Il fumo patteggia la resa di Andrea Di Robilant

Il fumo patteggia la resa In Usa trattative tra i produttori e gli Stati che hanno intentato causa: in cambio, l'immunità Il fumo patteggia la resa Alle vittime500 mila miliardi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La guerra tra le potenti compagnie del tabacco e le vittime del fumo è ad una svolta. L'accordo che si profila dovrebbe portare alla creazione di un mega-fondo di compensazione del valore di 300 miliardi dollari (500 mila miliardi di lire). In cambio, le compagnie del tabacco otterrebbero una sorta di immunità dalla pletora di cause che le minaccia. La trattativa durava da almeno tre settimane ma solo ieri il Wall Street Journal ne ha dato notizia. I dettagli del negoziato sono emersi nel corso di una giornata convulsa, con la Casa Bianca e Wall Street che seguivano da vicino quello che appare sin d'ora come uno dei più grandi «patteggiamenti» nella storia americana. Al tavolo della trattativa siedono da un lato i due giganti del tabacco, la Philip Morris e la RJR Nabisco (che negoziano anche a nome di altri produttori), e dall'altro gli Stati in lite con le compagnie (Minnesota, Florida, Connecticut, Mississippi, Washington, Massachusetts, Wisconsin e Arizona). Il negoziato è tutt'altro che concluso ma i contorni dell'accordo sono ormai noti. Il fondo di circa 300 miliardi di dollari permetterà di risarcire le vittime del fumo nell'arco dei prossimi 25 anni. Le compagnie del tabacco avrebbero anche accettato drastiche limitazioni sulla pubblicità delle sigarette, e in particolare su quella destinata ai giovanissimi. E verrebbe abolita la pubblicità raffigurante persone che fumano. Il che vorrebbe dire che il simbolo per antonomasia dell'uomo che fuma, il celebre Marlboro Man, dovrebbe andare in pensione. L'accordo, se verrà confermato, rappresenta un'importante vittoria dei consumatori nella lotta contro il fumo. Ma è anche molto vantaggioso per le compagnie del tabacco, che rischiavano di essere messe in ginocchio da migliaia di cause ci¬ vili in tutto il Paese. Il patto su cui stanno lavorando i negoziatori prevede infatti che chi riscuote un risarcimento dal fondo non può far causa alla compagnia. Era almeno da quarant'anni, cioè da quando i danni del fumo alla salute hanno cominciato ad essere documentati scientificamente, che si parlava di un accordo. Ma la forza della lobby del tabacco era tale che nessuna compagnia aveva mai espresso una reale volontà di sedersi al tavolo della trattativa. Ma le prove della nocività del fumo sono oramai così schiaccianti che recentemente anche le compagnie del tabacco le hanno pubblicamente riconosciute. Non solo: hanno anche ammesso - dopo che documenti interni sono diventati di pubblico dominio - che le loro campagne pubblicitarie erano volutamente ingannevoli. A quel punto la posizione delle compagnie del tabacco, che oltre tutto devono fronteggiare il calo continuo del numero di fumatori, si è fatta decisamente più fragile. Le cause intentate da fumatori, ex fumatori, familiari delle vittime del fumo, nonché da almeno una ventina di Stati, si sono trasformate in un potentissimo incentivo che alla fine ha spinto i produttori di sigarette a intavolare un negoziato. «Credo che l'industria del tabacco sia seriamente nei guai», ha commentato Hubert Humphrey, il guardasigilli del Minnesota che partecipa alla trattativa. «Loro lo sanno ed è per questo che si sono finalmente decisi a trattare. Ma quello che offrono non ci basta. L'accordo non è ancora chiuso. C'è ancora da lavorare». Ma la notizia che il negoziato è finalmente partito e che la prospettiva di un'interminabile stagione di processi è stata probabilmente scongiurata ha già fatto schizzare i titoli della Philip Morris e della RJR Nabisco, che ieri in poche ore sono aumentati del 5 per cento. Andrea di Robilant Le compagnie del tabacco avrebbero accettato drastiche limitazioni sulla pubblicità Dovrebbe andare in pensione anche il celebre «Marlboro Man» Una manifestazione contro le sigarette negli Usa [foto upij

Persone citate: Hubert Humphrey, Philip Morris