«Nei bilanci poche misure strutturali» di Emanuele Novazio

«Nei bilanci poche misure strutturali» L'Ime critica l'Ue «Nei bilanci poche misure strutturali» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Istituto monetario europeo - precursore della futura Banca europea, con sede a Francoforte - striglia i governi: per avviare l'Unione monetaria secondo il calendario di Maastricht serve una maggiore disciplina di bilancio. A un anno dalla scelta dei Paesi che potranno aderire all'Unione, infatti, soltanto il Lussemburgo rispetta tutti i criteri di ammissione. Gli altri quattordici Paesi - compresa la Germania, che secondo i Cinque saggi non centrerà tutti gli obiettivi neppure quest'anno - sono in difficoltà, o almeno lo erano alla fine del '96: soprattutto per quanto riguarda i due criteri considerati più importanti, quello relativo al rapporto fra deficit e prodotto interno lordo (soglia: 3 per cento), e quello fra debito e pil (60 per cento). Se vorranno rispettare l'obiettivo di Maastricht, i governi dovranno dunque proseguire nei risparmi e riordinare le finanze pubbliche. Più, e meglio, di quanto abbiano fatto finora: nel suo rapporto annuale, l'Istituto critica severamente le manovre di risanamento messe a punto nel '96 da molti Paesi: spesso si è trattato di semplici «aggiustamenti» che «non contribuiscono alla sostenibilità della finanza pubblica in futuro». Anche se le prospettive della congiuntura europea stanno migliorando, servono dunque «riforme strutturali», avverte l'Istituto: per risanare la finanza pubblica e per rilanciare il mercato del lavoro, che resterà «insoddisfacente» nella maggior parte dei quindici Paesi. Presentando il rapporto, il presidente dell'Ime - Alexandre Lamfalussy - non ha voluto fare previsioni sul numero di Paesi che alla fine di quest'anno saranno in regola con i criteri di Maastricht. Ma ha insistito sull'insufficienza dei tentativi compiuti finora: «Nel '96, molti governi hanno preso iniziative per accelerare il risanamento. E' presto per valutare i loro effetti sui conti di quest'anno e, in prospettiva, di quelli degli anni a venire: di certo, per garantire la sostenibilità dei conti pubblici servono maggiori e duraturi progressi». Quanto è avvenuto nel '96 è invece «preoccupante», sottolinea il rapporto dell'Istituto: mentre nei due anni precedenti si erano privilegiati i tagli di spesa, l'anno scorso le manovre hanno fatto leva soprattutto sulle entrate. Con interventi che hanno spesso soltanto «effetti di facciata», e che in osstanza equivalgono a trucchi contabili, che migliorano il deficit corrente a discapito di quello degli anni a venire. Non è tempo di abbassare la guardia, ammonisce l'Istituto. Anche se «le attuali prospettive di miglioramento del clima congiunturale» favoriranno certamente - se confermate - «il rafforzamento degli aggiustamenti strutturali», i governi dovranno «evitare la tentazione di rilassare gli sforzi», pena il fallimento dell'obiettivo europeo. E un rinvio dell'Unione monetaria, secondo Lamfalussy, sarebbe «un errore» e un «rischio» per la sopravvivenza dell'intero progetto di unificazione europea. Emanuele Novazio

Persone citate: Alexandre Lamfalussy, Lamfalussy

Luoghi citati: Francoforte, Germania, Lussemburgo