«Corto circuito? Lo escludo »
« Corto circuito? Lo escludo » « Corto circuito? Lo escludo » L'architetto incaricato dei restauri «La corrente era stata disattivata» TORINO. Franco Rosso, architetto, nominato dalla Regione tra gli esperti del gruppo che ha seguito i restauri della Cappella del Guarini. E anche l'ultimo ad aver visto l'edificio intatto e poi uno dei primi ad accorrere quando si è sviluppato l'incendio e a verificare, a fiamme spente, i danni provocati alla struttura barocca. Per conto suo ha rilevato centimetro per centimetro, su scala uno a venti l'intero edificio guariniano, particolari compresi: «Quattro anni di lavoro, mancavano al completamento dei rilievi appena sette metri della base; ma 0 più è fatto. Spero di pubblicare presto una monografia su questa eccezionale testimonianza di barocco guariniano». Centinaia di disegni, materiale prezioso quando si dovrà mettere mano alla ricostruzione delle parti distrutte o compromesse. Quando è uscito dalla cappella c'erano luci accese? «Ero con altre due persone del cantiere e come ogni sera da anni è stato staccato il contatto elettrico del quadro generale. Non c'era luce, quindi. L'impianto interno è a prova di sicurezza. Come ho anche avuto modo di spiegare quando sono stato interpellato dalla Digos, lunedì». Quali altri sistemi di sicurezza erano installati nell'edificio? «Vi sono i salvavita che come si è potuto constatare in passato garantivano l'isolamento istantaneo dell'impianto erogatore di energia elettrica». Quindi è da escludere che l'incendio sia partito dall'interno della cappella? «Non si è mai certi di nulla. Però tenderei ad escludere un'ipotesi del genere». Il sovrintendent Lino Malara Veniamo ai danni causati dal le fiamme... «Le parti più danneggiate sono il "tamburo", il cosiddetto "bacino tronco" e due colonne del vestibolo che sono rimaste polverizzate. Sono quasi esplose le colonne in marmo di Franosa, distrutte ovviamente le parti lignee». E la cupola, quella che vediamo svettare sopra i tetti del Duomo? «Mi sembra che abbia tenuto bene. Bisognerà compiere una ricognizione ravvicinata ma nell'insieme non pare che abbia subito lesioni gravi. Occorre ricordare che la struttura guariniana è in pietra e non in muratura comune e quindi è possibile una ricostruzione fedele che non compromette più di tanto l'originale. L'eleganza e l'importanza della costruzione voluta dal Guarini non stanno in un particolare apparato decorativo, tipo capitelli, stucchi eccetera ma nella straordinari.- tecnica costruttiva e nel disegno complessivo deU'ed'ficio. Sono rimasto integre ad esempio le scaie, ed e già una constatazione confortante». E l'altare del Bertola, opera pregevole del Settecento piemontese? «Da quel che ho visto l'impalcatura interna cadendo su se stessa ha in un certo senso protetto l'altare che è in marmo. E' rimasta danneggiata la parte superiore in legno, quella che conteneva l'urna della Sindone. Il resto non ha subito che irrilevanti scheggiature. Non è una consolazione, ma se ci limitiamo ad un esame tecnico, tenuto conto dell'imponenza dell'incendio, poteva andare peggio». Pier Paolo Benedetto Il sovrintendente Lino Malara
Persone citate: Franco Rosso, Guarini, Lino Malara, Pier Paolo Benedetto
Luoghi citati: Torino
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