Pellegrinaggio di morte

Pellegrinaggio di morte Lo scoppio di una bombola appicca le fiamme a settantamila tende di fedeli musulmani Pellegrinaggio di morte La Mecca, 181 uccisi dal fuoco e dalla calca RIAD. Il mondo islamico è in lutto per due incendi che sono divampati ieri in Arabia Saudita in altrettanti accampamenti di pellegrini alla Mecca e che avrebbero provocato, con le fiamme e con la calca omicida che ne è seguita, 181 morti e circa 800 feriti. La prima scintilla potrebbe essere venuta dall'esplosione di una bombola di gas. La maggior parte delle vittime era originaria di India, Pakistan, Bangladesh, Indonesia e Malaysia. Il primo incendio è avvenuto verso le 11,45 a un'estremità del ponte «Re Abdul Aziz» nella parte orientale della tendopoli di Mina, una grande spianata nei pressi della città santa islamica dove si trovano per lo più i fedeli provenienti dall'area indiana. L'altro si è acceso quasi contemporaneamente in un altro campo alle vicine pendici del Monte Arafat, in cui alloggiano invece i pellegrini iraniani. Il fuoco ha toccato anche le tende di giordani, palestinesi e altri gruppi nazionali (in totale, hanno comunicato le autorità, sono venti i settori andati distrutti, con 70 mila tende) ma tra questi non figurano vittime. Le fiamme hanno avvolto le innumerevoli tende sotto le quali soggiornano i pellegrini. Sono divampate proprio mentre i fedeli si stavano racco- gliendo in vista della notte di preghiera da trascorrere tutti insieme, prima di salire sull'Arafat per il rito in cui culminano le celebrazioni dello «haji», il pellegrinaggio prescritto dal Corano almeno una volta nella vita. In entrambi i casi le fiamme si sono propagate rapidamente a causa del forte vento, che soffiava a oltre 60 chilometri orar:, a la fuga in massa di innumerevoli persone spaventate ha ostacolato l'opera di spegnimento intrapresa dai pompieri con l'ausilio di elicotteri, oltre a provocare il maggior numero di vitime, calpestate dalla folla in fuga. E' possibile che sia stato un tizzone trasportato dal vento ad accendere il secondo incendio, dopo che il primo era stato fatto divampare dallo scoppio della bombola. Le strade di accesso agli accampamenti sono state bloc- cate dalle forze di sicurezza saudite che, secondo testimoni, sarebbero riuscite a spegnere l'incendio dopo cinque ore di lotta. L'Arafat rappresenta il fulcro della fase terminale dello haji, il pellegrinaggio sui luo¬ ghi sacri all'Islam cui partecipano, suddivisi per nazionalità, circa due milioni di musulmani. Una fonte ha dichiarato che «le fiamme si sono sviluppate probabilmente nel campo pachistano, numero 21». «Abbiamo potuto sgomberare la maggior parte dei pellegrini indiani - ha detto un responsabile della delegazione di quel Paese - ma alcuni sono ancora intrappolati e non li abbiamo potuti raggiungere». La celebrazione dello haji è spesso stata funestata da incidenti, dovuti al caso o provocati da esplosioni di violenza. Il 4 dicembre 1979 rimasero uccisi in scontri con le forze di sicurezza saudite 75 estremisti di rito sunnita che si erano impadroniti della Grande Moschea; oltre a loro, morì un imprecisato numero di agenti. Il 3 agosto 1980 un aereo di linea pachistano carico di pellegrini si incendiò, probabilmente a causa di un fornello acceso a bordo, e precipitò poco dopo il decollo da Gedda per Riad; le vittime furono 301. Il 31 luglio 1987 furono 402 i morti, per lo più fedeli iraniani, e 649 i feriti in scontri con le truppe saudite scoppiati in seguito a una manifestazione anti-americana. 11 i> luglio 1989 ancora violenza politica: esplodono due bombe alla Mecca, uccidendo un pellegrino e ferendone altri sedici; le autorità saudite attribuiscono l'attentato a terroristi filo-iraniani. Il 2 luglio 1990 muoiono calpestate 1426 persone, la maggior parte provenienti da Malaysia, Indonesia e Pakistan, nella calca prodottasi all'interno di una sovraffollata galleria pedonale che conduce ai luoghi sacri della Mecca. E' il bilancio più grave di vittime mai registratosi tra i pellegrini. I II 21 marzo 1991 al termine della guerra del Golfo cade un aereo saudita per il trasporto di truppe con a bordo sei membri di equipaggio e 92 soldati senegalesi, inquadrati nel contingente multinazionale anti-iracheno e di ritorno alla loro base nel Nord del Paese arabo dopo una visita alla città santa. Il 23 maggio 1994 la folla ammassatasi in prossimità di una caverna travolge e calpesta a morte 270 fedeli, per lo più cittadini indonesiani, che si stavano recando al simbolico rituale della «lapidazione del diavolo». Infine nel '95 un altro incendio devasto migliaia di tende, sempre a Mina teatro della tragedia di ieri. [Agi-Ansa-AdnKronos] Una drammatica immagine della sciagura che ieri ha colpito la Mecca città santa per un miliardo di musulmani sparsi nel mondo

Persone citate: Abdul Aziz, Arafat