LE REGOLE VANNO SCRITTE A DUE MANI

LE REGOLE VANNO SCRITTE A DUE MANI LE REGOLE VANNO SCRITTE A DUE MANI PRIMA di giudicare se sono giustificate le preoccupazioni manifestate dai magistrati a proposito dei progetti di riforma della giustizia in discussione nella Commissione bicamerale, si tratterebbe di capire se in questo momento è in atto un'aggressione della politica contro l'ordine giudiziario. Perché se così fosse, e se i partiti si fossero coalizzati per mortificare e umiliare i giudici, ci sarebbe davvero da scendere in piazza o intervenire a fianco delle iniziative promosse dai magistrati. Se insomma la Bicamerale non fosse altro che un luogo in cui si trama contro l'indipendenza della giustizia; e, peggio, se il capitolo della giustizia fosse l'unica vera materia di scambio, neanche troppo occulto, che fa da sfondo all'accordo sulle riforme, non ci sarebbe scampo: saremmo in presenza di un attacco gravissimo non solo e non tanto alla magistratura, ma a uno dei cardini su cui si impernia l'ordinamento democratico. In realtà molte delle inquietudini espresse dai magistrati sono di carattere preventivo. Si teme che la politica possa trovare gli strumenti per condizionare la giustizia. Si teme che l'eventuale separazione delle carriere fra pm e giudici possa portare a una soggezione dei procuratori rispetto al potere politico. Si teme che intaccando il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, e modificando la composizione del Csm, l'attività dei magistrati possa subire forme di condizionamento. Ma questi timori sembrano anche rivelare un'acutissima suscettibilità dei magistrati rispetto ai proEdmondo Berselli CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA

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