Il compromesso storico del professor Zandano di Massimo Giannini

77 compromesso storico del professor Zandano F NOMI E CO&NOMI 1 77 compromesso storico del professor Zandano B TT IANNI Zandano ricompone il puzzle del San Paolo «privato» all'insegna del «compromesso storico»: perché il difficile equilibrio che si creerà con i tre soci «laici» forti (Ifi-Ifil, Imi, Santander) è possibile grazie ai buoni e cattolici uffici del presidente della Repubblica Scalfaro e alla contestuale benedizione del Pds. Si può discutere a lungo se sia «stilisticamente» apprezzabile la trasversalità del Professore di Torino - che oltre tutto dovrà prima o poi scegliere tra la presidenza della fondazione e quella dell'azienda bancaria - e quanto durerà questo assetto - che vede per ora gli azionisti del nucelo stabile in maggioranza nel comitato esecutivo ma non in consiglio. Ma intanto, non si può non apprezzare un fatto: la «foresta pietrificata» del credito si comincia a svegliare. Nuovi soggetti, più o meno visibili, si muovono come il bosco di Birnam verso Dunsinane, nel Maebeth. L'uno contro l'altro. Speriamo in mi finale non shakespeariano, ma nemmeno italiano, come invece è stato quello delle privatizzazioni di Imi, Ina e Banco Napoli. Ivrea e l'arte di tacere. E sei. Per il sesto anno consecutivo, la povera Olivetti chiude i conti con un passivo infinitamente peggiore rispetto alle attese. Sommessa pregliiera al neo-amministratore Colaninno, che ancora ieri confermava l'obiettivo di «un '97 vicino al pareggio prima delle imposte»: coltivi, con Yabbais De Dinouart, l'«arte di tacere», e non azzardi più previsioni. Porta male, al gruppo di Ivrea. * * » La «parrocchia» anti-Tatò. Se c'è un esercizio nel quale la scuola democristiana ha brillato nel tempo, è quello della memoria. Memoria da elefanti hanno sempre avuto i leader scudocrociati, da Andreotti a De Mita, capaci di conservare ricordi, serbare rancori e consumare vendette a distanza di mesi o di anni. Un imprinting che oggi palesa anche l'erede Franco Marini, leader di quei popolari che ieri in Parlamento hanno chiesto a sorpresa la testa di Franco Tato e di Chicco Testa. Il Ppi cercava da tempo l'incidente sulle nomine. Quelle dei vertici dell'Enel Prodi le decise insieme con Veltroni e contro il parere dell'allora leader scudocrociato Gerardo Bianco, che alla presidenza avrebbe voluto Lorenzo Pallesi. Marini lo ha rinfacciato già al Premier. Ora si muovono le sue truppe cammellate. Ma l'obiettivo è forse anche un altro: Tato, infatti, si è già fatto avanti per partecipare alla gara da terzo gestore del ra¬ diomobile, e si è già proposto a Maccanico e a Ciampi per fare dell'Enel il secondo gestore dei telefonia fissa, dopo il via alla Liberalizzazione del '98. Un dinamismo intempestivo, visto che nessuno ha ancora la minima idea di come sarà privatizzata la Stet e come sarà regolato il mercato delle telecomunicazioni, ma che evidentemente dà fastidio a qualche altra «parrocchia)). E alle parrocchie, qa va sans dir, i neo-democristiani sono sempre affezionati. * » • Occupazione: emergenza! C'è ancora qualcuno che se ne ricordi? C'è ancora qualcuno che rammenti il trip governativo scatenato dalla convocazione quirinaLizia, quella patetica frenesia ministeriale intorno a sedicenti «grandi progetti» ripescati dai cassetti, a fondi da scongelare, a leggi da sbloccare, a procedure da velocizzare? E' cronaca di appena un mese fa, eppure sembra già preistoria della Repubblica. E così, svanita l'italica isteria, sul «lavoro che non c'è» torna il solito tran tran. Fattarelli di ordinario ostruzionismo alla Camera sul salvifico «pacchetto Treu»: Mara Malavenda - ex pasionaria dell'Alfa di Arese, poi rifondatrice e ora al gruppo misto - presenta 250 emendamenti, e si indigna col presidente della Commissione lavoro che, per licenziare il provvedimento in aula almeno entro oggi, «si arroga il diritto» di cancellarglieli; Stefania Prestigiacomo, forzitaliota, invoca il rinvio del dibattito in aula, per consentire un ovviamente approfondito «confronto sugli emendamenti»; popolari e aoniani insistono per modifiche agli articoli sul lavoro interinale. Fattarelli di straordinaria lentezza si producono al Senato, dove il decreto legge sbiocca-cantieri, altra grande ed urgente risorse ulivista inventata il mese scorso per creare nuovi posti di lavoro, è stato calendarizzato per l'aula il 9 maggio. Aveva ragione Renzo Imbeni, già sindaco di Bologna che una volta - proliferando i campi ai quali si applicava (occupazione, immigrati, casa, traffico) - propose di abolire il termine «emergenza» dai vocabolari della politica. Massimo Giannini lini |

Luoghi citati: Arese, Bologna, Ivrea, Nomi, San Paolo, Santander, Torino