Decolla il San Paolo privato

Decolla il San Paolo privato Ifì, Imi, Santander, Montepaschi e Reale Mutua nel «patto stabile» che con il 21% controllerà l'istituto Decolla il San Paolo privato Scelti i «soci forti» della banca torinese TORINO. Il primo comunicato ufficiale dal 24 febbraio mette fine al balletto delle polemiche e delle indiscrezioni, e conduce il San Paolo sulla rampa di lancio che lo porterà, di qui a meno di due mesi, a sposare l'aggettivo «privato» con la tanto pubblicizzata definizione di «più grande istituto di credito italiano». Il consiglio generale della Compagnia di San Paolo, la fondazione presieduta da Gianni Merlini che controlla il gruppo, ha approvato la squadra del patto di azionisti stabili che impugnerà le redini della «nuova» banca torinese. Non ci sono stati colpi di scena rispetto alle voci della vigilia, le decisioni sono giunte all'unanimità (assenti solo Umberto Eco e Pierre Rosenberg). A piazza San Carlo sembra essere tornata la pace. Magari sarà armata. Ma tanto basta perché l'operazione possa partire nei modi e nei tempi previsti. Al termine di una riunione fiume, la Compagnia ha annunciato ieri che il 21% del capitale dell'Istituto Bancario San Paolo sarà diviso fra Banco Santander (5%), Ifi Spa (5%), Imi Spa (5%), Banca Monte dei Paschi di Siena (3%), Reale Mutua Assicurazioni (3%). Insieme con la holding Gruppo Bancario San Paolo di Gianni Zandano (che ha D 65% dell'istituto, scenderà a circa il 20% ed autolimiterà il proprio diritto di voto al 5%), questi saranno i componenti del patto stabile di azionisti legati da un impegno a restare insieme per almeno tre anni. Saranno loro a tenere le redini dell'azienda. «A tali soggetti - precisa un comunicato - potranno affiancarsi altri azionisti con quote minori». Dovrebbero essere i franco-belgi della Dexia (1%), i fiamminghi della Kredietbank (2%) e i tedeschi della Hannover (2%). La loro destinazione non risulta essere decisa. Potrebbero unirsi all'Ina (1%) che ha scelto Torino per un investimento finanziario a termine, oppure rappresentare la scialuppa di salvataggio nell'ipotesi improbabile che di qui alla prossima settimana, quando il San Paolo dovrà presentare il prospetto informativo alla Consob, qualcosa andasse storto. Questo, perché non tutti i contratti sono stati firmati e restano alcune precisazioni da fare. Ecco dunque che il 20% passa «mediante trattativa privata presso soci con finalità strategiche ed investitori istituzionali con prospettive di medio termine» a cui sarà chiesto di pagare un sovrapprezzo (probabilmente il 2%) per accedere al ponte di comando. La seconda fase del collocamento avverrà attraverso una offerta globale divisa in due parti: una offerta pubblica di vendita per un controvalore massimo di 2350 miliardi (con possibile estensione del 15%) da lanciarsi fra il 19 e il 23 maggio; l'altra sarà per investitori istituzionali (come Ina eccetera) e si aprirà prima, il 12 maggio. Il prezzo dell'opv verrà determinato sulla base della relazione del consulente incaricato, la Schroder & Co. Entro il giorno prima dell'avvio dell'offerta verrà indicato un tetto massimo e il prezzo finale sarà il minore fra il massimo indicato e la quotazione dell'ultimo giorno di offerta registrata in Borsa. Negli ultimi giorni il titolo ha superato le 11.800 lire. Sono previsti degli sconti per i vecchi azionisti che abbiano conservato a lungo il loro investimento. Sin qui le disposizioni tecniche, che sono però solo una parte del gioco. Adesso si presuppone che nel suo assetto da privatizzata la banca torinese porti a 20 i consiglieri di amministrazione in modo da poter accogliere gli esponenti dei neoazionisti (il Montepaschi ha detto che avrà due rappresentati) sino al rinnovo dell'organo di direzione previsto nella primavera '98. A quel punto si immagina che ci sarà un rimpasto. Nel frattempo si attende la designazione del secondo amministratore delegato (potrebbe essere l'attuale direttore Maranzana). Tutto ciò crea i presupposti per un armistizio, dopo che nelle passate settimane si sono registrate parecchie tensioni fra il presidente della banca e della holding, Zandano, quello della Compagnia, Merlini, condite fra l'altro da divergenze aggiuntive fra il primo e l'Imi di Arcuti. Ora c'è un anno per andare d'accordo ed è stato già deliberato che, a privatizzazione compiuta e cioè alla chiusura dell'opv, la holding trasferirà quanto rimasto della banca alla Compagnia. Fatto questo si potrà riparlare dei vertici e dei rapporti di potere, e anche del difficile sogno di creare un polo alternativo a Mediobanca, se si vorrà. Quel che conta, oggi, è che la privatizzazione del San Paolo sia cominciata. E' un segnale di cui il sistema bancario italiano aveva veramente bisogno. Marco Zatterin L'offerta pubblica sarà a metà maggio Entrano anche Dexia Hannover e Kredietbank BANCO SANTANDER 5% N IFI SpA 5% IMISpA 5% > 21% MONTE PASCHI 3% REALE MUTUA 3% ) HOLDING SAN PAOLO* ~ 20% OFFERTA GLOBALE <^ INVESTITORI ISTITUZIONALI MERCATO CON OPU GIÀ1 SUL MERCATO 25% ~ 34% LA HOLDING AUTOLIMITERA' IL SUO DIRITTO DI VOTO AL 5%

Persone citate: Gianni Merlini, Gianni Zandano, Marco Zatterin, Merlini, Pierre Rosenberg, Reale Mutua, Schroder, Umberto Eco, Zandano

Luoghi citati: Montepaschi, San Paolo, Santander, Torino