Albertini nel salotto di Arcore

Albertini nel salotto di Agore Albertini nel salotto di Agore Platea di vip per il candidato-sindaco *»SSs«5*^«:;:::;:'^:::::; '■ CENA IN VILLA LMILANO UCI accese su Gabriele Albertini a villa San Martino di Arcore, casa di Silvio Berlusconi. Che in onore del candidato sindaco di Milano per il Polo, ieri sera ha aperto il salone della musica per far incontrare Albertini con 70 invitati selezionati, tutti imprenditori come l'ex presidente di Federmeccanica «sceso in campo» dopo la chiamata di Berlusconi. Alle 20 le prime berline scure entrano nel cortile della villa, dove la servitù in divisa bianca è ad attendere gli invitati. Che alla spicciolata vengono fatti entrare nel salone della musica. Sotto al quadro del Canaletto, tra le vetrine con gli argenti e il pianoforte a gran coda nero, dove il leader di Forza Italia ama suonare «Au revoir Paris» e «Stranger in the night», Gabriele Albertini stringe più di una mano. E spiega alla platea di industriali come vorrebbe «far ripartire Milano». Corsa sfrenata, con i sondaggi non più ufficiali per legge, che impazziscono dando dati contraddittori, senza risposte certe. Ieri sera niente comizi, solo quattro chiacchiere tra amici per una campagna elettorale che a Milano, sempre più, è campagna di «salot¬ ti», di incontri ristretti, di cene con ospiti monotematici. Come gli imprenditori che ieri sera sono stati chiamati alla cena di gala in piedi, nella villa del leader di Forza Italia. Tutti davanti al risotto preparato dal fido Michele, il cuoco di casa che pure lui ha la consegna del silenzio. E non vuole entrare nei dettagli del menù, se non per spiegare che è una cena in piedi, informale quanto può essere una campagna elettorale adesso tutta in salita. Lunghissima, la lista degli invita¬ ti. Da Gianmarco e Letizia Moratti, che per un po' qualcuno voleva sindaco ma lei ha detto «no», a Ennio Presutti di Assolombarda, da Sandro Molinari della Cariplo a Egidio Bruno del Credito italiano. E poi Alberto Falck, Gian Felice Rocca della Techint ed Emilio Riva della Ilp a rappresentare gli imprenditori siderurgici. Un invito plana anche sulla scrivania di Leonardo Del Vecchio della Luxottica, uno degli esponenti del miracolo del Nord-Est, milanesissimo ed ex Martmitt, anche se la sua azienda è ad Agordo, provincia di Belluno. Un posto tra i divani del salone degli incontri ufficiali, delle feste, ma anche delle estenuanti trattative da quando il Cavaliere è «sceso in campo», è riservato pure a Giulio Malgara dell'Upa, Bruno Mentasti della San Pellegrino insieme alla moglie Floriana, grande amica di Veronica Berlusconi, Bernardino Caprotti della Esselunga e Gianfranco Zoppas, dell'omonima casa di elettrodomestici. Gli onori di casa li fa naturalmente Silvio Berlusconi. Agli invitati più vicini spiega che ci sono voluti sette giorni per convincere Albertini a mollare la fabbrica, salutare l'incarico in Federmeccanica e correre alla poltrona di sindaco. Albertini sorride e non gli è difficile spiegare come Milano possa essere governata come un'azienda, «con efficienza e trasparenza». Parole chiave in una campagna elettorale che guarda a Milano solo per caso, ma si sa che la partita è ben più alta, che i giochi - poi - ricadranno a livello nazionale. Sulla politica che sfiora appena la maggior parte degli invitati, tutti industriali, tutti al loro posto in fabbrica. Che adesso guardano due di loro, uno fare il capo dell'opposizione, l'altro sognare di amministrare una città. [f. poi.] Gabriele Albertini A destra: Silvio Berlusconi, Letizia Moratti e Albeito Falck

Luoghi citati: Agordo, Arcore, Belluno, Milano, Villa San Martino