Emittenza, un passo avanti

Emittenza, un passo avanti Il disegno di legge su Autorità e Telecomunicazioni si voterà al Senato il 13 maggio Emittenza, un passo avanti Ma niente accordo sul cda Rai ROMA. Segnali distensivi da parte del Polo per il disegno di legge Maccanico su Autorità e televisioni. Che comunque andrà in aula al Senato il 13 maggio prossimo, secondo il calendario stabilito ieri dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. La decisione di fissare una data per il dibattito in assemblea non significa infatti che le trattative fra Polo e Ulivo si interrompano. Anzi. «Spero che per quella data il lavoro della commissione sia concluso, così potremo andare avanti più speditamente» auspica il presidente dell'VIII commissione Claudio Petruccioli, alludendo ai 4500 emendamenti del Polo che rischiano di impedire che si arrivi all'approvazione da parte del Senato il 31 maggio. In mattinata, poco prima che in commissione cominciasse la votazione sui subemendamenti della maggioranza al testo del governo, il Polo ha fatto una proposta per sbloccare uno dei due nodi irrisolti: quello sulle norme per eleggere il nuovo cda Rai. Regole nuove che An premeva per inserire già nel ddl in discussione, il 1021, che riguarda Autorità, antitrust e le norme transitorie per ridimensionare Rai e Mediaset e far posto al «terzo Polo» di Cecchi Gori. Per il governo però di Rai si deve parlare solo nel prossimo ddl, il 1138, che verrà discusso subito più tardi. Per uscire dall'impasse Paolo Romani di Forza Italia, Mario Landolfi di An e Marco Follini del Ccd propongono di far mettere in calendario subito da parte dei capigruppo l'esame delle varie proposte di legge presentate alla Camera in materia. «Le norme sul Cda verrebbero scor- porate da entrambi i testi: tanto il problema non è affrontare subito il nodo del cda, ma avere le norme in un tempo ragionevole», spiega Follini. Così per un po' la sensazione era che i problemi si stessero risolvendo. Anche perché il ministro delle Poste faceva sapere di avere una sua ipotesi su come risolvere l'altro nodo, che riguarda Telepiù. Quando nel pomeriggio a Montecitorio una riunione dell'Ulivo gela le spe- ranze. Nei recessi di Montecitorio si trovano i capigruppo di Camera e Senato Mussi e Salvi, il vicepresidente del Senato Rognoni, i responsabili Comunicazione del pds e della Sinistra Democratica Melandri e Giulietti, nonché il senatore Falomi, firmatario dell'emendamento sgradito al Polo perché obbliga Telepiù 3 a salire sul satellite il prossimo agosto. E dalla riunione viene un secco no alla proposta del Polo. «Restiamo fermi al fatto che delle norme del cda Rai si discuta nel 1138. Non tanto per salvare l'attuale cda. Ma perché è in quella sede che si discuterà dell'intero assetto societario della Rai che dovrebbe diventare una holding, e non avrebbe senso separare le due questioni. La stessa vecchia legge del resto precisa che le norme attuali restano in vigore fino alla nuova legge di sistema», aggiunge Falomi, spiegando che su questo punto «ci siamo trovati tutti d'accordo». E sull'altro punto, sul suo emendamento? «Non ne abbiamo parlato. Maccanico ha detto che ha in mente una modifica. Ma finora non ce l'ha comunicata». E chissà che riguardi l'intero assetto della tv a pagamento. Che proprio ieri ha visto uno scambio di azioni fra Rai e Stream, la società Stet che aspira a far parte della piattaforma digitale. [m .g. b.] Il ministro delle Poste Antonio Maccanico

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