LA FATICA DI ESSERE DIFFERENTI

LA FATICA DI ESSERE DIFFERENTI LA FATICA DI ESSERE DIFFERENTI ORGANIZZARE un festival come il nostro, che per molti versi potremmo definire, con parola ormai desueta, «militante», comporta fatiche supplementari rispetto a quelle dì una qualsiasi altra manifestazione consimile (e sorvoliamo benevolmente sulie solite polemiche che, con il ritorno della bella stagione, il festival suscita, come un fiore primaverile a cui qualcuno risulta allergico). Sottolineiamo, ancora e sempre, come tutti noi siamo orgogliosi di riuscire a creare uno dei pochi eventi di cultura cinematografica nazionali che dia spazio alle espressioni minoritarie e di frontiera di un cinema «alternativo», fatto per la «società civile», vetrina di film che altrimenti avrebbero vita ancora più grama, con le difficoltà che U cinema d'autore o in qualche modo «indipendente» trova nel riuscire a imboccare la strada di una qualsivoglia distribuzione nella sale. Abbiamo ritenuto importante continuare il discorso iniziato nel '96 per vedere come negli anni il cinema italiano ha affrontato il tema dell'omosessualità: valutare film che non solo hanno fatto la storia del nostro cinema, ma anche prodotti commerciali che si sono inseriti senza grossi problemi nel mercato - non tutti, però: valga l'esempio di «Nerolio» di Aurelio Grimaldi che la Commissione ministeriale bolla come «film di scarso valore culturale» motivando: «Il personaggio principale del film (Pasolini, ndr) oscilla tra una maniacalità basata sul sesso e vissuta a un livello di vera malattia...». E' bene vedere anche ciò che si produce anche fuori dal nostro Paese: possiamo constatare come cinematografie minori, per esempio quella israeliana o quella ceca, affrontino l'argomento in maniera sperimentale e molto meno macchiettistica di quanto non succeda da noi. L'India, per esempio, con i suoi quasi mille film prodotti annualmente, offre un panorama molto interessante. Invece, qui in Italia siamo spesso costretti a emigrare per poter lavorare meglio: è il caso del produttore milanese Luca Norcen, traferitosi a Los Angeles, che presenta un film in concorso, e ne ha in cantiere altri due. Il cinema dell'Occidente si fa in America: e al solito, anche per questa edizione, il piatto forte proviene dagli Stati Uniti. E poi abbiamo gli eventi speciali, gli omaggi, gli ospiti: un festival con un programma vario, e per tutti i gusti, vorremmo dire. Si va dal musical al film impegnato, dall'opera lirica (vedi il film di Schroeter, presidente della giuria) al trash movie di John Waters, o al cult di Jim Sharman «The Rocky Horror Picture Show». Un po' di sano revival non fa mai male. Sperando che il pubblico ci segua come ha fatto sempre in tutti questi anni, premiando i nostri sforzi con la sua costante (e insostituibile) presenza. Giovanni Minerba Direttore del Festival

Persone citate: Aurelio Grimaldi, Giovanni Minerba, Jim Sharman, John Waters, Luca Norcen, Pasolini, Schroeter

Luoghi citati: America, India, Italia, Los Angeles, Stati Uniti