Belgio, schiaffo a giudici e polizia

Belgio, schiaffo u giudici e polizia La commissione d'inchiesta parlamentare: in pericolo la stabilità dello Stato Belgio, schiaffo u giudici e polizia «Inetti e ambigui nelle indagini sui pedofili» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I bambini violati e trucidati potevano essere salvati. Ad ucciderli non sono stati solo i Marc Dutroux, i Patrick Derochette, i Michel Nihoul. A finirli hanno contribuito l'incapacità dei giudici, la guerra tra i vari corpi di polizia, l'indifferenza dei procuratori. Forse anche le protezioni di cui hanno goduto i pedofili. A gridarlo ormai non sono più solo i parenti delle piccole vittime. Lo afferma con toni fermi il rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta che, dopo sei mesi di lavoro, è stato consegnato ieri alla Camera dei deputati. I 15 commissari hanno ascoltato 125 testimonianze in una maratona, diffusa di notte dalla tv, che ha inchiodato milioni di belgi davanti al piccolo schermo. Per mesi i sudditi di Alberto II non hanno parlato che dell'Affaire dei pedofili, discutendo del coraggio dei genitori delle vittime, dell'ignavia di poliziotti e gendarmi, dell'ambiguità di giudici istruttori e procuratori. Alla fine i 15 commissari hanno approvato all'unanimità un rapporto di 300 pagine che, come ha scritto «Le Soir», marca «un momento chiave per la storia politica e giudiziaria del Paese». «Nei diversi dossier le situazioni si ripetono e gli stessi scenari producono gli stessi effetti - si legge nel rapporto -; ci si può allora rimettere alla semplice casualità?». I commissari non ci credono. Le critiche partono dal momento stesso in cui la sparizione dei bamboli viene denunciata: «Il padre di Loubna è stato costretto a far la fila ed attendere mezz'ora prima di poter segnalare la sparizione della figlia, che è stata registrata come fosse la sparizione di un portafogli». La gendarmeria ha tenuto all'oscuro la polizia giudiziaria, che ha ignorato la polizia comunale. Alla procura di Bruxelles prevale la «cultura burocratica» e «manca un'organizzazione degna di questo nome». Nel caso di Julie Lejeune e Melissa Russo la procura di Charleroi apre quattro inchieste parallele: «Il tipo di situa¬ zione propizia alla manipolazione e all'insabbiamento (...) La procura è alla deriva». La gendarmeria «lavora al di fuori di ogni controllo giuridico. Molto spesso si arroga le competenze del giudice istruttore», e a volte «trattiene deliberatamente le informazioni». Il pedinamento del pluriomicida Marc Dutroux «è stato di qualità francamente desolante», l'organizzazione delle perquisizioni nella sua abitazione «caotica». Davanti ai commissari i gendarmi hanno prima negato che queste operazioni fossero legate alla sparizione di Julie e Melissa. Poi lo hanno ammesso. «Chi ha elaborato questa strategia di risposte?». La conclusione è senza appello: «Se le decisioni giuste fossero state prese nel '95, le bambine sarebbero state senza dubbio trovate, forse vive. La cronaca dell'inchiesta è cronaca di un fallimento annunciato». I pedofili assassini erano protetti? Michel Nihoul era un informatore della polizia, e «dei testimoni dichiarano sotto giuramento che era protetto da due collaboratori di un ex ministro». Il rapporto «pone delle questioni» su un agente che avrebbe favorito Patrick Derochette, mentre Marc Dutroux era amico di un poliziotto, che «l'aveva probabilmente informato» sulle indagini. 1 commissari hanno quindi chiesto di poter proseguire l'inchiesta fino al 30 settembre, concentrandosi esclusivamente sulle protezioni di cui forse hanno goduto i criminali. Qualche conclusione però la Commissione l'ha già tratta: le tre polizie devono essere unificato in un unico servizio federale, sottoposto a seconda dei livelli al governo o alle autorità locali. Il giudice istruttore deve riavere un molo centrale, mentre la direttiva del ministro della Giustizia Stefaan De Clerck, tesa a dividero i compiti giudiziari tra le diverse polizie, «è incompatibile» con le esigenze d'indagine. Il documento parlamentare termina in tono allarmato: «La difettosa attuazione della legislazione penale belga solleva gravi problemi che possono realmente porre in pericolo lo stesso Stato costituzionale». [f. sq.l Da sinistra a destra, Lashen e Nabela Benaissa padre e sorella della piccola Loubna, uccisa da un pedofilo. In seconda fila, Paul Marchal, il padre della piccola An, una delle vittime di Marc Dutroux

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