Il palio spodesta il suo re

Il palio spodesta il suo re Siena: snobbato dalle contrade, si dedicherà all'allevamento Il palio spodesta il suo re A 54 anni Aceto si ritira dalle corse SIENA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Aceto, alias Andrea De Gortes, «re» della piazza del Campo, il fantino per antonomasia, la cui popolarità ha superato i confini di Siena, ricercato da Asti e dovunque si corrono palii e manifestazioni varie di cavalli, lascia il suo mondo. Una dichiarazione ufficiale e definitiva, dopo tante notizie sempre smentite, certo sofferta, maturata chissà dopo quanti ripensamenti e riflessioni, ma condizionata sicuramente dalle vicende degli ultimi anni con un'età, ormai 54 anni, in cui «combattere» sul tufo della piazza in un palio, dove la vittoria si gioca anche a suon di nerbate e cadute, era diventato sempre più difficile. Si ritira, per dedicarsi ai suoi cavalli del maneggio di Asciano, a pochi chilometri da Siena, dove da qualche anno ha costruito la sua reggia. Una scelta decisa dopo un lungo periodo, ben cinque anni, di «digiuno» senza palii e vittorie: una parentesi troppo lunga per un personaggio abituato a dominare. Aceto abbandona dopo ben 14 vittorie: un vero «primato» nella storia del Palio che rende giusto onore al suo titolo di «re» della Piazza. E Andrea, a Siena, alla piazza del Campo, deve tutto: fama e soldi. A Siena arrivò nel '64 dalla Sardegna, dopo che con la famiglia (7 fratelli con cui aveva condiviso un'infanzia certo non agiata) aveva lasciato Olbia e dopo aver trascorso una breve parentesi all'ippodromo di Capannelle. Qui aveva avuto i primi contatti con cavalli e corse. Negli Anni 60 capitò a Siena: il tempo di conoscere qualche dirigente di contrada e subito, nel '64, il suo debutto nella Piazza con la contrada del Bruco. Non passò che qualche mese perché Aceto facesse subito conoscere le sue doti. Nel 1965 la sua prima vittoria, per l'Aquila. Palio ha significato per Andrea soprattutto il suo matrimonio con l'Oca: un'intesa, tra amori e dissapori che nell'ambiente del Palio sono la regola, andata avanti per 21 anni fino all'88 quando brutalmente andò in frantumi. «Come gli amori - racconta Aceto - anche questo era destinato a finire. Un esito forse determinato da due "famiglie", la mia e l'Oca, troppo abituate a vincere e comandare». Si sono lasciati malamente, un addio che Aceto ricorda con tristezza. «Odio e rancore quando avrei preferito che i rapporti fossero finiti in modo diverso». Aceto ha portato a casa tanti palii: cinque per l'Oca, poi la Tartuca, l'Istrice, la Selva, la Chiocciola, la Civetta, il Leocorno e tre per l'Aquila. «I palii - aggiunge Aceto - dell'Aquila sono forse i più belli, con l'ultima vittoria del '92. E' sempre quella che si ricorda con più piace¬ re, aspettandone un'altra». Ma per Aceto non sono arrivati più palii. Un digiuno sofferto per un fantino abituato a cantar gloria: «Ho capito che non era il caso che continuassi a rimanere nel Palio, non era più il mio ambiente, con sempre meno proposte di monte buone». Ha provato di tutto per vincere ancora, fino a indossare i colori dell'acerrima nemica dell'Oca: la Torre che, molto affamata di Palio, aveva scommesso, anche se non felicemente, su Aceto. Lascia il Palio e anche le vittorie ad Asti, Legnano, Fucecchio ... «Dove c'era un palio da vincere c'era Aceto» dice, dispensando l'arroganza che per anni è stata il suo biglietto da visita. Palio, fama e miliardi, tanto da finire in tribunale per dichiarazioni di redditi inesatte. Ora amministrerà i cavalli, epilogo in un mondo dove è abituato a dettar legge. Antonella Leoncini «Come tutti i grandi amori doveva venire il giorno dell'addio» Andrea De Gortes, detto «Aceto», uno dei più popolari fantini del Palio di Siena