Acque e fedi

Mediterraneo, il mare che ci unisce Mediterraneo, il mare che ci unisce Acque e fedi PER fare luce su certe somiglianze riguardo ai rapporti deUe popolazioni mediterranee con il mare, è opportuno ricordare, insieme con fatti d'ordine geopolitico, o geopoetico, fl ruolo che potrebbe avere la varietà di fedi religiose o di mitologie. Molti popoli mediterranei offrivano vari sacrifici al mare. Le divinità marine trovavano nei loro pantheon un posto particolare, fl paganesimo greco fu caratterizzato da un atteggiamento ambivalente: timore davanti a un mare pieno di incognite, amore per uno spettacolo ineguagliabile. La lingua greca possedeva numerose denominazioni per designare i molteplici aspetti del mare: materia o contenuto [hals), presenza, percorso o estensione (pontos,pelagos), natura e avvenimento {thalassa). Quei nomi potevano mettersi unaaccanto all'altro e combinare 0 moltiplicare i significati: materia-estensione, presenzaavvenimento, natura-contenuto eccetera. Ciò dimostra, tra l'altro, un'irriducibile ricchezza di rapporti attraverso lo stesso mare. E' il mare Mediterraneo pagano, su cui navigò Ulisse. La Bibbia e il Talmud danno al Mediterraneo vari nomi: «Grande mare» (iam hagadol, Gios., I, 4), «Mare che sta dietro» (iam ha aharon, Deut. XI, 24), «Mare filisteo» (iam p'iistìm, Es. XXm, 31). La parola semita iam designava indifferentemente tutte le grandi distese d'acqua: mari, laghi, fiumi. Sarà la stessa cosa per molti popoli intimoriti dagli sconfinati orizzonti, offerti dallo spettacolo del mare: 1 Romani all'inizio, gli Slavi, i Germanici, gli Arabi, i Turchi e tanti altri. Il Popolo Eletto, ancora in Egitto, condivideva con i sudditi dei faraoni la paura «dei popoli del mare». Quella disposizione d'animo è implicita tanto nel Vecchio Testamento quanto nei testi talmudici. La menzione dei «popoli del mare» si trova nella grande iscrizione di Merenptah. Il papiro chiamato Harris ne enumera alcuni: Serdan (potrebbero essere stati i Sardi), Wescs, Tekker, Denen, Pelestel (Filistei?). La Maledizione dei Filistei, «incirconcisi», appare nel Vecchio Testamento. Nell'Esodo (14) le acque marine si aprono e il popolo, preceduto da Mose, passa: camminando sulla terra e non navigando. Jona utilizza l'animale presentato spesso in forma di balena per spostarsi per mare: 0 suo nome in ebraico significa «colombo» e non «gabbiano». Il mare biblico è popolato di mostri: Leviathan o Rachab. Daniele vede «quattro grandi bestie che escono dal mare», San Giovanni parla neU'Apocalisse di una «bestia orribile con sette teste e dieci corna»: prevede la scomparsa del mare dopo il Giudizio finale. Il rumore deUe onde è paragonato alla rivolta deUe nazioni pagane contro Dio (Is. 51). Gesù Cristo cajnmina sulla superficie delle acque utilizzando le parole che lo esorcizzano: «Taci. Calmati» (Matt. 4). Dio soltanto è più forte del mare cattivo. fl cristianesimo ha conservato nel suo retaggio un'attitudine analoga. Essa è tuttavia attenuata dal viaggio di San Paolo che navigò, non senza difficoltà, dalla Terra Santa atta Città Eterna. San Girolamo tanta di trovare l'etimologia del nome di Maria: alcuni gli attribuiscono l'ipotesi per cui Mir-iam vorrebbe dire Stella maris. Sant'Agostino ci confessa che «per noi, figli nati e nutriti sulle rive del Mediterraneo (apud Mediterraneos), l'acqua anche soltanto intravista in un piccolo calice ricorda il mare» (Epist. VII, 14). Ibn Khaldun ha dato testimonianza della paura degli Arabi, e soprattutto dei Berberi, davanti al «Mare Bianco» (al-hahr al-ahyad). Così gli Arabi chiamavano il Mediterraneo, attribuendogli anche nomi derivati dalle altre nazioni: «Mare dei Rumi» (cioè dei Bizantini), «Mare siriano». Hanno chiamato l'oceano «Mare delle Tenebre» (al-hahr al-zulumat), timorosi di awenturarcisi. Comunque sia, il Corano riconosce «due mari», separati l'uno dall'altro da una parete, che non potranno mai incontrarsi (LV, 19). «Le perle e i coralli provengono da questi due mari» (LV, 22). Tra le metafore figurano anche i «sette mari» diversi. Il Profeta ha salutato le imbarcazioni in navigazione. Ha consigliato di mangiare tutto ciò che proviene dal mare e di adornarsi con tutto ciò che vi si trova. Secondo certi hadits (non tra i più degni di fede) ha anche incoraggiato la conquista di altri mari e ricordato che una vittoria marittima vale dieci vittorie terrestri. fl deserto, che secondo la Bibbia assomiglia al mare, ha assorbito la potenza deUe nazioni che lo circondano. Alle genti che lottavano contro le dune non restavano forze sufficienti per affrontare le onde. fl mare cambia genere da un litorale all'altro: mentre in latino o nette lingue slave la parola mare è neutra, è maschile in italiano e feinminile in francese; in spagnolo può essere maschile o fenmiinile a seconda delle volte: el mar, la mar. Possiede due nomi maschili in arabo. fl greco, neUe sue molteplici designazioni, composte o sovrapposte, gli assegna tutti i generi. Così è difficile tracciare le frontiere che separano i mari. I confini di solito non sono marittimi: sono tracciati sui continenti. Queste considerazioni potranno forse essere di aiuto per comprendere certi rapporti tra le popolazioni che abitano sui contorni di questo mare che molti considerano come «nostro»: mare nostrum, diviso tra noi, e da noi stessi. Pedrag Matvejevic

Persone citate: Berberi, Gesù, Pedrag Matvejevic, Popolo Eletto, Profeta, Turchi

Luoghi citati: Egitto, San Paolo