Cofferati: caro Prodi, così non va di Paolo Patruno

Cofferati: curo Prodi, così non va 11? IL LEADER DELLA CGIL Cofferati: curo Prodi, così non va «Sullo Stato sociale non accetto diktat» AROMA LLORA Cofferati, Ciampi è deciso a inserire da maggio, nel documento di programmazione economico-finanziaria, il problema della revisione dello Stato sociale: che ne dice? «Confesso di non aver capito le vere intenzioni di Ciampi, che è persona troppo attenta ai rapporti con i sindacati per non sapere che un'ipotesi come quella che gli è attribuita renderebbe impraticabile il confronto sullo Stato sociale. Perché un vero confronto non può avere conclusioni già scritte, in tempi così brevi». Ma il sindacato è pronto al confronto o mira semplicemente a ritardare il momento della verifica? «Non è più tempo di rinvìi. Noi siamo pronti a discutere dello Stato sociale anche da maggio, ma per la complessità dei problemi sul tavolo ii confronto non si potrà risolvere certo in qualche giorno». A questo punto, la Cgil cosa si aspetta da Prodi? «Si rende ancor più necessaria e risolutiva una proposta del governo e, sottolineo, della sua maggioranza, che non potrà riguardare solo il inerito dello Stato sociale, ma chiarire anche carattere, tempi, modalità del confronto, 0 rapporto con il Dpef e la prossima Finanziaria. E data l'importanza dell'argomento, per definire le intenzioni del governo e della maggioranza resto dell'idea che sarebbe opportuna una verifica delle forze della maggioranza, un patto di legislatura vero e proprio con al suo interno anche la proposta sullo Stato sociale». Ma prima bisognerà convincere Bertinotti. «A mio parere, il chiarimento dentro la maggioranza mi pare necessario, anzi indispensabile su tutti i capitoli in sospeso. Non solo lo Stato sociale, ma anche la politica del lavoro e le privatizzazioni. Quello che governo e maggioranza dovrebbero evitare per non rendere più difficile il confronto è la sovrapposizione fra orientamenti di programma e il dibattito sulle riforme istituzionali». Insomma, a voler essere maliziosi si potrebbe sospettare che Bertinotti alzi il tiro sulle pensioni per paura di una legge elettorale sfavorevole? «Da osservatore esterno qualche volta ho la sensazione che la discus sione tra le forze politiche abbia un carattere tattico eccessivo e che sia fortemente condizionata dalla mancanza di certezze proprio sugli approdi istituzionali». Torniamo allo Stato sociale: la Cgil è pronta al confronto con il governo? «Ci sono solo due cose che possono precludere l'avvio della discussione. La prima è se manca la proposta del governo e della sua maggioranza. Prodi deve saper fin d'ora che la Cgil non è disponibile a un confron to basato solo su dati astratti. Se questa proposta ci sarà, allora anche il sindacato presenterà una sua ipotesi, spero unitaria». E il secondo scoglio? «Inaccettabile sarebbe anche l'è ventuale decisione del governo di stabilire ora quali devono essere le conclusioni. Nelle dichiarazioni at tribuite a Ciampi sembrerebbe prefigurarsi una sorta di conclusione obbligata. E questo sarebbe contrario alle regole del confronto». Non ci sono altre preclusioni da parte della Cgil? «Credo che la riforma dello Stato sociale debba essere tenuta separata dalle politiche di bilancio e dalla Finanziaria. Perché finalizzare la riforma all'ipotesi di bilancio non sarebbe di nessuna utilità. E mi pare anche francamente diversa dai ripetuti annunci del governo». Resta il fatto che una riforma strutturale del Welfare, con i risparmi che può comportare, è decisiva per restare nei parametri di Maastricht. «Interventi strutturali per ridurre il volume della spesa senza intaccare i capitoli più delicati delle tutele so¬ ciali sono ancora possibili. Basta intervenire nelle areee dell'evasione fiscale e contributiva. E il confronto sullo Stato sociale si svolgerebbe in un clima sereno». A proposito di serenità, come sono i rapporti con Bertinotti? «Vorrei che la Cgil non venisse tirata in ballo in modo strumentale. Oggi mi fa impressione veder approvare quell'impianto previdenziale da chi l'aveva definito una "controriforma", da chi diceva che "tradivo" i lavoratori perché sostenevo la riforma». Cofferati, il confronto con il governo ruoterà sulla necessità di controllare la spesa previdenziale. La Cgil è pronta a imboccare questa strada? «Noi restiamo convinti che la riforma del '95 darà stabilità al sistema e ridurrà progressivamente i costi. Ma per una verifica chiediamo i tempi necessari, fino al '98, per valutare gli andamenti di spesa nella realtà e non su basi astratte. Ma al momento opportuno, se i dati della verifica dovessero consigliare o unporre interventi per garantire le certezze necessarie a chi lavora o è in pensione, noi non ci sottrarremo al dovere di indicare le nostre ipotesi al governo». E' una disponibilità importante che offre a Prodi. «Possiamo farlo perché il nostro operato è sempre stato lineare. Ma bisogna fare ima valutazione attenta della spesa e della sua composi¬ zione. Distinguere le risorse per l'assistenza da quelle della previdenza, conoscere le dinamiche del lavoro autonomo e dei dipendenti, dei lavoratori pubblici e dei privati. Scoprire le ragioni di eventuali squilibri per non intervenire là dove non è necessario». Cofferati, se l'Italia non ce la farà per Maastricht in molti sono già pronti a sparare sui sindacati. «Una parte delle forze economiche in Europa hanno interesse ad operazioni politiche per tener fuori alcuni Paesi mediterranei. Ma sia chiaro che il .sindacato vuole entrare in Europa». Paolo Patruno

Luoghi citati: Europa, Italia