«Incriminazione per Velayati» di Emanuele Novazio

«Incriminazione per Velayati» La Procura tedesca non smentisce «Incriminazione per Velayati» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Procura Generale tedesca potrebbe aprire nei prossimi giorni un procedimento penale contro il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Velayati, per accertarne il ruolo nell'attentato contro 4 oppositori del regime di Teheran compiuto nel 1992 - al ristorante Mykonos di Berlino. La notizia, pubblicata dall'autorevole quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, non è stata confermata ma neppure smentita. Un portavoce ha precisato che il problema sarà studiato «con calma»; ma ha aggiunto che, proprio in seguito alla sentenza di condanna emessa la scorsa settimana dal tribunale di Berlino contro i 5 esecutori dell'attentato, «sono allo studio procedimenti» contro politici iraniani. La giustizia tedesca, del resto, non farebbe che trarre le conseguenze di quella sentenza: i giudici hanno considerato mandanti dell'attentato i membri del «Comitato degli affari speciali». Il presidente iraniano Akbar Hascheni Rafsanjani, dunque, la «guida» spirituale Ali Khamenei - successore dell'ayatholla Komeyni - e Velayati. Nei confronti di Rafsanjani e Khamenei, secondo la Frankfurter, ci sarebbero tuttavia «problemi di immunità», che non esisterebbero invece nel caso di Velayati. Un procedimento formale contro il ministro segnerebbe certamente una svolta dalle conseguenze imprevedibili, nella crisi innescata da un verdetto espresso da una magistratura indipendente. Una crisi nella quale interessi economici (la Germania è un importantissimo partner dell'I¬ ran) si intrecciano a preoccupazioni politiche: «Chiudere la porta a Teheran» - sostiene il ministro degli Esteri Kinkel, storico e contestato sostenitore del «dialogo critico» con le autorità iraniane - significherebbe consegnare definitivamente il Paese alle forze estremiste. Finora la crisi è rimasta in una fase d'attesa ed è stata caratterizzata - so ito l'accorta regia di Teheran - da segnali contrastanti: condanne verbali durissime, manifestazioni di massa, tentativi di assalto all'ambasciata tedesca - che da lunedì è chiusa - insieme a Resti concilianti. A poche ore dal tentativo di assalto alla legazione peraltro impedito da un massiccio schieramento di polizia e dalla scansione di minacce che ricordavano quelle rivolte ai «satana americani» al tempo dell'occupazione dell'ambasciata Usa, fra il novembre '79 e il gennaio '81, il presidente del Parlamento Ali Akbar Natek-Nuri (possibile successore di Rafsanjani, alle elezioni del mese prossimo) dichiarava che le responsabilità di Bonn nella vicenda Mykonos non autorizzano a «mettere i tedeschi sullo stesso piano degli americani e dei sionisti di Israele». Contemporaneamente, In delegazione economica di alto livello attesa per fine aprile a Bonn cancellava la visita. Da ieri, inoltre, centinaia di persone manifestano di nuovo davanti all'ambasciata tedesca: non più studenti islamici, ma parenti dei soldati uccisi dalle armi chimiche durante la guerra con l'Iraq, fra il 1980 e L'88. Quelle armi, sostengono i dimostranti, sono state costruite grazie alla tecnologia fornita da 24 fabbriche tedesche. Emanuele Novazio

Persone citate: Akbar Hascheni Rafsanjani, Ali Akbar Velayati, Ali Khamenei, Khamenei, Kinkel, Rafsanjani, Velayati