgevano i giornalisti italiani. Sono arrivato al punto di parlare direttamente con uno dei fratelli Zani. Alla fine ho ritenuto che non corressero ragionevoli rischi e ho predisposto i contatti del mattino per farli rientrare a Tirana». Ma a Valona chi comanda veramente? C'è una polemica, in Italia, sugli armati di kalashnikov che circondavano Prodi. «La sicurezza, a Valona, era data dai para e dai nostri carabinieri, presenti ma con discrezione. E' chiaro che in quella situazione chiunque può portarsi a ridosso degb elicotteri o del corteo. Non era compito nostro impedirlo. Il nostro compito era di vegliare che nulla succedesse al Presidente del Consiglio. Nulla è successo. Mi pare che debba considerarsi un successo». Francesco Grignetti «Rifondazione mi accusa? Vedo Berisha come l'opposizione» L'ambasciatore Paolo Foresti

Persone citate: Berisha, Foresti, Lyons, Paolo Foresti, Prodi, Zani