«Valona resta l'obiettivo numero uno» di Vincenzo Tessandori

«Volpini resta l'obiettivo numero uno» La task force si dispiega, a Tirana contestato il rappresentante europeo Vranitzky «Volpini resta l'obiettivo numero uno» // contingente italiano prepara la marcia verso Sud DAL NOSTRO INVIATO Si va a Valona, dicono, come si fa a non andarci? Non subito, forse neppure con gran voglia, ma ci si va, considerato che lì è il cuore del «problema albanese» e, se non si risolve quello, non si risolve nulla. Ora dopo ora anche quelli del corpo di spedizione si convincono che il nodo non sia la fame, qui nessuno muore di fame: il nodo e politico. Valona è gelosa delia liberta che si è conquistata fin dagli anni bui di Enver Hoxha quando il mondo era proibito ma quelli della nomenklatura locale trafficavano con tutti. Libertà vuol due uiiwhe buttare una bomba in un bai, come e avvenuto ieri, ammazzare uno, ferire altri, e avere la certezza dell'impunità. «Non è stato detto da nessuno che non ci si debba andare», fa il colonnello Gianfranco Scalas ostentando sorpresa. No, non è cambiato niente, assicura, sui piani originali, semplicemente non si può andare senza aver messo a punto tutti i particolari, che sono numerosi e importanti: devono arrivare tutti i soldati, pei esempio, devono essere pronti la sede del comando e gli alloggiamenti, si devono stringere e coordinai e i rapporti con i militari degli altri Paesi che partecipano alla missione; si devono ridurre al minimo i rischi; insomma, passeranno almeno dieci giorni, venti forse, prima che venga dato l'ordine più atteso. Ma quelli del corpo di spedizione chiariscono che questo non riguarda soltanto Valona, ma lutti gli obiettivi, da Scutari a Elbasan, da Pier ad Argirocastro. Soltanto che la «libera repubblica di Vlora» ha assunto un valore straordinario, ed è chiaro che chi vince a Valona vince dappertutto. Cosi l'operazione sarà tenuta segreta fino all'ultimo istante, perche se anche siamo in pace, qui sembrano valere soltanto le regole della guerra. Per questo ogni giorno vengono fatte ricognizioni, al Nord come al Sud, e si tiene il conto di quelli che arrivano: 464 italiani, finora, con 105 mezzi; 450 francesi; 350 spagnoli; 162 turchi. Avrebbero dovuto esserci anche cento greci, ma soltanto ieri notte il Parlamento ha deciso. E a Durazzo, oggi, sbarca la Brigata Sassari. Alla scuola degli allievi sottufficiali, al comando, in Rruga Elbasan, dopo l'ambasciata americana e l'università ieri alle 8,30 hanno issato la bandiera che è quella blu con le stelle e la scritta Fmp, Forza Multinazionale di Protezione. E' un parallelepipedo cadente, la scuola, per renderla decente i soldati devono affrontare un duro lavoro. «E' vero, le condizioni non sono ottimali, ma non peggiori di quelle in altri posti/., assicura il colonnello Antonino Torre, 57, romano, e forse ripensa ad altri luoghi, al Libano, alla Somalia, al Kurdistan. La notte scorsa ha dormito nel sacco a pelo, su una branda senza materasso o lenzuolo: e gli è andata bene perché a un maresciallo dei carabinieri la branda l'avevano promessa ma non gliel'hanno mai portata e iui si è sistemato a ter- ra. Una mano di calce e tutto cambia aspetto e ti chiedi come mai, in questa città, non sia venuto in mente a nessuno di dare una mano di calce in casa propria. Alla caserma di Rruga Elbasan ci sono anche i francesi con le loro camionette e le blindate a colori mimetizzati e il tricolore attaccato all'antenna della radio. I nostri, colonnello, come mai sono | senza bandiera? «Ma no, semplicemente abbiamo preso le misure della loro e faremo le nostre una volta e mezzo più grandi», scherza Torre. Poi dice che, sì, arriveranno anche le cucine, ma per il momento il menù è quello tradi- I zionale del soldato in guerra; la razione «K», si chiama, e «serve per la sussistenza del soldato per un giorno». Si comincia al matti- | no con un cappuccino o tè solubile, confetture di frutta, cioccolata, dieci compresse per potabilizzare l'acqua, fornellino scaldavi- I vande, salviette. A pranzo, ravioli, tonno e piselli, crackers, | macedonia, caffè liofilizzato. Carne di manzo, biscotti salati e dolci, frutta, cacao solubile per cena. «Alba» è cominciata, ma sottovoce, del resto meno clamori ci saranno e maggiore sarà la riuscita. La presa di Valona, come la chiama qualcuno, e le elezioni. E sono queste ultime a stare a cuore a Franz Vranitzky, ex cancelliere austriaco, alla guida di una missione dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea. Appuntamento con il primo ministro Bashkim Fino e subito ha chiarito che non si dovrà perdere tempo: «Libere elezioni non più tardi di giugno». Poi ha aggiunto: «Siamo venuti qui per appoggiare gli albanesi, con le migliori intenzioni, per tentare di risolvere i problemi del Paese». Certo, è indispensabile una legge elettorale adeguata, non si potrà andare al seggio col kalashnikov, per esempio, e neppure convincere della bontà del programma spianando un mitra I sotto il naso degli incerti, osserva il ministro della Giustizia Spartak Ngjela, quello del partito della «Legalitetit», monarchico. E mentre si svolgeva l'incontro fra il rappresentante europeo e i dignitari albanesi, Leka Zogu, che qui già chiamano «Leka I», si aggirava su una Mercedes nera con tendine blu per il viale Deshmoret e Kombit, sotto la sede del primo ministro. E i colloqui erano ! seguiti anche da una piccola folla ; con cartelli: supporters di Beri- | sha, secondo qualcuno. E le pròteste scritte dicevano: «Vra- ! nitzky, non allearti con i mafiosi del Sud». Una giornata comune, per l'Ai- j bania, con una bomba esplosa al cimitero di Elbasan, fra la gente di un corteo funebre: quindici feriti, ma forse non è stato un attentato, semplicemente una disgrazia. E su a Nord, a Scutari, hanno mandato forze speciali col compito di riprendere in pugno la situazione, precaria, da quando una banda di venti persone semina il terrore. Vincenzo Tessandori L'ex cancelliere austriaco ribadisce: le elezioni devono tenersi a giugno Bomba esplode durante un corteo funebre quindici ferini pgnel porto di Durazzo ribadisce: le elezioni devono tenersi a giugno pun corteo funebre quindici ferini Un para italiano di pattuglia nel porto di Durazzo

Persone citate: Antonino Torre, Bashkim Fino, Beri, Enver Hoxha, Franz Vranitzky, Gianfranco Scalas, Leka Zogu, Spartak Ngjela, Vranitzky